sabato 26 dicembre 2009

La lettera di buon anno a tutti i sindaci levantini




ORAS 1 gennaio 2010
Oggetto: consulta permanente dei sindaci del Levante

Questa lettera, introduttiva ad un progetto che sarà descritto in una successiva comunicazione, si prefigge di indicare e sollecitare una visione di arricchimento dell'area geografica comunemente definita "Levante".
Molti indicatori, già da tempo, sollecitano una forte presa di coscienza della nuova realtà che si sta' definendo in merito alla futura possibile riorganizzazione della vita sociale levantina.
Alcuni di questi indicatori si offrono all'interno di una visione economico/politica di dimensione planetaria e, probabilmente, sarà opportuno limitarsi alla loro indicazione, senza doverne aprire un percorso di approfondimento.
Sono quelli che riguardano il cosiddetto "governo mondiale" e vale la pena liquidarli, per ora, riportando una dichiarazione rilasciata da un personaggio certamente noto a tutti: “Un colossale e onnicomprensivo ingranaggio invisibile a molti, manovra il sistema da lontano. Spesso cancella decisioni democratiche, prosciuga la sovranità degli Stati e si impone ai governi eletti”. (Il Presidente brasiliano Lula al World Hunger Summit del 2004.)
Sono problemi che interessano i governanti degli stati nazionali, che , in qualche modo, dovranno modulare i loro metodi amministrativi per non far travolgere le nazioni loro affidate.
Ai sindaci, che governano da "vicino" e che sono espressione ancora legata al mondo della conoscenza diretta con i cittadini amministrati, queste cose interessano assai poco; principalmente per la impossibilità di rapportazione e intervento, secondariamente perchè hanno ad oggetto ricchezze prevalentemente monetarie, dunque virtuali e non certamente intrinseche come sono, invece, i territori loro affidati in gestione.
I territori affidati ai sindaci posseggono ricchezze rilevanti - e destinabili al miglioramento continuo della qualità della vita dei cittadini - che sono rilevabili solo riconfigurando la visione amministrativa d'insieme, per sostituirla a quella attuale.
Decenni di amministrazione pubblica indirizzata alla introduzione del criterio di "trasferimento delle risorse", hanno generato una visione falsa della conduzione dei comuni e delle aree intercomunali.
Decenni di colossali opere di disinformazione hanno prodotto uno spropositato sistema di "deleghe" volte a produrre i disastri di cui, oggi, è un esemplare modello Tributi Italia, ex San Giorgio, ex Publiconsult, ex Socea ecc.che ogni sindaco ha il dovere di conoscere assai bene!
Questo è uno dei molti risultati del " colossale e onnicomprensivo ingranaggio invisibile a molti " di cui parlava Lula nel 2004, mettendo in guardia i governanti del mondo intero.
I sindaci hanno possibilità immense se solo riflettono su due determinanti fattori che alimentano questa posizione prestigiosa e sino ad ora trascurata:
Il primo consiste nella possibilità loro concessa di "fare patti da vicino" con i cittadini; i patti debbono essere intesi come risposte di arricchimento e non certo come sistema di distribuzione delle elemosine derivanti dai trasferimenti.
Il secondo si fissa sulla possibilità di produrre ricchezza d'area - generalmente intercomunale - che sia di valore intrinseco ed inalienabile, dunque inattaccabile dall'ingranaggio succitato.
Per ottenere il doppio beneficio: buona amministrazione riconosciuta e miglioramento della qualità della vita, è previsto che i sindaci agiscano in una visione d'insieme regolata da confini che non debbono mai essere posti secondo il criterio di "calata" dai sistemi di governo sovraordinati.
L'esempio più evidente di questa "possibilità" si manifesta oggi con la questione del tunnel Rapallo/Fontanabuona; il percorso fin qui seguito è eccellente e deve rinforzarsi ulteriormente per evitare l'infiltrazione - che genera debolezza, e distruzione - di coloro che, anche inconsapevolmente, agiscono a vantaggio del già citato " colossale e onnicomprensivo ingranaggio invisibile a molti " che ha lo scopo di ridurre a zero le ricchezze intrinseche territoriali, per affermare i postulati della banca mondiale, il primo dei quali prevede profitto completamente slegato dall'area di produzione, dunque sempre in movimento.
All'interno dell'area levantina vi sono personaggi riconosciuti come "agenti" di questo devastante sistema, che tramano da tempo verso il graduale e continuo impoverimento dell'area, di cui molti amministratori sono titolari del "mandato ad agire", pur non rendendosene conto e dunque generando una ricaduta negativa sul territorio di appartenenza.
La costituzione di una consulta permanente dei sindaci del Levante, che comprenda entroterra e costa, assume oggi una evidente e necessaria risposta alla necessità, sempre più pressante, di preparare i territori affidati alla prossima e più violenta aggressione del sistema che sia mai stata messa in atto; l'impoverimento monetario che è alle porte avrà ritorni devastanti se non si da' provvedimento quanto mai rapido alla questione.
L'invito ad agire rivolto da ORAS ai sindaci destinatari di questo documento - ed esteso, attraverso loro, a tutti i cittadini del Levante - scaturisce dalla lettura degli elementi di conoscenza territoriali, e non, che avvertono, ormai da tempo, della urgente necessità di fare azione forte in una visione di "comunismo naturale" che è ben distante dalle impostazioni ideologiche fin qui seguite, e generate tutte - per suo solo interesse -,da quell' "ingranaggio invisibile",e perciò onnipresente, che ha prodotto il disastro visibile.
Grazie, buon lavoro
ORAS
a.p.

Osservatorio Regionale Anomalie del Sistema
oras.genova@gmail.com

giovedì 24 settembre 2009

Ecco una terribile notizia ! IRIDE, più disastri che benefici!

Una sorta di trattatello di "follia pura" smentito dall'intero settore progettuale del mondo occidentale !

Leggere e ridere è una cosa sola!

Dove vogliono portare il mondo ? Ad uno sfascio prematuro ?

Il responsabile del servizio idrico integrato di IRIDE spa, Ennio Trebino sostiene che tra le sfide più annose restano i depuratori, in particolar modo quelli lungo la costa: «il depuratore di Santa Margherita e Portofino sarà ultimato nel 2010 con un investimento di 15 milioni di euro, a fine anno entrerà in servizio il depuratore di Quinto, sette milioni di euro sono stati investiti per canalizzare le acque di Punta Vagno ed è allo studio il revamping dell'impianto di Recco e un nuovo impianto per Rapallo».
Altri lavori dovranno essere effettuati, nella fase che terminerà nel 2015, per potenziare il depuratore della Valle Scrivia, per la collocazione del nuovo impianto di Recco, per la creazione del nuovo depuratore dell'Entella (l'impianto consortile di Chiavari, Lavagna, Carasco, Zoagli e altri comuni), per la progettazione del nuovo depuratore di Rapallo, e per la costruzione ex novo dei depuratori della Valfontanabuona e della Val Petronio.
Contro i miasmi del depuratore di Cornigliano - nell’immediato Ponente genovese - occorre un altro impianto. Ne è convinto anche l'assessore comunale Carlo Senesi, che assieme all'azienda che ha in gestione dall'Ato il sistema delle acque bianche e delle acque nere, sta discutendo in queste settimane sulla possibilità di inserire il suo vero punto debole nella lista degli interventi da eseguire da qui al 2015: il depuratore di Campi, ormai da anni sotto accusa per i cattivi odori. «Serviranno almeno tre anni di lavori - sostiene Gianluigi Devoto, amministratore di Iride Acqua Gas - e un'area diversa da quella attuale. Questo depuratore è del 1980, e nel costruirlo allora non si calcolò una crescita di industrie e abitanti come quella registrata negli ultimi anni». A Cornigliano, informano i tecnici di Iride, è stato potenziato il trattamento dell'aria e sono in corso interventi da 152 mila euro per creare una migliore compartimentazione all'interno del depuratore. Intanto Iride traccia un bilancio dei lavori eseguiti in questi anni e illustra una previsione di quelli che per legge andranno eseguiti al più presto ed entro il 2015. Tra il 2009 e il 2015 Iride prevede di dover investire oltre 300 milioni di euro; fino ad oggi, in questi anni, ne ha impegnati e utilizzati altri 145.

domenica 30 agosto 2009

Il 25 ennale della Expo Fontanabuona......che tristezza!

Il duo inossidabile Bacigalupo / Solari anche quest'anno ha spantegato danaro a vanvera!
Assente Claudio (Gerundio), ma presente Biasotti & Partners (acquisiti e da acquisire), si è aperta la 25esima edizione dell'Expò che ha mostrato, sino dalla presentazione, un profilo basso, dimesso, per nulla attraente.
Pochi espositori, tanti funghi secchi e niente di gradevole; per fortuna l'ingresso è gratuito !
In compenso abbiamo rivisto, dopo circa trentanni, un vero "bauscia" di quelli che un tempo camminavano per i nostri territori, baldanzosi e tutti presi di sè.
Era in giacca doppiopetto blu con bottoni dorati, volgarmente tenuta aperta (anzi.. spalancata!!) e calzava scarpe completamente inadeguate ed era privo di calze!!
Fino a trent'anni or sono i veri bauscia venivano giù conciati in questo modo, poi, con un poco di maturità assunta a piccole dosi, si sono convertiti alle nostre ben più discrete "modalità".
D'altronde non c'era di aspettarsi nulla di più da uno di Varese, anzi della provincia di Varese...........chi indovina il nome del "volgarotto di turno" vince un libro che gli sarà spedito (gratuitamente) a casa; il titolo è: LA MELMA e l'editore è Arterigere.
Se avete di meglio da fare, non andate all'Expò.......è tempo perduto.

giovedì 27 agosto 2009

Una delle più "grandi truffe" del sistema...l'ACQUA!!!!

