Il tempo scorre molto più veloce di cent'anni or sono.
Gli umani sono “costretti” a correre dietro a impegni che altri hanno preso per loro e che disturbano l'esistenza.
Hanno le ore ed i giorni scanditi da un orologio invisibile e immodificabile.........................
Non riescono a liberare il tempo per chiedersi le cose più semplici alle quali, comunque, trovano risposte preconfezionate da chi muove l'orologio.
Gli umani sono schiavi della loro debolezza e delle loro paure; si sono costruiti il carcere da soli e non hanno il coraggio di rompere le catene; il “sistema dominante”, di cui molti parlano senza conoscerne le caratteristiche e senza conoscerne i componenti lavora con cura per restringere sempre di più gli ultimi spazi di libertà.
La situazione attuale, sofferta da molti, è il primo risultato di questo lavoro del sistema dominante.
Il popolo che doveva essere costituito da cittadini “sovrani” è divenuto una volgare “massa di sudditi”, tutti asserviti ai pochi potentati esistenti senza conoscerne le gerarchie e i singoli compiti.
Ascoltare da ogni parte la frase “proposta che parte dal basso”, per indicare una proposta scaturita dalla partecipazione popolare, la dice lunga sulla “abdicazione” alla sovranità derivata dalle paure dei cittadini.
Ogni proposta del popolo, proveniente dalla sua “sovranità”, può solo “calare dall'alto” e scendere ai rappresentanti del popolo, questi, si, posti ai piani più bassi, dove dovrebbero mostrare l'umiltà richiesta dal “servizio” pubblico cui sono riferibili.
Le uniche informazioni disponibili vengono trasmesse dai giornali e dalle televisioni che sono completamente asservite al potere dominante in tutte le aree geografiche della terra.
Parlare di NWO (New world order), il Nuovo Ordine Mondiale è un compito delle pagine libere che si trovano ancora in rete; i giornali e le TV non affrontano mai questo argomento essendone lo strumento di diffusione attraverso la sub-liminazione e la diffusione di dogmi.
Questo sito, ed altri con lo stesso profilo distribuiti in tutte le parti d'Italia, indicano con anticipo le caratteristiche dei personaggi che partecipano alla dissoluzione della società e al perseguimento dell'interesse di pochi; la filosofia ispiratrice è la scepsi che punta a un processo cognitivo che non sia dogmatico,che tende quindi al dubitare.
Il percorso è di analisi critica e si orienta verso le singole figure e alle loro “connessioni” all'interno dei giochi di potere che si nascondono alla normale visione dei cittadini.
Si può ben dire, con molto orgoglio, che lo scopo di questo sito è fare della “dietrologia” una scienza..............
I personaggi pubblici che ricadono oggetto di particolare attenzione, allo scopo di indicarla negativamente, la considerano come teoria del complotto, e tendono, logicamente, a sollevare principalmente le seguenti obiezioni alla teoria:
1. Non è sostenuta da prove sufficienti.
2. È formulata in modo tale da essere non verificabile.
3. È complessa in maniera improbabile.
In considerazione di queste obiezioni ci siamo dati sin dall'inizio il compito di recuperare prove “ampie”, di proporre percorsi verificabili e di rendere quanto meno complesse possibili le narrazioni.
Il materiale informativo che ci viene trasmesso dalle persone e di cui analizziamo i contenuti e verifichiamo le documentazioni ci ha sempre permesso di trarre risultati importanti.
L'anno appena iniziato si presenta molto più complesso dei precedenti e necessiterà di un lavoro sempre più attento........questo è il “nostro lavoro”!
Chi vuole interessarsi ai “soggetti pubblici” che compaiono sul territorio non ha che da continuare a leggere questa pagina e tutte le altre collegate.
Buon lavoro a tutti.
venerdì 31 dicembre 2010
domenica 5 dicembre 2010
Marta, il marito "fedele", Gavio e una storia dimenticata troppo presto.....
La sindachessa Marta Vincenzi è da sempre legata ai potentati economici con i "capitali all'estero".
Quale conseguenza deriva da una simile impostazione ?
L'impoverimento del territorio a favore dell'arricchimento dei "conti privati" delle lobbyes d'affari.
Si può ragionevolmente dire che è un comportamento fortemente antisociale ?
Certamente si................................vediamo uno dei tanti casi:
Quando la Vincenzi era presidente della provincia di Genova si "accordò" con alcuni soggetti pericolosissimi per l'economia nazionale poichè i loro capitali sono gelosamente custoditi all'estero.
Questi soggetti "svuotano" le casse pubbliche e trasferiscono nei paradisi fiscali le ingenti somme che trafugano dal territorio italiano indebolendo, di fatto, l'economia nazionale e costringendo la nazione alla sudditanza verso le grandi banche internazionali che mettono in condizioni di dipendenza i governi.
Vediamo dunque il caso annunciato e i soggetti partecipanti al "grande affare"........Questo è, anzi era, Marcellino Gavio, tortonese, affarista di grande levatura; il suo motto era: " ...compro chi mi pare !"
