lunedì 5 gennaio 2009

Una sentenza che TUTTI devono leggere con attenzione!

La Corte Costituzionale con sentenza 335/2008 Decisione del 08/10/2008, reperibile al sito: http://www.giurcost.org/decisioni/index.html oppure http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/scheda_indice.asp?sez=indice&Comando=LET&NoDec=335&AnnoDec=2008&TrmD=&TrmM= ha dichiarato illegittima la Legge Galli nella parte in cui impone il pagamento della depurazione anche in assenza o mancato funzionamento del depuratore. Tale imposizione perde efficacia dall’origine. Quindi il gestore non ha più alcun titolo per esporre la quota depurazione e dovrà restituire a tutti e non solo a chi ne farà esplicita richiesta tutte le somme incassate a tale titolo, l’IVA afferente e gli interessi legali maturati.

Questo il commento dell’AATO appena citato: ”Non vi è dubbio che la discussione apertasi all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale, sarà proficua e consentirà, anche all’ATO 3, di rivedere, con tutti i sindaci, le scelte relative all’articolazione tariffaria”.

Occorre notare che la Corte cita solo la GORI spa e mai il controllore ed azionista di maggioranza Autorità ATO Ente Sarnese Vesuviano. Anche se le azioni sono di Enti Pubblici la spa è un’azienda privata quindi soggiace alle regole del libero mercato e non si applica il Diritto Pubblico. Nessun negozio di ortofrutta espone un prezzo per il primo chilo di mele un prezzo maggiorato per il secondo chilo eccetera ma una riduzione del prezzo al chilo per chi acquista l’intera cassetta. Quindi nasce il sospetto di illegittimità per la tariffe “acqua” luce, gas e nell’immediato prossimo Rifiuti Solidi Urbani che sono modulate secondo scaglioni di consumo ed aliquote progressive come l’IRPEF. Oltretutto per l’acqua: “è necessario considerare l’incidenza delle Quote di servizio e la articolazione tariffaria che prevede un costo dell’acqua crescente in base alle fasce di consumo secondo un metodo progressivo. Tale metodo, già in uso per le tariffe “CIPE”, permette di garantire per le fasce di consumo più basse un costo minore rispetto a quello medio, tale differenza viene poi recuperata attraverso i ricavi relativi ai consumi che eccedono il consumo medio per i quali si applica una tariffa superiore.” (allegato 2 alla Decisione n. 4 datata 22 luglio 2004 della Conferenza dei Sindaci ATO genovese).

Per ogni modulo ho calcolato il costo complessivo per residenti ed altri (non residenti, industriale commerciale, artigianale e diverso) determinato la media e diviso per i metri cubi addotti.

Questo il grafico per il 2006. Come andamento è identico al 2004 e 2005

La linea orizzontale verde rappresenta la tariffa del Servizio Idrico Integrato. Non mi pare si possa asserire che i consumi bassi abbiano una riduzione di costo. Il costo minimo coincide con prezzo del S.I.I. solo nei valori del modulo adottato.

La situazione è leggermente migliorata con i nuovi scaglioni introdotti nel 2007.

Occorre precisare che per il modulo 180 si ha una riduzione per consumi da 116 a 187 mc/anno con un minimo di € 1,387622 per 180mc/anno. Per il modulo 270 si ha un risparmio da 218 a 276 mc/anno il minimo a 270 mc/anno è € 1,404839. Per il modulo 360 è inferiore alla tariffa da 319 a 364 mc/anno il minimo € 1,413448 è a 360 mc/anno. Queste riduzioni non devono trarre in inganno poiché non appena superato il valore del modulo indicato per ogni metro cubo addotto se ne pagano 2,5 mc ed addirittura 3 mc. se si supera il doppio.

Gli aumenti tariffari del grafico si riferiscono al Comune di Lavagna. Ho preso in considerazione il modulo 120 fini al 2006 e 180 per i successivi.

Tali incrementi sono stati giustificati con l’affermazione che i Comuni addebitavano sulla tariffa idrica sono il costo del personale. I costi di ammortamenti ed investimenti erano scaricati sulla fiscalità generale. Detti costi sono stati trasferiti al gestore che li riscuote direttamente da tutti gli utenti, anche quelli che soggiornano nella Provincia per alcuni mesi.