Una delle regole fondamentali, che si debbono considerare come "assunte nella consapevolezza" dei cittadini che intendono attivarsi dialetticamente (in un contesto democratico), è rappresentata da una analisi del capitalismo, nella qualità, nelle manifestazioni ma, in particolare, nella applicazione che ne danno soggetti umani di differente orientamento caratteriale.
Chi intende affrontare i problemi economici, sociali su scala generale, sociali rivolti al particolare ecc. non è in grado di darsi soddisfazione se non conosce il capitalismo nei suoi paradigmi essenziali e fondanti.
Si tratta di una forma di costruzione della società nella quale viene dato, da pochi, e accettato, da molti, un modello che presuppone un "capitale" posseduto in esclusiva da uno dei pochi che, così si dice, genererebbe vantaggi diffusi per i "molti" che, senza ragione logica, finiscono per approvare e assogettarsi.
E' una tesi impostata dai pochi e accettata da quei "molti" che, per costruzione ideologica, negano tutto ciò che possa essere considerato "spirituale", essendo essi dediti all'adorazione "totemica" del materialismo volgare.
Quindi si può affermare, sintetizzando, che:
1) Un giorno, nella storia dell'umanità, qualche essere umano si accorse di essere in grado di sostituire i valori primordiali di primato attribuiti alla forza e all'istinto ad un primato attribuito all' intelligenza e alla sensibilità.
2) Apparvero uomini dotati di orientamento caratteriale "produttivo" che ritennero di "capitalizzare" beni diversi per sfruttarne le possibilità a vantaggio di presumibili "interessi diffusi"; alcuni di costoro, in effetti, poterono risolvere alcune questioni - avevano sensibilità !
3) Si fecero però avanti altri soggetti dotati di orientamento caratteriale "ricettivo" - numericamente più rilevanti - e che esprimevano forti deformazioni verso l'egoismo individuale, e nacque il falso capitalismo che, oggi, viene detto speculativo. Questi soggetti, ma anche una buona parte dei primi - indicati al punto 2 - erano fortemente alienati e cercavano, dunque, una disperata autorealizzazione; in realtà il capitalista pone al di fuori di sé la realizzazione di se stesso, esattamente come il feudatario di ieri, lo schiavista o il credente. Ognuno guarda al di fuori di sé per riuscire ad essere se stesso: schiavi, capitali, terre, dio... Mentre l'unica cosa che davvero conta è già interna a ogni essere umano e si tratta soltanto di farla sviluppare: la coscienza.
In realtà la vera ricchezza di una persona sta nei suoi sentimenti, nel modo come li esprime, sta nelle sue idee di giustizia, di onestà, sta nella sua capacità di riconoscere la verità delle cose. Questa forma di ricchezza non è facilmente indicizzabile o rappresentabile in un'opera scientifica, meno che mai con gli strumenti del capitale: spesso viene considerata dalla politica come un elemento opzionale e, come tale, di scarsa rilevanza produttiva.
4) Il medesimo sistema capitalistico che produsse lo scempio dell' "umana" umanità introducendo lo "schiavismo operaistico", produsse altresì il suo "contrastante": il sindacato e la visione ideologica falsamente detta comunista.
5) Diviene naturale comprendere come il vero capitale (eticamente finalizzato), socialmente utile in certi casi, resti distaccato ed assente dalle posizioni sindacali che considera false e ipocrite; per contro il "finto capitalismo", di impianto speculativo, trovi sponda nelle manovre del materialismo volgare espresso dai sindacati, dichiaratamente privo di sensibilità.
6) Si fa quindi strada la peggiore di tutte le forme di capitalismo conosciute, rappresentato dal sistema ultra/alienante espresso da Cl, dalla Compagnia delle Opere, dai Memores Domini, dall'Opus Dei e dalle congreghette locali discendenti...........al peggio non vi è mai fine!
Il titolo dell'articolo tratta però della truffa dell'acqua e quindi, introdotta la visione corretta del capitalismo, introduciamo il metodo di valutazione necessario a comprendere il problema del ciclo soggetto al profitto capitalistico.
L’acqua (H2O) non esiste in natura; essendo un potentissimo solvente la troviamo sempre impoverita dalla presenza di sostanze industriali, le più diverse, che talvolta la rendono pericolosa.
Diviene quindi illogico parlare del “ciclo delle acque”; noi adopereremo la più adeguata definizione di: “ciclo dei veleni” per indicare la disperata azione degli enti che tentano – (T E N T A N O !!! ) – di ridurre i danni dell’industrializzazione inutile e distruttiva. Nessuno è in grado di conoscere le combinazioni velenose che l’uomo disperde nell’ambiente e quindi nessuno può combatterle adeguatamente. Spesso l'uomo, per combattere ciò che crede di avere individuato come elemento nocivo, egli causa un ulteriore e peggiore danno ambientale “forse” in modo scientificamente colposo………
L'acqua viene da tempo trattata con temi preoccupanti, generatori di ansia, cosicchè la popolazione ne "debba avvertire" la probabile mancanza prossima futura e, temendone le conseguenze, sia disposta a tutto.
I mezzi di stampa pubblicano "veline", girate da organi di governo e sottogoverno, nelle quali si annunciano catastrofiche previsioni, si avanzano vocaboli quali: siccità, desertificazione, morte!
Questo modo di agire consente di poter convincere con facilità la popolazione che qualsiasi sacrificio deve essere accettato per poter porre rimedio, almeno parziale, alla "drammaticità" della situazione.
Per poter evitare le fughe solitarie di qualche amministratore pubblico dotato di intelligenza, sensibilità e coscienza, si sono creati gli ATO (Associazioni di Terrorismo Organizzato?) dentro i quali si mischiano con estrema superficialità competenze (?) con presenze onorifiche e raccomandatizie e si trattano problemi di importanza strategica con le capacità di decidere vincolata alla presenza di "risorse" ovvero danari!!!!

Considerando l’atto del suo utilizzo, fin dalle origini della specie animale/umana, l’acqua presenta le caratteristiche di un bene privato (rivalità, escludibilità, lotta). Si tratta, tuttavia, di un bene privato destinato a soddisfare un bisogno primario e caratterizzato da rilevanti esternalità. Tali elementi ne precludono la commercializzazione in un esclusivo regime di libero mercato.
La presenza di un monopolio naturale e la natura del bene generano, quindi, un interesse pubblico nella fornitura. La scelta dell’assetto del settore si presenta assai complessa dovendo rispondere a tre obiettivi: l’efficienza economica della fornitura di acqua potabile, al fine di ridurne l’onere complessivo; il perseguimento di finalità sociali nell’accesso alla risorsa, che includono universalità nell’accesso e sussidi per le fasce più povere della popolazione; la sostenibilità attuale e futura, con il fine di preservare l’equilibrio del territorio e la riproducibilità della risorsa. Le soluzioni adottate sono sostanzialmente riconducibili a due alternative: l’impresa pubblica o quella privata regolata.

In questo secondo caso l’azione del regolatore, finalizzata a realizzare un sistema di incentivi coerente con gli elementi di interesse pubblico, si avvale di meccanismi di tipo competitivo che, pur in presenza di una situazione di monopolio naturale, possano contribuire a migliorare l’efficienza produttiva: da un lato può ricorrere a forme di concorrenza per il mercato, basate sulla selezione ex ante del soggetto ritenuto più efficiente al quale affidare il servizio in un ambito territoriale delimitato; dall’altro possono essere implementati confronti tra operatori diversi che promuovono lo spostamento verso la frontiera dell’efficienza produttiva.
Appare quindi di tutta evidenza che l'unica e duratura ragione di "regolazione" del regolatore (ente pubblico) sia quella del profitto monetario: fare danaro.
Ma l'acqua non era forse un bene primario e quindi non alienabile ?
Si evidenzia quindi che quando il controllore/regolatore pubblico è un amministratore, o un gruppo di essi (ATO), deformato patologicamente dalle forme espresse al punto (3) soprariportato, la deviazione verso l'egoismo individuale compromette pericolosamente tutta la gestione del ciclo dei "veleni".
La popolazione, ricondotta verso una solida partecipazione politica, deve ri/appropriarsi del suo bene primario contrastando ogni forma di deviazione/deformazione del comportamento.
Il caso del Tigullio:
L'insieme dei comuni del Tigullio, costa ed entroterra, disperdono in mare "sostanza liquida", che impropriamente viene definita "depurata", per una quantità equivalente a 250 milioni di litri al giorno!
I comuni del Tigullio sono tutti privi di depuratore e alcuni, i più grandi, non hanno neppure il sito ove poterli costruire.
Il presidente di Regione Liguria, Claudio Burlando, alla domanda rivoltagli in qualità di "ingegnere" se fosse meglio avere un unico depuratore comprensoriale per l'intero Tigullio in Fontanabuona anzichè diversi depuratori sparsi sulla costa, rispondeva, da ingegnere, che era di certo molto meglio avere un solo impianto in Fontanabuona.
Il Presidente della Provincia di Genova, Repetto, alla domada rivoltagli in qualità di "ex banchiere" se fosse meglio e più economico avere un unico ecc.ecc. rispondeva che era certamente più logico averne uno solo in Fontanabuona.
Quel depuratore in Fontanabuona risolverebbe tre fondamentali problemi.
1) Il turismo ligure sarebbe accreditabile di "purezza delle acque", non avendo alcun sversamento in mare.
2) La Fontanabuona avrebbe una industria che renderebbe ricchezza diffusa per l'enorme massa di derivati energetici.
3)I cittadini del comprensorio avrebbero vantaggi economici assai rilevanti.
Allora perchè non si attua il progetto ?
Perchè IRIDE, che detta l'agenda dei lavori, è nettamente contraria.
Dunque, che sia la popolazione ad esprimersi....................con un referendum ?
Certo !

martedì 25 agosto 2009

La Riflessione n°10 31 agosto 2009



Qualche “osservazione” preliminare utile a comprendere l’uomo……..