Quest'altro è Fabrizio Palenzona, detto il "camionista" che si è fatto da solo (?????) passando per falsi documentali perenni, a partire da quando si creò il primo "personaggio" pubblico falsificando centinaia di tessere sindacali.............oggi, in totale dipendenza dai potentati bancari esteri è approdato all'Unicredit in un ruolo determinante per la distruzione finale dell'economia italiana.
Il suo motto è: "..sono più bravo di Marcellino a comprare chi mi pare !!"
Che cosa accadde dunque nel patto scellerato che la Marta Vincenzi stipulò e di cui qui andremo a parlare ?
Marcellino Gavio, nel 1999 vinse la tombola delle quote per l'autostrada Milano-Genova.
Una storia tutta da raccontare.
Nel 1999, la Provincia di Genova (presidente Marta Vincenzi) vende le sue azioni della Milano-Genova a Marcellino Gavio, anzi, praticamente le regala (!!!), visto il prezzo: 1,60 euro.
Tanto più se raffrontato col prezzo che poi realizzerà Gavio, rivendendole alla Provincia di Milano: la bellezza di 8,93 euro.
Fessi i presidenti delle due istituzioni locali, oppure un "mago" Marcellino, oppure ancora una via di mezzo? (sempre per limitarsi e non pensar male !!!)
Vediamo, comunque chi sono stati i protagonisti dell'affaire: al vertice della Provincia di Genova sedeva Marta Vincenzi, oggi sindaco del comune capoluogo; sull'omologa poltrona meneghina, il neoeletto Filippo Penati, diessino, subentrato ad Ombretta Colli (sono in parecchi comunque a ricordare i regalini (????) di Gavio alla Colli via Fondazione Giorgio Gaber).
Uno dei pochi a sorprendersi circa il prezzo, fu l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, poi fatto sparire dalla scena politica.
Nei suoi acrobatici rapporti politici improntati alla più schietta trasversalità, il dinamico Marcellino ha incontrato sulla sua strada, arieccoci con arterie, asfalti, il marito di Marta Vincenzi, ovvero Bruno Marchese.
Uno dei luoghi d'incontro, ad esempio, il Consorzio Rete, impegnato in progettazioni, studi di architettura e d'ingegneria, del quale Marchese è praticamente il factotum, come direttore tecnico dal 1999 (!!!) e consigliere d'amministrazione dal 2006.
Fra i soci di Rete spunta, con il 16,6 per cento delle quote, la Sias, uno dei gioielli di casa Gavio. Per qualche conflitto d'interesse in più, nel pedigree targato Marchese spiccano altre sigle, in prima fila IGM Italia Impiantista Gestione Manutenzione e IGM Engineering Impianti. Una società, quest'ultima, che «lavora spesso e volentieri con l'Anas», come osserva qualcuno al ministero delle infrastrutture.
E, con piroetta doppia, le imprese di marca Gavio (grande amico, fra gli altri, di due "signori" delle autostrade, Vito Bonsignore e Giancarlo Elia Valori) fanno capolino in altre agili compagini: sul versante istituzionale locale, in prima fila l'Autorità portuale di Genova e la Sviluppo Genova spa. Partecipata ovviamente dai tre enti locali (Regione, Provincia e Comune), dedita a promuovere in tutti i modi il decollo socio-economico del capoluogo, ogni tanto fa incetta di altre sigle: così ha cercato di fare con la misteriosa Valpolcevera Tre, riconducibile ai Mamone, una delle famiglie di rispetto della Calabria, secondo alcuni rapporti della Dia tra le più attive sul fronte degli appalti pubblici e del riciclaggio di danaro proprio a Genova.....................
Chissà se qualcuno, per esempio un consigliere comunale, si è mai domandato quale immenso danno economico ha creato alla Provincia di Genova la sig.ra Marta, assieme al caro consorte Bruno Marchese ?
Quindi tutti colpevoli di aver venduto le azioni a 1, 63 euro, immediatamente rivendute da Gavio & co. a 8,93 euro !!!!!!
Per maggiori approfondimenti si può leggere la "storiella" al seguente indirizzo:
http://prono.provincia.genova.it/notizia.asp?IDNotizia=938
http://prono.provincia.genova.it/notizia.asp?IDNotizia=938
giovedì 25 novembre 2010
Recco e Rapallo, sulla strada della "virtù".......................
La mancanza di adeguamento alle norme europee, che fissano percentuali di differenziazione con scadenze annuali, hanno inguaiato pesantemente Bassolino e la Russo Jervolino, sindaci di Napoli.
Entrambi sono a giudizio presso la Corte dei Conti della Campania e rinviati a giudizio penale dalla Procura della Repubblica di Napoli.
Dunque ci siamo chiesti:
Perchè Napoli si e Recco no ?