Analizzare i dati rilevati dall’AATO di Genova è un’impresa ardua. Comunque il Comune di Genova ha usufruito, in questi anni, di opere e quindi sgravi per diversi milioni di Euro. Considerato che le spa se non guadagnano falliscono e che detto Comune possedeva il 51% delle azioni AMGA spa ora il 26% della IRIDE spa avrà pur guadagnato qualcosa. Non si capisce come mai chieda allo Stato il rimborso del mancato introito dell’ICI sulla prima casa, sgravio di cui godono solo alcuni tra i residenti. Ho l’impressione che l’abolizione dell’ICI sulla prima casa sia pagata anche da chi è in affitto una volta quando apre il rubinetto e la seconda sulla fiscalità generale nazionale.

Ai rassegnati posso dire che la sentenza della Corte Costituzionale dimostra che qualcosa si può e si deve fare.

Di certo è difficile la “lobby” delle internazionali delle acque sono forti e possono influenzare la Banca Mondiale, hanno rappresentanze presso la CEE e possono finanziare campagne pubblicitarie.

L’esperienza dimostra che in Brasile, Bolivia, Indonesia, Ghana l’acqua è diventata merce di lusso a cui possono accedere solo i ricchi. Di certo non sono interessate a territori some la Somalia ed Eritrea che ricevono pozzi con i contributi dei dipendenti delle forze armate italiane e sensibilizzati. Gli AATO si sono raggruppati in Associazione Nazionale degli Enti o Autorità di Ambito (A.N.E.A.).

Per contro noi siamo divisi, (il territorio italiano è stato diviso in 96 ATO e circa 590 tariffe) e ciascuno può agire solo nel proprio Ambito. Il Parlamento italiano è diviso in maggioranza ed opposizione impegnati a far finta di litigare tra loro per cui, anche sensibilizzando tutti i parlamentari nei confronti delle Istituzioni europee ed internazionali le nostre forze sarebbero dimezzate.

Noi, cadendo nella loro trappola, discutiamo se l’acqua debba essere pubblica o privata. Non consideriamo che se fosse pubblica (art. 53 della Costituzione) tutti saremmo tenuti a concorrere in ragione della propria capacità contributiva ma gli introiti debbono essere riscossi dagli enti pubblici. Se fosse privata ciascuno di noi dovrebbe poter scegliere, tra le aziende in competizione tra loro, quella che più conviene così come facciamo quando acquistiamo un vestito, un paio di scarpe o la frutta, telefonia gas e luce .

Il problema vero è che, con il tacito consenso di tutto il Parlamento, l’acqua è un bene pubblico negli oneri: Ci viene imposta una tariffa formulata, con affermazioni non corrispondenti al vero, ai sensi del citato art. 53 con scaglioni ed aliquote crescenti; ma merce (privata) negli utili che le aziende usano per concentrarsi ed eludere la concorrenza. L’antitrust è già intervenuta nei confronti di due società.

Tra gli AATO che ho potuto conoscere (guardare tutti i 96 è troppo laborioso) le azioni delle spa sono possedute in maggioranza da enti pubblici che costituiscono l’Autorità d’ambito. L’Autorità citata (Ponzio) stabilisce le tariffe che Pilato incassa.

Vorrei poter chiedere al Parlamento intero ed al Presidente della Repubblica in qualità di garante della Costituzione: Lo Stato può delegare il potere impositivo ad aziende private?

Faccio notare che le società di cui parliamo gestiscono anche i servizi gas, luce (liberalizzati) e prossimamente rifiuti solidi urbani le uniche che applicano non prezzi ma tariffe articolate.

Il 31 prossimo scade la convenzione AATO Genova /Amga spa. Entro tale data doveva essere bandita un gara per l’assegnazione della gestione del Servizio Idrico Integrale. I cittadini contribuenti possono essere informati? Oppure siamo considerati “servi della gleba”? Le aziende private possono prendere decisioni anche senza avvisare i clienti ma gli atti degli Enti Pubblici devono essere conosciuti da tutti i cittadini che hanno il diritto di essere informati per esprimere un giudizio consapevole e cosciente.

Antonio Pascucci da Lavagna.




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