Le condizioni generali del nostro pianeta dovevano essere molto particolari, poiché per moltissimo tempo nessun essere umano ha potuto viverci. Questo significa che la natura, nel suo complesso, ha leggi che possono anche non tener conto delle caratteristiche umane. Ad un certo punto è “comparso” l’essere umano (qualunque sia la ragione della sua comparsa: “creata” o “evoluta”) ed ha potuto vivere fino ad oggi. Tuttavia, se consideriamo l'essere umano come il prodotto più evoluto della natura, è difficile pensare che la natura possa avere delle leggi che contrastino in maniera irreparabile con la sopravvivenza dell'essere umano. Se e quando la natura sembra comportarsi così (vedi le cosiddette "catastrofi ambientali"), ciò molto spesso dipende dagli effetti che le azioni degli uomini provocano sul pianeta, nel senso che la natura restituisce all'uomo il danno che è stato arrecato alle sue proprie leggi. L'essere umano è l'unico ente di natura che può causare un danno irreversibile alla natura. I danni a volte sono così macroscopici che si stenta persino a credere che siano stati provocati dall'uomo e fa “assai comodo pensare” che esistano delle leggi di natura la cui comprensione in parte ci sfugge. Gran parte della scienza ufficiale trova “simpatiche e affascinanti” tesi che giustificano i suoi modestissimi limiti e appoggia con ciò le azioni devastanti di scellerati uomini di governo. In assoluto non esiste nulla, all'esterno dell'uomo, più prezioso della natura e nulla al suo interno più importante della coscienza. Se natura e coscienza non riescono a coesistere, il più delle volte la responsabilità è della coscienza. L'uomo non può avere un antenato in comune con le scimmie più di quanto non l'abbia coi pesci o con qualunque altro mammifero. Le uniche affinità possibili sono soltanto quelle sul piano fisico, in quanto l'uomo è nato per ultimo e la natura ha dovuto tener conto di esperienze collaudate. In tal senso la "sintesi umana" è ben più grande della somma delle sue parti, nel senso che se attribuissimo tale superiorità ai prodotti che l'uomo riesce a creare, non potremmo mai uscire dalle determinazioni quantitative e non riusciremmo a spiegare la vera differenza qualitativa che lo separa dagli animali. La natura ha subito un'evoluzione che trova nell'uomo il suo compimento, poiché è chiarissimo come essa sia passata da un primato attribuito alla forza e all'istinto a un primato attribuito all'intelligenza e alla sensibilità. La natura ha voluto individuare nell'essere umano il principio della propria razionalità e libertà. Essa ha prodotto una specie la cui libertà, per la prima volta, ha raggiunto i livelli massimi dell'autoconsapevolezza e, negativamente, ha potuto volgersi contro le stesse leggi di natura.
…………………..
La “folle voglia di cementificare” è un disagio clinicamente significativo.

Appena un essere umano entra a far parte della schiera degli amministratori pubblici scopre di avere il potere di concedere l’autorizzazione ad edificare (spesso lo sapeva anche prima!) ed entra quindi, assai di sovente, in contatto con i “parafiliaci” del cemento assumendone la devianza. Proprio la parafilia è la più indicata manifestazione perversa che assale compulsivamente i “malati del cemento”. Soddisfano la somma dei piaceri sensoriali dell’essere umano “erigendo volumi inutili spesso in un atto di evidente violenza sul territorio” oppure “penetrando a fondo il terreno con orridi megasilos in-terra-ti” (V.Pakard – L.Lampard N.Y. 2002). I baldi amministratori recchesi sono l’esempio più evidente di questa perversione antinaturale e c’è da chiedersi quale livello di “autoconsapevolezza” abbiano introitato negli anni della loro maturazione sociale. C’è da chiedersi, infine, quale intelligenza e sensibilità mostrino nelle scelte demenziali che li contraddistinguono. La totalità dei progetti cementificatori presentata dalla giunta capurriana è priva di armonia con le leggi della natura; è una evidente azione perversa e devastante che mostra solo la debolezza di maturazione sociale dei proponenti (i progetti) e dei concedenti (le autorizzazioni). Nessun interesse sociale appare tutelato; nessun bisogno pubblico soddisfatto; nessun arricchimento del territorio. Solo speculazione e nulla di più ed è lecito chiedersi “quanto” guadagnino da questa posizione di scelleratezza fortemente irriguardosa della società.
Sarà curioso chiedersi come mai non verrà più realizzata la Nuova Coop sul campo del prete e verrà sostituita da qualche altro centinaio di boxes. La verità, nascosta, si trova nel calo evidente di volumi di vendita della Coop e nella conseguente ri-ottimizzazione della attuale superficie nell’ex cinema Anna. La verità, falsamente rivelata, indurrà il popolo a credere che la “potente azione dei commercianti recchesi, peraltro rappresentati in giunta” ha decisamente modificato le posizioni di progettisti e giunta……….
Sarà altrettanto curioso chiedersi come mai quella “follia pura” detta “Barcasilo” è così fortemente voluta e anche considerata determinante ed essenziale per il futuro turistico di Recco. La verità, nascosta, si trova nell’aumento ingiustificato del costo dell’inutilissima opera e nella conseguente “fetta di torta” che sarà distribuita ai “concedenti”. La verità, falsamente rivelata, indurrà a credere che quel consistente aumento, pagato dai cittadini, è dovuto alle resistenze fatte a suo tempo contro il progetto, dunque……….
Per quanto attiene l’ex IML, appaiono nebulose tutte le fasi della presentazione e delle successive modifiche di un progetto fuori tempo e fuori di ogni logica urbanistica; Sanguineti, d’altronde, si è “lasciato sfuggire” (?) quali sono stati i costi sopportati fino ad ora e tra questi ha indicato una prima “quota promozionale” versata ad alcuni componenti della passata giunta, ora nella attuale, quindi……
Le centinaia di boxes previste dietro il liceo, sono in attesa di ulteriore variazione perché fonti autorevoli indicano la volontà di storpiare ulteriormente il “progettaccio” dunque…………………
Viene sempre in mente Rotunno allorché, con voce “compressa e compresa” tentava di raccontare ai cittadini presenti in sala comunale una delle più grandi “balle” della sua modestissima attività di gestione della cosa pubblica dicendo: <> e la sua voce arrancava in salita, rendendosi conto che nemmeno un deficiente gli avrebbe dato credito, quindi………………….
Allora, in conclusione, il “popolo sovrano” dov’è che si colloca di fronte alla distruzione di un paese già fortemente aggredito da speculatori venuti qui da ogni dove ?
Tutti questi baldi “amministratori” delle proprie fortune e non certo della cosa pubblica sono soggetti alle “indicazioni politiche” di tal SCANDROGLIO Michele, già processato a Varese per il megascandalo delle tangenti ben evidenziate nel libro “La Melma” leggibile in rete agli indirizzi:
(http://retelevante.blogspot.com/2009/07/il-coordinatore-ligure-del-pdl-michele.html) (http://www.arterigere.it/libri/99_fuori_catalogo/La_melma/index.php ) quindi…………………..
Domanda finale alla popolazione recchese: sarà il caso di invitare Michele Scandroglio ad un pubblico dibattito che abbia come argomento il futuro del paese ?
Chi si astiene dal prendere posizione sarà indubbiamente responsabile di quanto accadrà nei prossimi anni, quindi non potrà addebitare colpe ad alcuno se non a se stesso e alla sua paura di esprimere il proprio pensiero…………
copapo9aprile@yahoo.it

giovedì 6 agosto 2009

A che cosa servono le conferenze stampa ?


A pag.9 del numero di oggi de IL SECOLO XIX, il direttore, Lanfranco Vaccari, firma un "appunto" (riportato integralmente qui sotto).................meglio tardi che mai, si potrebbe commentare, ma a questo punto appare una inutile posizione e null'altro !!
Dopo anni si sono accorti chi è il personaggio calato dal nulla, o meglio dalla "MELMA" di Varese: Scandroglio.
Era successo lo stesso con Berlusconi e oggi se lo trovano "IMPERATORE".
Il declino del ruolo della stampa passa proprio per questa incapacità di capire i soggetti per tempo, anzi, per dirla tutta per non darsi proprio il compito di "comprenderli consapevolmente"!
Anzi il declino della stampa passa proprio per le posizioni "sciocche" che spesso favoriscono proprio i soggetti modellati alla Scandroglio!
Oggi che Scandroglio ha rovinato la Liguria, si accorgono con chi hanno a che fare!
Leggiamo Vaccari:

L’ONOREVOLE Michele Scandroglio è recidivo.
Dopo aver strologato tempo fa su un improbabile complotto, di cui Il Secolo XIX avrebbe tessuto le fila, per far escludere la lista del Pdl dalle provinciali di Savona, ieri si è prodotto in un altro (per lui) sgradevole siparietto.
Durante la conferenza stampa sui fondiFas, ha evitato di rispondere a una domanda della collega Alessandra Costante, accusandola neppure troppo velatamente di essere una portavoce del presidente della Regione Claudio Burlando, mentre stava solo facendo il suo mestiere.
Ora, è davvero pietoso dover ricordare all’on. Scandroglio che le conferenze stampa servono ai giornalisti per fare delle domande. Ed è imbarazzante dover aggiungere che le domande sono sempre legittime e mai indiscrete, mentre è nei diritti dell’intervistato non rispondere.
In essi non rientra l’uso di una pelosa insinuazione, il viscido ricorso al retropensiero.
Par di capire che nella cultura politica dell’on. Scandroglio sia assente l’idea della normale funzione della stampa e molto radicata, al contrario, la convinzione che i giornali servono alla propaganda. È del tutto naturale che egli cerchi di promuovere la visione del mondo del suo partito.
Moltomeno che scivoli nella volgarità appena qualcuno pone una domanda a lui non gradita o, come nel caso di Savona, racconta di una gaffe organizzativa. Sempre che,naturalmente,proprio a questo non si riduca la sua cultura politica.
Cosiddetta.
(l.v.)

mercoledì 5 agosto 2009

Lettera al sindaco di Lavagna:

Al sindaco di Lavagna, Giuliano Vaccarezza

Fantasia pura ?
(S.d.G.F.)

Ho partecipato all’interessante conferenza del prof. Walter Ruegg che il comune di Lavagna ha organizzato qualche giorno fa.
Ho ascoltato con attenzione le sue parole riguardanti la vocazione anti-nucleare del comune da lei condotto che credo sia anche la sua, personale!
Ho altresì ascoltato la sua ampia dissertazione sul valore dei sistemi di generazione ad energia solare (volgarmente detti: pannelli solari o fotovoltaici).
Ho notato il suo compiacimento nel dichiarare che il comune di Lavagna era virtuoso nella scelta e nella successiva esecuzione del progetto.
Ho ascoltato poi con estremo interesse le parole del conferenziere, prof. Ruegg, che decantava i “benefici effetti” delle radiazioni.
Ho ascoltato i dati rilevati a Cernobyl relativi alla misura degli effetti e del danno provocato dalla radiazione su un organismo umano che sono oggi, lei avrà ascoltato come me, inferiori a quelli rilevati a Lavagna.
Alla fine ho ascoltato i tre interventi degli “ambientalisti affetti da ossessione compulsiva” e le interessanti risposte di Ruegg.
Ma ho anche ascoltato la domanda di quel signore che, molto ingenuamente (?), chiedeva dei pannelli solari – quelli di cui lei si fa vanto – e dello smaltimento tra dieci o quindi anni.
Lei ha ascoltato come me le risposte di Ruegg ?
Lei ha rilevato che Ruegg ha detto come i pannelli solari siano una inutile soluzione gravata da una massa spaventosamente elevata di materiale pericoloso da smaltire ?