Quindi: alla fine del mese di ottobre veniva presentato alla Procura Regionale della Corte dei Conti, un dettagliato esposto contro diversi soggetti.............qui di seguito alcune righe introduttive:
ESPOSTO
Il presente esposto, viene presentato alla Procura Regionale della Corte dei conti presso la Sezione giurisdizionale per la Regione Liguria nei confronti dei sigg:
-BUCCILLI Gian Luca Sindaco
-CAPURRO Dario Sindaco
-BERSANETTI Stefano Assessore
-SENAREGA Franco Assessore
-FONTANELLA Paola Dirigente ambito di controllo Provincia di Genova
-GIAMPAOLO Paolo Referente Provincia di Genova, Ufficio Segreteria Tecnica ATO
-BENEDETTI Roberto Presidente ed Amministratore unico MUVITA
-CORRADI Alberto Pres. della Commissione Speciale Rifiuti della Provincia di Genova.
i primi quattro in qualità di sindaci e assessori del Comune di Recco, gli altri appartenenti ad organismi di verifica e controllo sovraordinati, tutti competenti per materia, ritenuti responsabili del danno erariale cagionato al comune medesimo e ad altri enti sovraordinati, per il mancato raggiungimento, in relazione agli anni 2003-2010, delle percentuali di raccolta differenziata..........................
L'intero documento è leggibile al seguente indirizzo:
http://retelevante.blogspot.com/2010/10/blog-post.html
-Il giorno 2 novembre, riportando la notizia dell'esposto, il SECOLO XIX, dava conto della "nuova azione" del comune che si distingueva tra tutti perchè applicava la tariffa TARSU più "cara" ..........................
-Leggendo i "buoni propositi" riportati nell'articolo, verrebbe da dire: " come al solito è sufficiente denunciarvi e toccarvi le tasche che immediatamente dopo vi attivate"
-Nella realtà, invece, occorre censurare pesantemente tale impostazione che dimostra tutta l'incapacità dell'intero consiglio con una maggioranza - INETTA - e un' opposizione - ACCONDISCENDENTE !
Nell'articolo riportato qui sotto compaiono anche dichiarazioni "fantasiose" del sindaco (pro forma) Capurro, mentre il sindaco (vero) Buccilli, a microfoni spenti, dichiara altre amenità sorprendenti...............
Per correttezza, dell'esposto citato sono stati naturalmente informati anche tutti i sindaci dell'area prossima a Recco e, come per incanto ecco che Rapallo, il 24 novembre "VARA LA RIVOLUZIONE" !!!!!!!!!!
Che proclami................"DIFFERENZIATA SPINTA" !!!!!........."SACCHETTI COLORATI" !!!!!..........e poi un gestore veramente di "qualità", la "COSCA" Pizzimbone, i fratelli noti proprietari della Biancamano, appena denunciati per lo stato di illegalità dell'ecocentro di Bargone (Casarza Ligure).
Lo sviluppo più interessante dell'intera vicenda, però, si avverte a Recco con lo scontro tra Bersanetti (già indagato per i fondi europei) e Senarega.
Il secondo, in realtà, non sembrerebbe avere rilevanti responsabilità mentre il primo, Bersanetti, ha ben ragione di temere un "prelievo" dalle sue tasche piuttosto consistente, perchè il grande danno lo ha creato lui con un impianto mentale devastato da criteri di interesse personale e di "carriera" politica.
Che non abbia mai compreso quale sia la funzione di un pubblico amministratore appare evidente a molti.
Che curi esclusivamente i suoi "particolari" interessi è dimostrato ampiamente dall'opinione che ha di lui Sanguineti (Area ex IML....) e che non si trattiene certamente dall'esprimerla, dopo averlo "incontrato" più volte durante l'annosa questione di "RECCO 2"..... !!
sabato 20 novembre 2010
Mafia, massoneria, elemosine ai comuni da "commissariare" !!!!
Mentre Marco Preve, sul numero odierno di Repubblica ci ricorda cose importanti sulla massoneria, la mafia e le amministrazioni:
http://genova.repubblica.it/cronaca/2010/11/20/news/la_loggia_massonica_dei_mamone_e_confapi-9305767/
http://genova.repubblica.it/cronaca/2010/11/20/news/la_loggia_massonica_dei_mamone_e_confapi-9305767/
Il comune di Lavagna, unico di tutto il nord Italia ad essere da sempre indicato come "infiltrato di mafia" persino dalla comunità europea, chiede l'elemosina ad un soggetto come Jack Rok Mazreku per poter "illuminare la città" nel periodo natalizio.
La notizia è sconvolgente, così come sconvolgente è il titolo che IL SECOLO XIX mette in apertura alla notizia.
Ci sarebbe da chiedersi che cosa frulla in testa alla redazione chiavarese del quotidiano per doversi "sottomettere" al diktat del kossovaro che gestisce il porto in una situazione di grande illegalità.
Saranno pure le querele che il Mazreku ha "scaraventato" addosso alla Debora Badinelli, autrice del pezzo "demenziale" e disinformante, oltre che ad alcuni altri soggetti della redazione, ma, in tutta coscienza, sarebbe meglio cambiare mestiere piuttosto che continuare in questa triste storia di sottomissione !
E' pur vero che il coraggio non è ancora in vendita sui banchi della Coop, ma l'intelligenza, di solito, è "democraticamente" data a tutti fin dalla nascita...............................l'importante è ADOPRARLA !