Allora le chiedo, conseguentemente, chi ha organizzato quella “trappola” nella quale lei è miseramente cascato ?
Quella conferenza ha distrutto completamente il suo progetto di pannelli solari !
Quella conferenza era organizzata da un gruppo di potere economico che vuole le centrali nucleari, ma, badi bene, fuori dall’Italia (per esempio in Montenegro, Albania, Croazia ecc.) così da continuare a venderci corrente a caro prezzo.

Allora le chiedo, ragionevolmente, qual è il suo “interesse” in questo grande affare ?

Lei conosce Bruno Bolfo, il nipote Gozzi e la Duferco ?
Lei conosce il progetto Mochovce, che intende realizzare centrali nucleari in Montenegro per smaltire i rifiuti del deposito di Bratislava, che è il più grande e pericoloso del mondo ?
Lei sa di avere rapporti assai stretti con un socio di tale operazione devastante ?
Lei sa che quel socio del “grande affare sporco” è gestore di un bene demaniale in Lavagna ?
Lei sa che il gruppo Bolfo/Duferco & C. è ben introdotto nel comune di Lavagna attraverso il suo vice sindaco e non solo?
Lei conosce Lazzarini, il “re delle assicurazioni che ospitava Claudio Burlando”?
Lei conosce il presidente di Ital Brokers, che non manca mai ad un appuntamento culturale a Lavagna ?
E’ la sig.ra Contri Fernanda !
Sono tutti “socialistissimi” come lei, sindaco, e tutti amicissimi di Claudio Burlando……

Chiudiamo un po’ il cerchio:
Lei è il sindaco di Lavagna che si dichiara anti-nucleare, quindi non vuole le centrali in Italia, sennò farebbe un piacere a Scajola !
Lei è amico di tutti i socialistissimi sopra citati: Bolfo, Gozzi, Lazzarini, Contri ecc. che vogliono costruire le centrali nucleari in Montenegro !
Lei quindi deve anche essere “amico” di Mazreku che è socio di Bolfo & C. nell’operazione slava!
Oppure qualcuno, a sua insaputa, sta organizzando tutto ?
Ma, le chiedo, se esplode una centrale in Montenegro quale rischio corre l’Italia ?
Ma, le chiedo, lei, quando parla con Bolfo, Gozzi, Contri ecc. ricorda loro che è “amorale” costruire centrali nucleari ?
Esprime il suo “forte e deciso” motivo morale di avversione alle centrali ?
Chiudo chiedendole se il suo comune ha intenzione di chiedere a Berlusconi, ora al governo e a Prodi, che ci stava prima, quale è il rischio di avere cento bombe atomiche sparse tra Ghedi (Brescia), Aviano (Pordenone) la più piccola delle quali ha una potenza dichiarata di almeno venti volte quella di Hiroshima ?

Ultima domanda: il sig. Scandroglio Michele, intenzionato a scalzare Scajola dai suoi progetti, con chi sta ? Lei ne è a conoscenza ? Lo ha mai incontrato ?
Grazie per la risposta.
ORAS
a.p.

lunedì 27 luglio 2009

Una posizione "obbligata".

E' necessario prendere una posizione assai rigida, e scaturita da osservazioni importanti, per quanto attiene il caso della "cementificazione".
Con questo vocabolo si deve individuare una "malattia sociale" di estrema gravità.
Se ne deve altresì collegare l'insorgenza alla totale mancanza di idee "produttive".
Si deve infine collegare la continuazione della "malattia" alla possibilità elevata di produrre reddito "nero" in quantità assai significativa, utile, primariamente, per pagare tangenti e partiti oltre le congreghe varie.
Il fatto che la cementificazione sia socialmente diffusa e accettata come una sorta di "malattia", consente agli amministratori pubblici di farsene carico (?) affrontandola con la ben nota "lentezza" restando così per molto tempo dentro al grande bacino dei: "vantaggi e benefici tangentizi".
--Ossia: i sindaci e gli assessori ci marciano eccome e ci mangiano anche bene.
La mancanza di idee produttive è caratteristica di quasi tutti gli amministratori pubblici; per idee produttive vogliamo qui intendere, ovviamente, "produttive di vantaggio diffuso" e non certo necessariamente produttive di vantaggio economico immediato, quindi speculative sotto il profilo monetario.
Il fatto che la cementificazione produca reddito nero in quantità cospiqua deriva da semplicissime osservazioni del mercato degli immobili dove si può annotare che un qualsiasi box realizzato in riviera viene venduto attorno ai 65.000,00 euro e viene trascritto con atti che non raggiungono quasi mai i 30.000,00 euro.......dunque........................costruire 200 boxes in un unico complesso garantisce un "nero" di ben 7 milioni di euro !
Quante tangenti si possono tranquillamente pagare ?
A quanto ammonta l'evasione fiscale ?
Riflettere - nel frattempo - sul fatto che la GDF si reca spesso a contravvenire un bottegaio che non ha emesso uno scontrino......beh, appare una vera barzelletta!!
Ecco allora che nessun comune della costa si salva dalla malattia. Recco, Santa margherita, Rapallo, Chiavari, Lavagna, Sestri Levante hanno in cantiere progetti per ben 1.280.000 (unmilioneduecentottanta) metri cubi e suppongono di radoppiarne la portata utilizzando le aree limitrofe ai porti!!
Il danno al tessuto sociale è immenso per lo spropositato aumento dei costi dei servizi e delle utenze oltre alla certa ed incontrastabile presenza criminale connessa ad un simile volume di "attività" nera.
In ogni comune un comitato cittadino tutela - in democrazia partecipativa - la difesa del territorio e del tessuto sociale esistente.
E' necessario coordinarne i lavori, solo così è possibile vincere i "nuovi saraceni".

giovedì 23 luglio 2009

Si sono riuniti e hanno "salvato" il Tigullio dalla crisi......


Leggere con attenzione e spaventarsi è un tutt'uno!!!!!!!!!!!!!!!

Vediamo prima chi sono questi soggetti:
i tre sulla destra possiamo eliminarli subito..........sono sindacalisti, ovvero quella specie di umani che crede di essere utile agli altri e pensa solo alle sue tasche!!
I primi tre sono invece interessantissimi: il primo, infatti, è il Claudio de noantri; il presidente di regione imbattibile anche alle prossime elezioni del 2010 perchè non ha avversario; Scajola ha deciso che deve vincere e gli ha quindi contrapposto niente popò di meno che..........Biasotti!!
Il secondo è il Jolly per tutte le stagioni democratiche; il già funzionario della Carige, noto per le sue splendide performances dentro l'istituto bancario che nasconde i capitali "oscurissimi" di tutti i trafficanti.
La terza è la presidentessa degli industriali che, fatto flop nell'azienda di famiglia, prova ora a far fare flop a tutti gli altri........così si sentirà più eguale ed equilibrata dunque esponente dei "malandati"!
Ora questi sei nullafacenti da sempre ci vorrebbero indicare la via maestra per risolvere i problemi del Tigullio.
-Vorrebbero fare un buco, peraltro utilissimo, ma che darà i risultati sperati tra almeno dieci anni.
-Vorrebbero distruggere il turismo costiero riempendo di merda il mare davanti a Lavagna con un depuratore comprensoriale.
-Vorrebbero fare i "contadini" alla piana di Seriallo..........sanno di che cosa parlano? Conoscono i posti ???
-Vorrebbero poi mettere "in sicurezza" l'Entella............che siano ammalati di protagonismo? Che siano contagiati dalla voglia di assomigliare all'Architetto dell'Universo ?
L'uomo che governa la natura è rintracciabile solo nei fumetti e nelle storielle demenziali che hanno prodotto il grande "sogno americano"!
Contenetevi ragazzi......il popolo ha necessità ben diverse da quelle che voi credete.

mercoledì 22 luglio 2009

Il coordinatore ligure del PdL Michele Scandroglio e la sua tangentopoli varesina...........

Il libro temuto da Scandroglio & Co.

la melma………………………………………………………………………………..

introduzione

L'atto di accusa del Pubblico Ministero Agostino Abate contro il comitato d'affari di Varese e provincia
La stagione che uccise la politica


In questo Paese dalla memoria corta e nel quale l'attacco alla magistratura ha assunto toni così violenti da mettere in pericolo lo Stato di diritto, viene spesso il sospetto che le parole "mani pulite" rappresentino qualche cosa che non sia mai esistito. Una specie di fantasma. O, tutt'al più, siano la sigla di qualche prodotto per togliere la polvere dai mobili di casa. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ad esempio, con un'interpretazione del tutto personale, ha definito mesi fa "Mani pulite" "un ballo giudiziario" sino a paventare una "guerra civile" che venne combattuta in quegli anni, per certi versi assai lontani e di cui, con il passar del tempo, si è perso il ricordo. "Guerra civile" fra quali contendenti? "Guerra civile" per quale obiettivo? "Guerra civile" mentre il Paese che cosa stava facendo?
La realtà è molto più semplice, addirittura banale. La guerra, se guerra fu, ebbe due protagonisti, come acutamente osservò lo scrittore Corrado Stajano, da una parte le guardie e dall'altra i ladri. Non solo a Milano a cui si è soliti riferirsi con maggior emozione ma in tutt'Italia, anche se, per il rigore che si deve al dato storico, il debutto di "Mani pulite" avvenne a Savona, nel 1983, con il "caso Teardo", il presidente socialista della Giunta regionale, fatto arrestare dai giudici Franco Granero e Michele Del Gaudio, in compagnia di una nutrita schiera di sindaci del Ponente per gravissimi reati contro la pubblica amministrazione. Quella dei magistrati è stata una discesa nel regno putrido della corruzione, dentro la logica impazzita della politica prestata al malaffare per garantire ricchezza e potere personali, nel ventre molle di uno Stato dove, fra regole e leggi di ogni tipo, fra lacciuoli e trappole spesso incomprensibili, la faceva da padrone una norma non scritta, quella di pagare. Pagare le tangenti, ecco le vere pallottole della "guerra civile".
Varese, una delle capitali storiche del "triangolo industriale", una smisurata concentrazione di ricchezze, le banche zeppe di denaro come uova, la frontiera, a due passi, pronta a calamitare interessi di ogni tipo, non fu esente dall'ondata del malaffare. Tutt'altro. Ci fu un momento che fu travolta ed uno successivo in cui l'illecito diventò la regola, il pane di ogni giorno, il collante per cementare amicizie, patti, avventure, in un accordo che aveva come obiettivo la morte per consunzione della politica.
"Questa gente deve metterselo ben in testa che deve passare da me", era il martellante refrain che un senatore democristiano del basso Varesotto amava ripetere ai propri complici, utilizzandolo come uno scudiscio, quando qualche imprenditore meditava di abbassare il prezzo o, peggio ancora, di sfuggire al versamento del dovuto. Pagare pacchi di milioni, strappati da un manipolo di uomini politici in combutta con i pro-consoli di turno, collocati a macchia di leopardo sul territorio, infilati in Provincia, Comuni, Consorzi di tutela e risanamento del territorio e delle acque, enti pubblici e privati, strutture ospedaliere, istituti di credito, associazioni di beneficenza o società fittizie costituite sui due piedi per rubare.
"Guarda amico mio che per restare in questo posto devi produrre, altrimenti lì non ti teniamo", aveva fatto sapere senza troppi giri di parole il giovane sindaco del "Movimento Popolare" al debuttante assessore ai lavori pubblici, che sbigottito, dopo aver riflettuto per qualche ora sull'oscura parola d'ordine di Palazzo Estense, aveva capito e si era messo al passo col programma. Molti, malgrado le inchieste fossero già iniziate e alcuni protagonisti avessero varcato le porte del carcere dei Miogni, avevano deciso di non arretrare di un passo dalla trincea, di continuare imperterriti a sfidare la legge, facendo i propri affari. "Caro dottore, se non mi avesse fermato lei, chi mai lo avrebbe fatto?", era stato il commento, con uno sprazzo di liberatoria sincerità , al magistrato, di un rampante assessore, quando gli uomini della polizia giudiziaria avevano bussato all'uscio di casa per arrestarlo.
Pagare mazzette per ottenere un appalto, una fornitura, una concessione, un contratto di consulenza, l'autorizzazione a gettare rifiuti in una discarica, i permessi per metter su una Casa di riposo per i vecchietti della valle, il benestare per piazzare un'agenzia bancaria nell'area ospedaliera, finanche per ungere le ruote del Premio letterario dedicato a Piero Chiara. La melma e non la "guerra civile". Una melma insopportabile che senza presunzione ("ho voluto ripulire una piscina, non il mare"), un infaticabile rappresentante dello Stato, ha cercato di rimuovere, andando di persona a individuare, nei posti di lavoro, negli uffici, nelle case private, in strada, negli alberghi, oltre confine, qualche volta anche nei luoghi di vacanza, i piccoli ed i grandi attori del brutale saccheggio, senza quel contributo spontaneo della "società civile" che, in altre sedi giudiziarie, s'era ammassata, in fila dietro l'uscio della Procura della Repubblica, svolgendo a volte un ruolo decisivo.
A Varese, niente di tutto questo. Bocche orgogliosamente cucite per cui i vari protagonisti dell'illecito sono stati individuati e catturati, uno per uno, chi in villa con annesso parco, chi in spiaggia, chi all'hotel con il numero telefonico dell'avvocato a portata di mano, chi in una sterminata tenuta in riva al lago, chi all'estero con la polizia alle calcagna, chi mentre s'affacciava incuriosito sull'uscio del Palazzo di Giustizia. Dai segretari provinciali dei maggiori partiti di maggioranza (la Dc e il Psi) e d'opposizione (il Pci), ai sindaci, assessori, consiglieri regionali, provinciali, comunali, parlamentari, ex ministri, ex sottosegretari, ex presidenti di Commissioni, acrobati della contabilità dei vari partiti, funzionari pubblici che "non avevano visto e non avevano sentito", ingegneri, architetti che avrebbero voluto rivoltare Varese come un guanto, imprenditori più o meno di razza, parvenù dell'ultima ora con la spider, portaborse e mezzemaniche dell'amministrazione, amici ed amici degli amici.
Il ballo, quello a cui si riferiva il presidente del Consiglio c'era stato veramente, un ballo probabilmente mai interrotto (con molti protagonisti, pronti a rientrare, armi e bagagli in campo), un ballo di miliardi, i miliardi della corruzione. Hanno strabuzzato gli occhi i carabinieri, i finanzieri e gli agenti di servizio, certamente offesi, quando nell'aula del Tribunale di Varese (bersaglio a sua volta di una gigantesca operazione tangentizia, fallita in extremis per la tempestività dell'indagine giudiziaria), hanno dovuto ascoltare gli echi delle enormi cifre consegnate e intascate, trattate al lume di candela nei ristoranti del centro città fra un vol au vent e una coppa di spumante o imposte, se del caso, con la voce alterata e la beffarda risata di circostanza.
Migliaia di milioni, l'autentica unità della corruzione, quella concretamente rapportabile con lo stipendio e il salario del cittadino medio che avrebbero dovuto servire a migliorare le condizioni civili e sociali della gente, a costruire strade più comode e zone urbane a misura d'uomo, impianti sportivi e strutture culturali troppo a lungo attese (a Varese c'è chi ha intascato finanche la tangente di 300 milioni per un teatro che non si è mai visto!), cronicari meno inospitali e corsi d'acqua più puliti, e l'avevano invece impoverita, inventando imprese fittizie e centrali di fatturazione false con parcelle rette sul nulla dove, attraverso una catena di ricatti e di prevaricazioni, venivano imposte le leggi della giungla. Storie che hanno riempito, lasciando sgomenti, la requisitoria del pubblico ministero Agostino Abate che, dal 26 settembre al 19 dicembre 2001 (dodici udienze per oltre 50 ore con punte drammatiche), ha ricostruito in modo quasi ossessivo, punto per punto, momento per momento, quello che fu il progetto criminoso di un ristretto Comitato affaristico clandestino (anche per il giudice delle indagini preliminari Ottavio D'Agostino, un'associazione per delinquere), pilotato dagli uomini allora al timone della politica provinciale senza che i partiti, è corretto sottolinearlo, fossero, se non indirettamente, coinvolti.
Per quale ragione avvenne quello sconquasso che vide aprirsi le porte della galera per uomini ritenuti rispettabili, con una carriera in qualche caso irresistibile, avvocati, architetti, geometri, ingegneri, anche politici puri che si erano inventati spazi dentro i quali ordire il programma di corrutela e di tradimento degli ideali? In questo scenario troverebbero radici le ragioni della sbandierata "guerra civile"? Anche dalla minuscola Varese, la ex-Versailles della metropoli milanese, tanto appare deturpata urbanisticamente, si sono perseguiti, lancia in resta, scandali creati solo in provetta, consegne di denaro immaginarie, traffici dove l'illegalità era la stella cometa? O le motivazioni delle azioni di giustizia contro la corruzione pubblica e privata trovano ampia giustificazione in una stagione di soprusi e di ladrocinio, di prevaricazioni e di bassezze morali?
Pochissimi, eccetto i leader del Comitato clandestino sapevano cosa stava succedendo e, allora, per il "caso" di Varese non pare corretto parlare di Tangentopoli, fatta salva l'efficacia sintetica della definizione, perché ci fu anche chi si oppose pagando di persona, chi scoprì il bandolo della matassa e fu brutalmente liquidato, chi cercò disperamente di risalire il fiume perdendo faccia e lavoro.
Il Comitato d'affari, nonostante la sua attività apertamente illegale, non mise tuttavia mai in discussione la vita democratica. Si arricchì per avidità di denaro e per desiderio sfrenato di maggior potere. Una miscela esplosiva che trascinò nel fango persone cristalline. Il patto fu coperto da comportamenti di estrema riservatezza e l'esistenza dei partiti, se fu condizionata indirettamente, mai si interruppe, pur pagando alla fine un prezzo altissimo, non solo finanziario.
Chi rubò, chi alimentò la macchina dell'illecito, chi pianificò la razzia, chi disegnò la mappa del malaffare, chi mise in piedi gli strumenti per piegare con scaltrezza le altrui volontà , qualche volta speculando sulle stesse amicizie, incamerò mazzette e nello stesso tempo uccise la politica.
Il dottor Abate, dal suo scranno, in un'aula disertata - almeno in questa fase del processo - dai media e dai cittadini (in azione per le immagini registrate la telecamera di una sola TV privata), un evento sintomatico di un inquietante andazzo di disattenzione generale, ha ribadito più volte e a ragione questo concetto. Ha smascherato i colpevoli che con le tangenti hanno fatto piazza pulita degli avversari interni; ha impedito che altro denaro venisse sottratto dalle casse pubbliche mentre non è riuscita purtroppo l'ardua impresa di recuperarlo tutto; ha lamentato l'assenza, fra le parti civili, dei partiti politici, le prime vittime di questo disastro; ha invocato dal Tribunale, con una sentenza di condanna, la riattribuzione dell'onore loro sottratto dal manipolo dei malfattori, "perché la politica - ha ricordato - è quell'insieme di principi e di idee per il quale in diversi momenti della nostra vita molte persone hanno sacrificato anche la loro esistenza".
Un volo necessario prima di scendere, nell'acquitrino delle malefatte, delle colpose o dolose collaborazioni, senza le quali nessun disegno sarebbe stato raggiungibile e delle incomprensibili debolezze della pubblica amministrazione che non trovò altro, pur schiacciata dall'arroganza dei politici, che restare a guardare senza muovere un dito. E, in questo quadro, è la macchina dell'illecito a mettersi in moto e produrre sempre più potere per condizionare gli appuntamenti elettorali, per premiare i solerti raccoglitori di denaro, per consegnare le cariche ad uomini di altri partiti se gli eletti, eventualmente, non fossero stati della giusta corrente, per costruire in vitro la rete dei professionisti cui affidarsi per ottenere i lavori per gli appalti, il vero volano dell'operazione criminosa.
Per gestire nella riservatezza il malloppo razziato, può servire di tutto: un Istituto culturale dei lavoratori intitolato alla nobile figura del sindacalista cattolico Giulio Pastore dove celare i finanziamenti illeciti; una società per consulenze fittizie destinata a riciclare il denaro per possibili attività nei paradisi dell'Est europeo; un sottocomitato territoriale affidato ad una sparuta pattuglia di politici locali che si impegna a versare una tassa annuale ai propri superiori, per gestire gli affari senza interferenze indebite; alcune imprese edili che, favorite dalle cosiddette liste bloccate, dominano incontrastate il mercato dei lavori pubblici accaparrandosi tutto quello che è possibile. I segretari provinciali dei tre maggiori partiti, la Dc, il Psi, il Pci, agiscono in accordo strettissimo, senza temere nessuno, trovando a tambur battente chi esegue gli ordini. Alcuni sindaci e parlamentari si muovono al contrario come "battitori liberi", conquistano i loro spazi, affermano la loro egemonia, s'impongono insofferenti della legalità .
Crollato il castello (è la primavera del 1992 quando si verificano i primi arresti), si svelano giorno dopo giorno i mediocri scenari di una classe politico-imprenditoriale sfatta, spesso ancora aggressiva, che gioca senza pudore la propria partita nel tentativo di nascondere le proprie tracce. Impresa fallita. Gli uomini si accapigliano, i "traditi" si accaniscono contro i "traditori" (ad uno di essi viene trovato addosso il prospetto del riparto-quote delle tangenti, frutto di un'abile contabilità ragionieristica!), i subalterni con un moto di rabbia chiudono astiosi la partita con i loro mandanti, le ruote di scorta sparano "ad alzo zero" contro i boss degli affari, e in quest'aria confusa da 8 Settembre, la vergognosa storia del potente Comitato d'affari si arricchisce di particolari che finiscono per rendere ancor più meschino ogni immaginabile orizzonte.
Cosa facevano, ad esempio, i cinque influenti leader della Dc varesina con l'assegno plurimilionario appena ricevuto dall'Unione Industriali mentre stavano raggiungendo la sede del partito? Discutevano animatamente non per nobili ragioni ma perchè ciascuno avrebbe voluto probabilmente impadronirsi del malloppo, iniziativa abortita per una tempestiva iniziativa del segretario provinciale che era così riuscito a mettere al sicuro il bottino nella cassaforte.
E che dire della scatola di cioccolatini nell'ufficio privato del deputato utilizzata come cassa volante dove far scivolare dalle mani dei corrotti il prezzo del reato? Banalità verrebbe voglia di dire, come quella sorta di invalicabile trincea, innalzata nella sede socialista di Varese da quel parlamentare che, per evitare che qualcuno potesse metterci il naso, aveva pensato bene di appiccicare sul muro, dietro il suo tavolo, l'ovale in bronzo della Camera dei Deputati come un avvertimento: "attenzione signori giudici qui, senza autorizzazione, non si entra". Chiaro, chiarissimo, come il conto in banca dell'ex specchiato ministro che, sotto il leggiadro nomignolo di copertura di "stella alpina", in virtù dei suoi trascorsi fra le penne nere, s'era visto accreditare 100 milioni per un appalto attribuito in Emilia-Romagna e poi dirottato, con la velocità del fulmine, a Varese; tutti beninteso ignari, compreso l'ineffabile segretario generale del Consorzio di tutela delle acque, che pur un'occhiata a quella faccenda avrebbe dovuto darla.
Basta scorrere le migliaia di pagine di questa decennale inchiesta e aver ascoltato la impressionante requisitoria per trovare a decine e decine, nel procedimento penale dove si è verificato il più alto concentrato di pubblici amministratori mai apparso in tutto il Paese, pittoreschi esempi di malcostume. Un deputato Dc si era inventato addirittura il proprio "agente segreto", un probo cittadino valtellinese della Val Malenco che, risucchiato nel vortice della politica d'accatto, si era prestato per qualche milione, rovinandosi, a raggiungere Milano, con movenze da fantozziano "007" per ritirare la "busta" milionaria.
Anche stravaganze, tanto il clima dell'epoca le permettevano, e, così, il presidente di una squadretta di calcio provinciale, era riuscito nell'impresa di accaparrarsi una sicura promessa del pallone senza sborsare una lira bucata, sol perché amico del sindaco del paese "in affari" con un industriale della zona, padrone a quel tempo del Varese Calcio mentre un rinomato ingegnere idraulico, per pura amicizia, acquistava per l'assessore-cacciatore l'equipaggiamento all'ultima moda perché fosse a suo agio nei boschi incontaminati della Scozia!
A Busto Arsizio, erano gli anni '90, girava voce che la regola sui lavori pubblici fosse il 5% per cui il prevosto monsignor Claudio Livetti, al Te Deum natalizio, aveva fatto sentire alta la sua voce di aperta condanna. Pessima idea perché, circondato dai sospetti e da silenzi assordanti, il presule finì per subire, di lì o poco, il peggiore dei dileggi possibili: l'affitto della sede Dc, di proprietà della Curia, gli venne infatti saldato dai notabili locali con una manciata di milioni frutto di una tangente dell'ultima ora!
Il pubblico ministero ha chiesto che i giudici, condannando gli imputati, riscattino la politica violata, affermando la certezza della legge. Questo è l'asse portante dell'atto di accusa per evitare che la corruzione, diventata un dato strutturale, sia nella condizione di stendere sulle cose un velo di nebbia che tutto confonde ed appiattisce, che tutto fa diventare "normale" fin quasi ad annullare il senso stesso di illegalità .
Ecco le richieste di condanna:
Augusto Rezzonico 10 anni e 10 mesi; Carlo Facchini 17 anni, Nicola Di Luccio 13 anni, Maurizio Sabatini 11 anni, Luciano Bronzi 12 anni, Antonio De Feo 13 anni e 10 mesi, Enrico Broggi 8 anni e 6 mesi, Luigi Mombelli 8 anni e 10 mesi, Paolo Caccia 10 anni e dieci mesi, Giuseppe Bernacchi 10 anni. Arturo Albrigi 2 anni e 3 mesi, Giampaolo Aletti 4 anni, Emilio Aliverti 6 anni, Ernesto Antonaci 4 anni, Saverio Bagnati 6 anni e 3 mesi, Carlo Barile 7 anni e 6 mesi, Angelo Basilico 5 anni, Alberto Bertani 3 anni e 2 mesi, Giuseppe Bertani 3 anni e due mesi, Paolo Bevilacqua 2 anni e 10 mesi, Franco Brianza 3 anni e 4 mesi, Pilade Bruni 5 anni, Andrea Buffoni 3 anni, Bernardino Busti prosciolto, Luigi Caccia 5 anni e 6 mesi, Vittorio Caldiroli 5 anni, Manlio Castelli 2 anni e 10 mesi, Agostino Castiglioni prosciolto, Ferruccio Cecchetto 5 anni e 10 mesi, Franco Colzi 7 anni e 10 mesi, Piergiorgio Conti 5 anni e 6 mesi, Patrizio Dettoni 5 anni, Giovanni Devastato 5 anni, Giuliana Ferrofino prosciolta, Ugo Fossati 4 anni e 10 mesi, Walter Giavazzi prosciolto, Vittorio Greco prosciolto, Giorgio Guidali 4 anni e 6 mesi, Francesco Landoni 6 anni e 10 mesi, Giuseppe Leoni 1 anno e 3 mesi, Ivana Lucchesi 5 anni, Francesco Luglio 5 anni, Abramo Maffina 4 anni, Pietro Marchelli 4 anni, Giuseppe Merra 5 anni e 10 mesi, Gianluigi Milanese 6 anni e 10 mesi, Franco Mobiglia prosciolto, Giulio Nidoli 3 anni e 2 mesi, Bruno Parolini 3 anni, Alessandro Patelli 1 anno e 3 mesi, Marcello Pedroni 7 anni e 10 mesi, Paolo Pellegatta 6 mesi, Giuseppe Pisante 4 anni, Ottavio Pisante 4 anni, Adriano Polita 3 anni e 2 mesi, Sandro Polita 3 anni e 2 mesi, Gianluigi Proserpio 6 anni, Giuseppe Regalia 4 anni e 10 mesi, Cesare Rigolio 6 anni, Ennio Rosiello 3 anni e 10 mesi, Vito Rosiello 5 anni e 6 mesi, Sergio Salavtore 3 anni e 10 mesi, Michele Scandroglio 2 anni e 4 mesi, Antonio Simone prosciolto, Enrico Somma prosciolto, Emilio Sordi 4 anni e 10 mesi, Dario Sottocasa 6 mesi, Mario Squizzato 5 anni e 6 mesi, Giovanni Toia 6 anni e 8 mesi, Vito Trotta 6 anni, Mauro Trovatore 4 anni, Aldo Zocchi 4 anni, Claudio Zoldan 1 anno