D'altro canto il "mafioso" kossovaro è sempre andato in soccorso al povero Vaccarezza.
In altre occasioni, il kossovaro ha espresso comportamenti da capocosca rilasciando interviste alla stampa:
In tutti questi casi la giunta comunale ha osservato un "devoto silenzio" tipico dei leccapiedi sparsi in quasi tutte le amministrazioni in cui la decenza è lasciata da parte !
Certo che i cittadini di Lavagna hanno un bel coraggio ad accettare di vivere nel comune maggiormante disastrato della riviera ligure.
Potrebbero risparmiare i danari utili a pagare sindaco, assessori e consiglieri se si affidassero direttamente al "capobastone" kossovaro dandogli le chiavi della città !!
domenica 14 novembre 2010
Recco, l'ospedale, i sindaci e tutte le bugie che dicono...................
Essere presenti ad un'assemblea come quella che si è tenuta ieri, sabato 13, sul piazzale dell'ospedale recchese e "conoscere le cose" è un'esperienza irripetibile, persino divertente nella drammaticità del caso....................(ma è poi un "caso" ?) o del "progetto" !!
Credo però che quasi nessuno dei presenti sapesse di che cosa si stava parlando; forse uno o due (sindacalisti) possono solo immaginare quale sia il "vero progetto".
E' stato così molto facile per Capurro (Dario, sindaco di Recco) dire un mare di schiocchezze e lanciare proclami "rivoluzionari" (???), così come è stato utile per Capurro (Armando, consigliere regionale ex sindaco "trombato" di Rapallo) impegnarsi nel "nulla possibile" e per Matteo Rosso, consigliere regionale, farsi una bella propaganda fine a se e all'accozzaglia di utili idioti che seguono il Pdl votandolo con cieca fiducia, così come da decenni i seguaci del Pdmenoelle votano Montaldo, assessore alla sanità ligure.
Ho notato un dispendio inutile di risorse umane (la "partecipazione" della gente) di risorse economiche (l'apparato stipendiato dei politici - dipendenti pubblici) e di risorse intellettuali (i cervelli dei presenti) tutti interessati ad una pura e semplice "favola" disinformante......
Nel 2001 scrissi un testo, poi diffuso in strada per mezzo di volantini, in cui si diceva:
"La sanità è il bussiness del futuro perchè così è stato deciso, come per tutti i comparti già dismessi (si vedano le acciaierie) si darà corso ad un dibattito funzionale alla distruzione.
Il "protocollo Barcellona" ha già deciso tutto; i movimenti di piazza che faranno resistenza saranno utili a creare il terreno sul quale le casse pubbliche andranno a "svenarsi" distruggendo tutto quanto si può ancora salvare.
E' avvenuto con l'acciaio; avviene per la sanità; avviene per i cantieri ecc.
Burlando, Montaldo, Buccilli e tutti gli altri hanno un potere decisionale eguale a "ZERO"; la soluzione non è certo quella di rivolgersi a loro........"
Nel caso della sanità è il "protocollo di Barcellona" che decide e quel protocollo è stato firmato dalle lobbyes, non dagli "utili idioti" (gli amministratori pubblici) che si fanno finti portatori di interessi"
Uno dei chiamati in causa mi querelò per "diffamazione" e la denuncia venne poi archiviata......si offese per l' "Utile idiota"!!!!!
Chi vuol veramente salvare la sanità deve prendere una strada diversa, altrimenti diventa pedina del gioco allargando la massa degli "utili idioti".
Il popolo ha indubbiamente grandi possibilità ma necessita di conoscere come funziona il meccanismo di controllo dei sistemi economici , solo dopo, prendere una posizione.
Il caso dell'ospedale di Recco potrebbe essere il primo esempio di un caso risolto con estrema facilità..............basta volerlo fare e smetterla di "mugugnare"!
Burlando, Montaldo, Capurro, Mannucci, Tassi, Castagnola, Bisso , ecc. non hanno alcun "potere", sono solo funzionali alla perdita di tempo e allo sperpero di risorse.
Qualche notizia utile si può leggere qui:
http://inuovisaraceni.blogspot.com/2010/11/laggressione-al-comparto.html
lunedì 8 novembre 2010
Mentire è la prima "regola" di Claudio Burlando
Alla festa del PD, nel mese di settembre, al presidente di regione, Claudio Burlando, veniva mostrato un volantino che riportava un post del sito ufficiale del PD di Maglie, Lecce, nel quale il sig. CAPURRO ARMANDO EZIO era indicato come il padrone della “fabbrica di morte“.
Gli venivano chieste spiegazioni in merito e lui rispondeva: << non sono al corrente della vicenda che riguarda CAPURRO !>>
Il candidato presidente di regione, Claudio Burlando, il giorno 5 marzo 2010, riceveva la mail qui sotto riportata:
———- Messaggio inoltrato ———-
Da: ANDREA PESCINO
Date: 05 marzo 2010 09:15
Oggetto: Fwd: ARMANDO EZIO CAPURRO
A: presidente.giunta@regione.liguria.it
Ti allego il link del PD di Maglie, Lecce, che potrà renderti edotto di chi sia il tuo “candidato” nella lista “NOI PER CLAUDIO BURLANDO”.