"Noi sosteniamo - ha osservato il pubblico ministero - che il Tribunale nel fare giustizia dovrà innanzitutto restituire il senso dell'onore ad un'attività , ad un concetto, ad una filosofia che, accettando certe tesi, verrebbe ingiustamente ed ulteriormente maltrattata, la politica. Tutto ciò che viene contestato agli imputati è stato fatto ai danni della politica, non per la politica. Siamo uno Stato di diritto, abbiamo una Carta costituzionale che ci insegna in che modo dobbiamo e possiamo partecipare alla vita democratica del Paese, individua strumenti precisi e ne dà rilevanza di primaria importanza. Tra questi vi sono i partiti. Giustificare in nome della politica ciò che per noi è reato, significa infierire su una vittima che in quest'aula non ha mai avuto un vero difensore. E non l'ha mai avuto, perché, lo diciamo subito, nel lungo elenco delle originarie parti civili, noi ci saremmo aspettati quelli che consideriamo i grandi assenti, i partiti politici. Sono loro le vittime di coloro che avevano assunto il controllo della loro organizzazione e sono stati poi coinvolti, offesi, costretti a sciogliersi sotto l'effetto devastante della scoperta. Restituiamo onorabilità e credibilità alla parola "politica". Non accettiamo che quegli imputati, ancora una volta, se ne facciano scudo per giustificare ciò che non è altro che un disegno premeditato per commettere gravi azioni delittuose".
Ritrovare in questa diserzione una delle concause del declino dei valori sostanziali del nostro sistema e della carenza di tensione civile non è per niente azzardato. Nessuno dei partiti infatti pur ridotto in poltiglia, coperto di debiti, vilipeso dalla grande abbuffata, ha avvertito il bisogno di rialzare la testa in un moto d'orgoglio e di prender la parola, di esserci. Una pietra tombale.
Gherardo Colombo, pubblico ministero dello storico pool milanese è del parere che con "Mani pulite" "è emerso il sistema nella sua completezza" non confinato nello stretto linguaggio giudiziario (e cioè dare del denaro ad un pubblico funzionario con riferimento ai suoi atti d'ufficio) ma nel senso più lato dove "corrompere" trova i corretti sinonimi in "guastare, contaminare, inquinare, avvelenare, contagiare, decomporre, infettare, ammorbare", è il sistema in sostanza dell'alterazione dei rapporti, della frantumazione delle fedeltà , del disfacimento delle responsabilità , dello strappo violento delle norme.
La sentenza del Tribunale di Varese presieduto dal giudice Franco Mancini, a latere Carmelo Leotta e Oriente Capozzi, dirà se e fino a che punto l'edificio accusatorio ha resistito ai riscontri del dibattimento. Resta un'osservazione fondamentale: l'attività della magistratura ha dimostrato in questo tempo che anche i potenti possono subire le conseguenze delle loro azioni ed essere sottoposti ad un processo, anche se il diffuso sostegno popolare che ha accompagnato i giudici in questi anni, pare sfilacciato sotto i colpi di una forsennata campagna politica-demagogica di segno contrario, che, per la potenza dei mezzi utilizzati ed una parallela fragilità e permeabilità del tessuto civico, sembra aver fatto breccia.
E' certo comunque che il semplice fatto che "Mani pulite" abbia potuto verificarsi non basta a rassicurare circa l'esistenza di una diffusa e forte ostilità alle pratiche di corruzione. Molto dipende allora da quali soggetti e gruppi proviene la reazione alla corruzione - come osserva il giurista David Nelken - oltre che la costruzione del problema come "scandalo". Per certi versi è stato certo positivo e non usuale il fatto che, nel caso di "Mani pulite", l'emergere degli scandali sia stato il risultato dell'attività dei magistrati e non di quella dei partiti politici, poiché ciò ha significato che le accuse avanzate non erano necessariamente espressione della lotta politica tra gli stessi partiti.
Da un'altra angolatura il fatto, però, che l'attacco sia partito dalla magistratura e non dal mondo politico cioè dagli stessi partiti o dall'opinione pubblica (a Varese quasi del tutto silente) ha presentato aspetti preoccupanti, in quanto l'esplosione delle inchieste sulla corruzione ha prodotto inevitabilmente una reazione nel sistema politico, nel momento in cui quest'ultimo ha manifestato interesse ad intervenire sul ruolo di "supplenza" assunto dalla magistratura che, secondo alcuni, avrebbe preso addirittura le sembianze di un'autentica "rivoluzione" trovando, in "Mani pulite" una concausa o quanto meno una premessa: i risultati del referendum sul sistema elettorale, la caduta dell'ultimo governo democristiano e l'uscita di scena di tutti i maggiori protagonisti-centrali e periferici-della vita politica degli anni '80-'90 hanno rappresentato un momento centrale di quella "rivoluzione".
Al di là di ogni valutazione sulla colorita e logora espressione "porto delle nebbie" usata in passato per qualche sede giudiziaria, non vi è alcun dubbio che per lunghissimi anni la criminalità dei colletti bianchi ha conosciuto nel nostro Paese un regime di privilegio fondato su una serie di cause, dall'inadeguatezza delle forze di polizia non sempre involontaria, a un sostanziale disinteresse da parte di una rilevante parte della magistratura, fino alla difesa corporativa del Parlamento verso i propri membri. Mettere mano ai reati economici e di corruzione comportava non solo misurarsi con notevoli difficoltà tecniche, ma anche trovare resistenze e connivenze di ogni tipo, interne ed esterne alla stessa magistratura. Significava accettare di trovarsi soli.
Soltanto la crescita culturale e la maggiore indipendenza hanno permesso, negli anni, alla magistratura di frantumare quella condizione di sudditanza e di isolamento, affrontando in modo organico la lettura dei reati della pubblica amministrazione.
Si è passato il limite? E' molto arduo separare le luci dalle ombre all'interno di un fenomeno tanto complesso che proprio recentemente, con i clamorosi casi della Clinica universitaria di Pavia e delle Molinette ("nube tenebrosa sulla città " ha tuonato dal pulpito nell'omelia del Natale 2001 il cardinale di Torino Severino Poletto, richiamando per i pubblici amministratori, "onestà e giustizia come valori assoluti e prioritari") pare aver registrato un inquietante sussulto.
Ma è certo che il tentativo in corso di spostare l'attenzione sui problemi dei giudici e della "macchina giustizia" è un segnale preciso della incapacità di una parte del mondo politico di scendere in profondità all'interno della degenerazione del sistema e di rimuovere quella vasta area di illegalità , che come un minaccioso sisma, pare voglia sovvertire i risultati fin qui ottenuti.