Non è forse meglio che tu riveda la “forzatura” sulla sua elezione ?
Grazie, buon lavoro
http://www.pdmaglie.it/?p=48
a.p.
E’ evidente che ARMANDO EZIO CAPURRO uomo legato ai “termodistruttori“, faceva molto comodo a Burlando……………………….infatti come suo primo atto amministrativo, nella seconda seduta del neoeletto consiglio regionale, ha presentato interrogazione urgente per la costruzione di cinque inceneritori !!!!!!
Gli venivano chieste spiegazioni in merito e lui rispondeva: << non sono al corrente della vicenda che riguarda CAPURRO !>>
Il candidato presidente di regione, Claudio Burlando, il giorno 5 marzo 2010, riceveva la mail qui sotto riportata:
———- Messaggio inoltrato ———-
Da: ANDREA PESCINO
Date: 05 marzo 2010 09:15
Oggetto: Fwd: ARMANDO EZIO CAPURRO
A: presidente.giunta@regione.liguria.it
Ti allego il link del PD di Maglie, Lecce, che potrà renderti edotto di chi sia il tuo “candidato” nella lista “NOI PER CLAUDIO BURLANDO”.
Non è forse meglio che tu riveda la “forzatura” sulla sua elezione ?
Grazie, buon lavoro
http://www.pdmaglie.it/?p=48
a.p.
E’ evidente che ARMANDO EZIO CAPURRO uomo legato ai “termodistruttori“, faceva molto comodo a Burlando……………………….infatti come suo primo atto amministrativo, nella seconda seduta del neoeletto consiglio regionale, ha presentato interrogazione urgente per la costruzione di cinque inceneritori !!!!!!
domenica 31 ottobre 2010
BUCCILLI, CAPURRO & c............come violare le leggi e danneggiare i cittadini !
ESPOSTO
Il presente esposto, viene presentato alla Procura Regionale della Corte dei conti presso la Sezione giurisdizionale per la Regione Liguria nei confronti dei sigg:
-BUCCILLI Gian Luca Sindaco
-CAPURRO Dario Sindaco
-BERSANETTI Stefano Assessore
-SENAREGA Franco Assessore
-FONTANELLA Paola Dirigente ambito di controllo Provincia di Genova
-GIAMPAOLO Paolo Referente Provincia di Genova, Ufficio Segreteria Tecnica ATO
-BENEDETTI Roberto Presidente ed Amministratore unico MUVITA
-CORRADI Alberto Pres. della Commissione Speciale Rifiuti della Provincia di Genova.
i primi quattro in qualità di sindaci e assessori del Comune di Recco, gli altri appartenenti ad organismi di verifica e controllo sovraordinati, tutti competenti per materia, ritenuti responsabili del danno erariale cagionato al comune medesimo e ad altri enti sovraordinati, per il mancato raggiungimento, in relazione agli anni 2003-2010, delle percentuali di raccolta differenziata fissate dalla legislazione applicabile ratione temporis; ritenuti altresì responsabili per il danno alla reputazione del comune per il ripristino dell’immagine turistica, commerciale, ambientale e sociale della comunità, lesa a livello locale e con risonanza oltrecomunale rilevabile dalla comparsa di elementi di indicazione valutativa/tabellare/comparativa riportati da diversi organi di stampa, oltre che da tutti i siti istituzionali di libero accesso.
Nello specifico emergono:
-”una percentuale di raccolta differenziata estremamente bassa per le specificità territoriali che presentano una “IMPRONTA ECOLOGICA” (vedi al paragrafo successivo) particolarmente dannosa per il sistema ambientale”
-”il danno differenziale conseguente al mancato raggiungimento delle percentuali di legge”
-”l'inesistenza di un qualsivoglia progetto di avvicinamento ai valori stabiliti dalle norme, dimostrato dall'inefficienza del meccanismo di raccolta differenziata che dipenderebbe dalle carenze strategiche, pianificatorie, programmatiche e progettuali emergenti dal modello di raccolta e riciclo dei rifiuti implementato dal Comune di Recco in persona dei vertici politico-amministrativi.”
-“i mancati introiti a titolo di corrispettivo per la vendita di materiale raccolto in maniera differenziata (lucro cessante), comparando il reddito minimo potenzialmente realizzabile in base alla legge, con gli introiti effettivamente incamerati per il conferimento presso i consorzi di filiera (per tramite del consorzio di bacino) del materiale raccolto in maniera differenziata, rispetto frazioni merceologiche da raccogliere”
-“la maggiore spesa per conferimento agli impianti di raccolta definitiva del materiale non differenziato”
-“il maggior onere per abitante conseguente alla azione oggetto del presente esposto”
-”la distruzione del sistema messo in atto da precedente amministrazione (sindaco Diena) che aveva raggiunto percentuali assai elevate di differenziazione e riciclo”
-”la deturpazione del paesaggio derivata da discariche abusive con dispersione in aree boscate e prive di controllo”
-”la deturpazione del paesaggio urbano derivato dalla dispersione diffusa in prossimità di aree destinate alla raccolta del R.U. indifferenziato”
-”la evidente e rilevante presenza sul territorio comunale di esercizi produttori di elevatissima quantità di umido (ristoranti e simili) che grava per oltre il 38% sul dato complessivo comunale, mai indirizzati verso il compostaggio centralizzato”
L'impronta ecologica
Uno degli aspetti più preoccupanti del nostro modo di vita attuale è illustrato dal concetto di impronta ecologica, un indice espresso in ettari di territorio, elaborato da William Rees e Mathis Wackernagel, che cerca di quantificare l’impatto sulla biosfera di una comunità (città, nazione, fino all’intera umanità), espresso in termini di superficie pro capite di area biologicamente produttiva necessaria a fornire tutta l’energia, l’acqua e le materie prime consumate e per assorbire tutti gli scarti prodotti dalle attività umane, intesi sia come rifiuti, sia come anidride carbonica derivante dall’uso di combustibili fossili.
È un indice che si evolve nel tempo a seconda degli stili di consumo delle varie società e delle nazioni.
Gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi all’anno 2003, pubblicati nel “Living Planet Report 2006” curato da WWF Internazionale, Istituto di Zoologia di Londra e Global Footprint Network.
L’Impronta Ecologica va confrontata con la Biocapacità Terrestre, misurata sempre in ettari, che indica la effettiva disponibilità di ecosistemi terrestri produttivi (terreni agricoli, pascoli, foreste, aree di pesca) occorrente a soddisfare le necessità umane.
Il consumo di acqua dolce non è incluso nel calcolo dell’Impronta Ecologica in quanto la richiesta e l’uso di questa risorsa non può essere espresso in termini di ettari globali di impatto.
In realtà è possibile associare agli oggetti anche altri contenuti di energia: quella che è stata utilizzata per l’estrazione delle materie prime, per il trasporto, la lavorazione, ecc.
Si tratta di una quantità di energia superiore al potere calorifico.
Dunque il concetto di uso razionale dell’energia può essere esteso anche al sistema di gestione dei rifiuti, valutando il risparmio energetico conseguente al modello di gestione dei rifiuti scelto.
Appare evidente l’ordine di grandezza del risparmio energetico associato alla non produzione di rifiuto (100%) e al riutilizzo (~85%), da cui sorge la naturale scelta che un'amministrazione deve imporsi ed imporre al fine di dedicare ampio spazio alla Prevenzione e Riduzione dei Rifiuti Urbani, secondo le linee guida indicate nel paragrafo successivo, in accordo con le indicazioni normative richiamate in seguito.
Le prescrizioni di ambito locale
Dal sito della provincia all'indirizzo:
http://www.provincia.genova.it/portal/template/viewTemplate?templateId=tixdmg8zr2_layout_14t3vw8ztc.psml si ricava:
<
Dal medesimo sito, alla pagina:
http://www.provincia.genova.it/portal/template/viewTemplate?templateId=uj4iyx9b41_layout_c5aok89b69.psml si ricava:
<
La Provincia partecipa nell'ambito delle procedure definite dalla D.G.R. n. 1487 del 7 dicembre 2007 al processo di raccolta ed accertamento dei risultati annuali di raccolta differenziata raggiunta nei Comuni della Provincia.
Infine, la Provincia di Genova ha istituito e gestisce, tramite la società controllata Muvita s.r.l., l’Osservatorio Provinciale dei Rifiuti.
Ancora dal medesimo sito, viene rilasciata la tabella che indica i dati riferibili ai fatti:
http://www.provincia.genova.it/portal/page/categoryItem?contentId=107215->fcoj3g9b56_content_muhp6d9b610
Per comodità di verifica viene qui sotto riportata integralmente l'elenco dei comuni che, alla data del 31-12-2007, avrebbero dovuto attestarsi al 40% di raccolta differenziata:....(omissis)...................
....Comune RECCO ab. 10300 t. x ab. 0,593 t.tot 5166,53 t. diff. 942,61 percentuale 15,43%
Per quanto attiene al succitato “Osservatorio Provinciale dei Rifiuti” e alla sua azione positiva sul sistema, questa organizzazione appare destinata a ben altre funzioni anche a ragione della sua trasformazione da s.r.l. in “fondazione”.