LA SENTENZA DI TANGENTOPOLI STABILI’ POI DI ASSOLVERE 12 IMPUTATI, E DI CONDANNARE TUTTI GLI ALTRI………………..SCANDROGLIO, CONDANNATO, SI SALVO’ PER INTERVENUTA PRESCRIZIONE, DUNQUE…………………………………

sabato 18 luglio 2009

Scandroglio, ovvero la "stranezza" ?....

Di questo personaggio politico, catapultato in Liguria all'improvviso, si osservano quotidianamente le "esternazioni" e le gaffes.
Si sanno molte cose, alcune persino incredibili - se ci si riferisce al fatto che è un parlamentare - ed altre più credibili perchè verosimili e compatibili con le sue manifestazioni pubbliche.
Già in passato si erano visti soggetti caratterizzati da stranezze più o meno sopportabili, ma quelle del nostro sono realmente fuori di ogni limite.
Scandroglio è giunto in Liguria "bene/detto" da un sistema elettorale che consente ad uno come lui, che non ha preso nemmeno un voto, di essere "nominato" responsabile di un raggruppamento politico importante (PdL) per l'intera regione.
Certo che all'inizio faceva assai comodo a Scajola, il quale doveva riprendersi dopo lo scossone seguito alla vicenda Biagi.
Scajola doveva ridiventare importante e doveva avere un sottoposto docile ed affidabile che eseguisse con rigore i suoi schemi.
Oggi appare che tutto ciò non si è realizzato ed anzi appare che Scandroglio abbia preso la mano a Scajola.
Qualcuno dice che Scajola lo può "metter da parte" in qualsiasi momento ma, francamente, mancano i presupposti perchè una cosa simile possa accadere.
Scajola non ha più la possibilità di contenere i malefici risultati di cui ha ormai abbondantemente lasciato traccia sopra il territorio.
Scandroglio ha perso Santa Margherita Ligure per incapacità.
Scandroglio ha perso Lavagna per supponenza.
Scandroglio ha dilapidato il patrimonio di voti a Recco per presunzione.
Scandroglio ha solo diffuso sul territorio la voglia di "fare affari" che è poi il suo verbo: unico e per di più malefico.
In tutti i paesi del levante stanno montando consistenti movimenti di opinione a tutela del territorio e contrastanti questa politica "scandrogliana", quindi affaristica e volgare e dunque immorale e distruttiva.
Molte comunicazioni giungono da questi gruppi e consentono di tracciare alcune linee fondamentali per le prossime azioni sul territorio.
La prossima campagna elettorale, destinata a scegliere il prossimo governatore della Regione Liguria, non potrà non tenerne conto.

martedì 23 giugno 2009

Terminata la farsesca "vicenda elettorale" si torna finalmente a fare politica con serietà e partecipazione.

Il sistema partitico ha ormai il fiato corto.
Da più parti si osserva come esso non abbia più la possibilità di attrarre i cittadini, che stanno imparando come sia possibile essere gli attori del sistema di governo, attuando profili di politica partecipativa fuori dagli schemi noti e diffusi dalla politica professionale.
Finite le elezioni si inizia con la vera politica: quella dei comitati e dei gruppi di azione o di opinione.
In ogni comune del levante si stanno cosituendo gruppi di cittadini che intervengono direttamente sulle questioni di loro diretto interesse e che interverranno successivamente in questioni di interesse diffuso.
Lo scopo di questo spazio nella rete è quello di sollecitare, supportare, ed eventualmente collegare i singoli gruppi.
Nei prossimi post inzieremo a dare conoscenza delle centinaia di comunicazioni telefoniche e di posta elettronica che sono giunte alla redazione nel periodo pre/elettorale ed elettorale.

lunedì 23 febbraio 2009

La situazione politica aggiornata...............




Appare qualche rilevante novità sulla scena della "politica", se ancora si può usare questo vocabolo.
Berlusconi, ormai monarca assolutista per la debolezza del parlamento, si appresta a soddisfare gli appetiti dei numerosi laicisti e idolatri che compongono la sua eterogenea congregazione. Veltroni, eseguito il suo compito di distruggere completamente la parte materialista della sinistra, lascia in consegna le poche truppe rimaste al più forte rappresentante dell'OPUS DEI in quota al PD. Dario Franceschini porterà ovunque le istanze dei seguaci di Escrivà - quindi il cardinale Bertone - e la speculazione finanziaria non avrà più alcun freno. Se ancora due più due fa quattro, ciò significa che da destra e da sinistra arriveranno attacchi violentissimi alla società attraverso la diffusione di pericolosissimi virus quali: l'egoismo esasperato, il materialismo volgare, il peggior relativismo mai conosciuto. L'Italia si appresta alla peggior fase di decadenza della sua storia.
Per invertire questa tendenza all'annullamento della società è giusto richiamare un'invocazione rivolta alle donne da Valentine de Saint Point agli inizi del secolo scorso:

"Da secoli si contrasta l'istinto della donna, se ne apprezzano solo il fascino e la tenerezza. L'uomo anemico, avaro del suo sangue, le chiede solo di fargli da infermiera.
E lei si è lasciata domare.
Ma gridatele una parola nuova, lanciatele un grido di guerra, e con gioia, cavalcando nuovamente il suo istinto, lei vi precederà sulla via di conquiste impensate.
Che la donna ritrovi quella crudeltà e quella violenza che la portano ad accanirsi sui vinti, proprio perchè sono dei vinti, fino a mutilarli.
Donne, tornate ad essere sublimi e ingiuste, come tutte le forze della natura!
Sciolte da ogni controllo, con il vostro ritrovato istinto, voi riprenderete posto tra gli Elementi, opponendo la fatalità alla volontà cosciente dell'uomo!"

Che ne pensano le donne del PD, unica soluzione rimasta al degrado morale della società ?

venerdì 30 gennaio 2009

Mandiamo a "morte" il sistema delle banche e tutti i politici che ne fanno i camerieri servili.