Infatti, dalla ricerca su Muvita s.r.l. indicata dal sito della Provincia di Genova, (la Provincia di Genova ha istituito e gestisce, tramite la società controllata Muvita s.r.l., l’Osservatorio Provinciale dei Rifiuti.) emergono dati significativi al seguente indirizzo:
http://www.provincia.genova.it/portal/template/viewTemplate?templateId=pwc4l3dsm7_layout_abfx30euy1.psml
<
La fondazione opera nei settori "Education", realizzando iniziative di edutainment, formazione e divulgazione, tra cui la gestione del "Science Centre" di Arenzano e la promozione di azioni di educazione ambientale; "Business" attraverso attività specifiche verso il "target imprese", "Projects", mediante iniziative relative a singoli temi, tra cui ad esempio la gestione dello "Sportello Provinciale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico" per conto della Provincia di Genova, "Service", svolgendo servizi di supporto all'attività di terzi. Muvita gestisce inoltre il "Museo della Lanterna di Genova" e l'"Auditorium Muvita"; di seguito i dati di riferimento:
Fondo di dotazione: €120.000 Quota Provincia: 100%
Presidente e Amminstratore Unico: Dott. Roberto Benedetti
Sede: Via Marconi, 165 - 16011 Arenzano tel. 010/910001 fax 010 9100119
e-mail segreteria@muvita.it sito: www.muvita.it
L'educazione preventiva
E' ancora la Provincia di Genova. Organo sovraordinato al Comune di Recco che fornisce indicazioni e percorsi all'indirizzo:
http://www.provincia.genova.it/servlets/resources?contentId=125624&resourceName=Allegato-pdf
Nell'indicato “PIANO PER LA PREVENZIONE E LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI SUL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI GENOVA” si legge infatti:
<
La vera strategia preventiva consiste quindi nell’unificare questo percorso lineare in modo tale da limitare al massimo il ricorso al conferimento al circuito di raccolta dei RU e, di conseguenza, all’utilizzo di nuove risorse naturali per ottenere nuovi beni. Si tratta di un complemento essenziale alle strategie che cercano di sviluppare un circolo chiuso con la riutilizzazione dei rifiuti – o la loro trasformazione in materie prime seconde.
Il concetto di prevenzione può essere applicato sia unicamente allo stadio della produzione di rifiuti (prevenzione alla fonte), sia allo stadio finale dello smaltimento in discarica o per incenerimento (il termine minimizzazione viene allora utilizzato). Il settore della valorizzazione dei rifiuti tramite il loro riutilizzo come prodotto integro o come materia prima seconda è certo una soluzione migliore del semplice smaltimento, tuttavia bisogna sempre rammentare che “il migliore rifiuto è quello che non è stato prodotto”. La prevenzione alla fonte è un’operazione che giustifica un’attenzione specifica e prioritaria.
Sul concetto stesso di “prevenzione alla fonte” si possono operare alcune distinzioni per ordine di importanza: si può preferire una “non produzione” del rifiuto, oppure optare per la sua “diminuzione o riduzione parziale”. Pensiamo all’acquisto di frutta a peso rispetto a quella preconfezionata (seppure con imballaggio ecologico), agli orologi meccanici rispetto
a quelli con pile a bottoni; la prevenzione nei rifiuti urbani tende quindi ad avvicinarsi alla politica degli “eco prodotti” tenendo anche conto della crescita economica nei confronti del consumo di risorse naturale.
Possiamo evidenziare questi aspetti mettendo l’eco-consumo al centro delle priorità per sviluppare il consumo di servizi e di prodotti in grado di soddisfare i bisogni essenziali e di
migliorare la qualità della vita, mentre contemporaneamente limitiamo l’utilizzo di risorse naturali, di sostanze pericolose e prodotti inquinanti per non mettere in pericolo la soddisfazione dei bisogni anche delle generazione future.
La “dematerializazione“ o l’utilizzo di minori risorse, avendo comunque come obiettivo quello di arrivare allo stesso livello di benessere, si inserisce in questa logica di ecoconsumo.>>
Il riferimento normativo generale
La Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 22-11-2008 ribadisce al suo art. 4 “La gerarchia dei rifiuti” e definisce che tale “gerarchia si applichi quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti:
la Direttiva prevede che la commissione europea presenti al parlamento europeo delle relazioni corredate da misure a sostegno della prevenzione ed in particolare:
a) “entro la fine del 2011, una relazione intermedia sull’evoluzione della produzione rifiuti e l’ambito di applicazione della prevenzione dei rifiuti che comprenda la definizione di una politica per una progettazione ecologica dei prodotti che riduca al contempo la produzione di rifiuti e la presenza di sostanze nocive in essi (…).
b) entro la fine del 2011, la formulazione di un piano d’azione per ulteriori misure di sostegno a livello europeo volte in particolare, a modificare gli attuali modelli di consumo;
c) entro la fine del 2014 la definizione di obiettivi in materia di prevenzione dei rifiuti e di dissociazione per il 2020, basati sulle migliori prassi disponibili (…)”
L’articolo 29 ha per titolo “Programmi di prevenzione dei rifiuti” e prescrive che gli stati membri adottino dei programmi di prevenzione dei rifiuti entro il 12 dicembre 2013 e che tali piani identifichino chiaramente le misure di prevenzione dei rifiuti. Tali piani devono infatti fissare gli obiettivi e a tal fine la direttiva fornisce in allegato uno schema che possa essere di esempio. Nella direttiva viene chiarito che “Lo scopo di tali obiettivi e misure è di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti.”
Nell’articolo 29 al comma 5 la Direttiva stabilisce che “La commissione crea un sistema per lo scambio di informazioni sulle migliori pratiche in materia di prevenzione dei rifiuti ed elabora orientamenti per assistere gli Stati membri nella preparazione dei programmi.”
Le precedenti direttive.