Il sano capitalismo produttivo e il malvagio capitalismo speculativo



Fino agli anni Novanta le grandi fortune venivano create nell’arco di decenni, spesso attraverso il lavoro di più generazioni. Gli industriali, i banchieri, quelli veri, rischiavano in prima persona. Se andava bene diventavano miliardari, se andava male finivano sul lastrico. E si vergognavano da morire. Negli ultimi tempi, invece, bastavano quattro-cinque anni al vertice di una banca d’affari o di una multinazionale per ottenere ricchezze esorbitanti, molto superiori a quelle dei grandi industriali di un tempo, senza mai rischiare nemmeno un centesimo in proprio, bensì sempre il capitale degli altri. Avidi e mai sazi. L’ultima rapina, da 18,4 miliardi di dollari (tanto hanno guadagnato (rubato!) i dirigenti delle banche americane nell'anno 2008), sublima il loro credo: arraffa, arraffa, arraffa. E solleva una questione ormai ineludibile: è giusto salvare le banche se la casta non viene smantellata? Piagnucolano, implorano aiuto, fanno valere il più odioso dei ricatti: «Liberateci dai debiti o saremo costretti a rovinarvi tutti». Aspettano che la bufera passi, per poi ricominciare. E invece bisognerebbe cacciarli, come da tempo chiede, inascoltato, Tremonti. «A casa o in galera», dice. Sarebbe meglio in prigione. Via tutti per lasciare spazio ai veri capitalisti, che non hanno mai smesso di credere in un valore intramontabile, quello della responsabilità personale.

sabato 24 gennaio 2009

E' iniziata la lunghissima campagna elettorale 2009



Senza che fosse stabilita una data certa, e senza che alcuni ancora se ne siano avveduti, è partita la "grande campagna elettorale 2009!"

I quotidiani e gli altri mezzi di disinformazione iniziano a prendere posizione, che significa proprio che si schierano, tradendo l'obiettività che dovrebbe essere la caratteristica peculiare di un mezzo di informazione, generando quindi un prodotto scadente e finalizzato ai colpi bassi e alle coltellate alla schiena.
Si vedono già i primi attacchi e le prime contromosse; lo scopo finale è quello di garantirsi il potere di decidere per conto degli altri.....................il popolo (ancora per poco) sovrano!
Per parte nostra, essendo da sempre schieratissimi su posizioni certe e definite, non si rileva alcuna difficoltà a procedere in questa direzione: abbiamo un'ideologia che ci orienta e su quella e su nient'altro andrà appoggiato il nostro lavoro di informazione e critica.
Terremo in considerazione come sempre i pareri raccolti sulla strada e su questi svilupperemo l'attività di ricondurre a informazione utile, tutto il marasma di articoli e proclami che si andrà via via distribuendo sul territorio.

lunedì 5 gennaio 2009

Una sentenza che TUTTI devono leggere con attenzione!

La Corte Costituzionale con sentenza 335/2008 Decisione del 08/10/2008, reperibile al sito: http://www.giurcost.org/decisioni/index.html oppure http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/scheda_indice.asp?sez=indice&Comando=LET&NoDec=335&AnnoDec=2008&TrmD=&TrmM= ha dichiarato illegittima la Legge Galli nella parte in cui impone il pagamento della depurazione anche in assenza o mancato funzionamento del depuratore. Tale imposizione perde efficacia dall’origine. Quindi il gestore non ha più alcun titolo per esporre la quota depurazione e dovrà restituire a tutti e non solo a chi ne farà esplicita richiesta tutte le somme incassate a tale titolo, l’IVA afferente e gli interessi legali maturati.

Questo il commento dell’AATO appena citato: ”Non vi è dubbio che la discussione apertasi all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale, sarà proficua e consentirà, anche all’ATO 3, di rivedere, con tutti i sindaci, le scelte relative all’articolazione tariffaria”.

Occorre notare che la Corte cita solo la GORI spa e mai il controllore ed azionista di maggioranza Autorità ATO Ente Sarnese Vesuviano. Anche se le azioni sono di Enti Pubblici la spa è un’azienda privata quindi soggiace alle regole del libero mercato e non si applica il Diritto Pubblico. Nessun negozio di ortofrutta espone un prezzo per il primo chilo di mele un prezzo maggiorato per il secondo chilo eccetera ma una riduzione del prezzo al chilo per chi acquista l’intera cassetta. Quindi nasce il sospetto di illegittimità per la tariffe “acqua” luce, gas e nell’immediato prossimo Rifiuti Solidi Urbani che sono modulate secondo scaglioni di consumo ed aliquote progressive come l’IRPEF. Oltretutto per l’acqua: “è necessario considerare l’incidenza delle Quote di servizio e la articolazione tariffaria che prevede un costo dell’acqua crescente in base alle fasce di consumo secondo un metodo progressivo. Tale metodo, già in uso per le tariffe “CIPE”, permette di garantire per le fasce di consumo più basse un costo minore rispetto a quello medio, tale differenza viene poi recuperata attraverso i ricavi relativi ai consumi che eccedono il consumo medio per i quali si applica una tariffa superiore.” (allegato 2 alla Decisione n. 4 datata 22 luglio 2004 della Conferenza dei Sindaci ATO genovese).

Per ogni modulo ho calcolato il costo complessivo per residenti ed altri (non residenti, industriale commerciale, artigianale e diverso) determinato la media e diviso per i metri cubi addotti.

Questo il grafico per il 2006. Come andamento è identico al 2004 e 2005

La linea orizzontale verde rappresenta la tariffa del Servizio Idrico Integrato. Non mi pare si possa asserire che i consumi bassi abbiano una riduzione di costo. Il costo minimo coincide con prezzo del S.I.I. solo nei valori del modulo adottato.

La situazione è leggermente migliorata con i nuovi scaglioni introdotti nel 2007.

Occorre precisare che per il modulo 180 si ha una riduzione per consumi da 116 a 187 mc/anno con un minimo di € 1,387622 per 180mc/anno. Per il modulo 270 si ha un risparmio da 218 a 276 mc/anno il minimo a 270 mc/anno è € 1,404839. Per il modulo 360 è inferiore alla tariffa da 319 a 364 mc/anno il minimo € 1,413448 è a 360 mc/anno. Queste riduzioni non devono trarre in inganno poiché non appena superato il valore del modulo indicato per ogni metro cubo addotto se ne pagano 2,5 mc ed addirittura 3 mc. se si supera il doppio.

Gli aumenti tariffari del grafico si riferiscono al Comune di Lavagna. Ho preso in considerazione il modulo 120 fini al 2006 e 180 per i successivi.

Tali incrementi sono stati giustificati con l’affermazione che i Comuni addebitavano sulla tariffa idrica sono il costo del personale. I costi di ammortamenti ed investimenti erano scaricati sulla fiscalità generale. Detti costi sono stati trasferiti al gestore che li riscuote direttamente da tutti gli utenti, anche quelli che soggiornano nella Provincia per alcuni mesi.

Analizzare i dati rilevati dall’AATO di Genova è un’impresa ardua. Comunque il Comune di Genova ha usufruito, in questi anni, di opere e quindi sgravi per diversi milioni di Euro. Considerato che le spa se non guadagnano falliscono e che detto Comune possedeva il 51% delle azioni AMGA spa ora il 26% della IRIDE spa avrà pur guadagnato qualcosa. Non si capisce come mai chieda allo Stato il rimborso del mancato introito dell’ICI sulla prima casa, sgravio di cui godono solo alcuni tra i residenti. Ho l’impressione che l’abolizione dell’ICI sulla prima casa sia pagata anche da chi è in affitto una volta quando apre il rubinetto e la seconda sulla fiscalità generale nazionale.

Ai rassegnati posso dire che la sentenza della Corte Costituzionale dimostra che qualcosa si può e si deve fare.

Di certo è difficile la “lobby” delle internazionali delle acque sono forti e possono influenzare la Banca Mondiale, hanno rappresentanze presso la CEE e possono finanziare campagne pubblicitarie.

L’esperienza dimostra che in Brasile, Bolivia, Indonesia, Ghana l’acqua è diventata merce di lusso a cui possono accedere solo i ricchi. Di certo non sono interessate a territori some la Somalia ed Eritrea che ricevono pozzi con i contributi dei dipendenti delle forze armate italiane e sensibilizzati. Gli AATO si sono raggruppati in Associazione Nazionale degli Enti o Autorità di Ambito (A.N.E.A.).

Per contro noi siamo divisi, (il territorio italiano è stato diviso in 96 ATO e circa 590 tariffe) e ciascuno può agire solo nel proprio Ambito. Il Parlamento italiano è diviso in maggioranza ed opposizione impegnati a far finta di litigare tra loro per cui, anche sensibilizzando tutti i parlamentari nei confronti delle Istituzioni europee ed internazionali le nostre forze sarebbero dimezzate.

Noi, cadendo nella loro trappola, discutiamo se l’acqua debba essere pubblica o privata. Non consideriamo che se fosse pubblica (art. 53 della Costituzione) tutti saremmo tenuti a concorrere in ragione della propria capacità contributiva ma gli introiti debbono essere riscossi dagli enti pubblici. Se fosse privata ciascuno di noi dovrebbe poter scegliere, tra le aziende in competizione tra loro, quella che più conviene così come facciamo quando acquistiamo un vestito, un paio di scarpe o la frutta, telefonia gas e luce .

Il problema vero è che, con il tacito consenso di tutto il Parlamento, l’acqua è un bene pubblico negli oneri: Ci viene imposta una tariffa formulata, con affermazioni non corrispondenti al vero, ai sensi del citato art. 53 con scaglioni ed aliquote crescenti; ma merce (privata) negli utili che le aziende usano per concentrarsi ed eludere la concorrenza. L’antitrust è già intervenuta nei confronti di due società.

Tra gli AATO che ho potuto conoscere (guardare tutti i 96 è troppo laborioso) le azioni delle spa sono possedute in maggioranza da enti pubblici che costituiscono l’Autorità d’ambito. L’Autorità citata (Ponzio) stabilisce le tariffe che Pilato incassa.

Vorrei poter chiedere al Parlamento intero ed al Presidente della Repubblica in qualità di garante della Costituzione: Lo Stato può delegare il potere impositivo ad aziende private?

Faccio notare che le società di cui parliamo gestiscono anche i servizi gas, luce (liberalizzati) e prossimamente rifiuti solidi urbani le uniche che applicano non prezzi ma tariffe articolate.

Il 31 prossimo scade la convenzione AATO Genova /Amga spa. Entro tale data doveva essere bandita un gara per l’assegnazione della gestione del Servizio Idrico Integrale. I cittadini contribuenti possono essere informati? Oppure siamo considerati “servi della gleba”? Le aziende private possono prendere decisioni anche senza avvisare i clienti ma gli atti degli Enti Pubblici devono essere conosciuti da tutti i cittadini che hanno il diritto di essere informati per esprimere un giudizio consapevole e cosciente.

Antonio Pascucci da Lavagna.