Nelle precedenti direttive gli orientamenti erano analoghi, però la definizione di “prevenzione” non era molto precisa, se non per quanto riguarda gli imballaggi (ai sensi della Direttiva europea 1994/62 recepita prima dal Dlgs 22/97 e poi dal Dlgs 152/061).
Nelle direttive precedenti venivano definite le priorità e gli obiettivi della politica ambientale europea fino al 2050 descrivendo in modo particolareggiato i provvedimenti da adottare per contribuire alla realizzazione della strategia europea in materia di sviluppo sostenibile.
Il ruolo della Unione Europea è quindi quello di contribuire alla prevenzione dei rifiuti e di promuovere il riciclaggio informando i consumatori, sostenendo la ricerca e lo sviluppo tecnologico di nuovi materiali a tutela dell'ambiente e di promuovere i mezzi per fornire prodotti usando meno risorse.>>
Rilevato quindi:
-che il diritto comunitario (a seguito del Trattato di Lisbona, diritto dell’Unione o europeo) impone agli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie “per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente” e “per vietare l’abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti” (art. 4 della direttiva del Consiglio del 18 marzo 1991, n. 91/156/CEE);
-che il servizio di gestione dei rifiuti implica “la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni” (art. 1 dir. 91/156/CEE, citata);
-che “gli Stati membri stabiliscono o designano l’autorità o le autorità competenti incaricate di porre in atto le disposizioni della presente direttiva” (art. 6 dir. 91/156/CEE, citata);
-che le “autorità competenti di cui all’art. 6 devono elaborare […] uno o più piani di gestione dei rifiuti, che contemplino […] tipo, quantità e origine dei rifiuti da recuperare o da smaltire” (art. 7, dir. 91/156/CEE, citata);
-che l’allegato II della direttiva 91/156/CEE, citata, indica le operazioni di recupero che, conformemente all’art. 4, devono svolgersi “senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio all’ambiente”;
Inoltre:
-che il termine di recepimento della direttiva 91/156/CEE, citata, è scaduto il 10 aprile 1993 (art. 2, 91/156/CEE, citata);
-che nella gestione amministrativa in capo alla giunta Diena (precedentemente citata), dunque anteriore alle due aventi sindaco Buccilli ed alla attuale avente sindaco Capurro, il valore di differenziata raggiunto era estremamente alto e di molto superiore all'attuale;
-che l’art. 24 del d.lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 (c.d. “decreto Ronchi”), ha imposto ai Comuni (enti titolari dei poteri in materia di raccolta differenziata ai sensi dei precedenti art. 21, comma 2, lett. c), e 23, comma 3, del predetto decreto) di conseguire percentuali minime di raccolta differenziata fissate in percentuali progressivamente crescenti fino a raggiungere quella del 35% a partire dal 2003 (il menzionato art. 24 statuisce che “In ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti: 15% entro due anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto; 25% entro quattro anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto; 35% a partire dal sesto anno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto”);
-che l’art. 205 del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, ha determinato un incremento delle quote percentuali da realizzarsi negli anni successivi (il primo comma prevede che “In ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:
-almeno il trentacinque per cento entro il 31 dicembre 2006;
-almeno il quarantacinque per cento entro il 31 dicembre 2008;
-almeno il sessantacinque per cento entro il 31 dicembre 2012”), percentuali ulteriormente rivisitate dall’art. 1, comma 1108, della legge 27 dicembre 2009, n. 296 (“Al fine di realizzare rilevanti risparmi di spesa ed una più efficace utilizzazione delle risorse finanziarie destinate alla gestione dei rifiuti solidi urbani, la regione, previa diffida, può provvedere tramite un commissario ad acta a garantire il governo della gestione dei rifiuti a livello di ambito territoriale ottimale con riferimento a quegli ambiti territoriali ottimali all'interno dei quali non sia assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime:
-almeno il 40 per cento entro il 31 dicembre 2007;
-almeno il 50 per cento entro il 31 dicembre 2009;
-almeno il 60 per cento entro il 31 dicembre 2011”);
- che alle predette disposizioni va riconosciuta un’efficacia precettiva vincolante atteso che:
esse assicurano il principio di prevenzione, precauzione ed azione preventiva, ampiamente riconosciuto in materia ambientale dalla Corte di giustizia pronunciatasi sulla disciplina comunitaria dei rifiuti (inter plures C. giust., 11 novembre 2004, C-457/02, Niselli, secondo la quale “la finalità della direttiva 75/442 […] è la tutela della salute umana e dell’ambiente contro gli effetti nocivi della raccolta, del trasporto, del trattamento, dell’ammasso e del deposito dei rifiuti” da attuarsi “anche alla luce dell’art. 174, n. 2, CE, secondo il quale la politica della Comunità in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed è fondata in particolare sui principi della precauzione e dell’azione preventiva (v., in particolare, sentenza 18 aprile 2002, causa C-9/00, Palin Granit e Vehmassalon kansanterveystyön kuntayhtymän hallitus, Racc. pag. I-3533; in prosieguo: la «sentenza Palin Granit», punti 22 e 23)”; sui principi di precauzione e prevenzione in materia ambientale, più di recente, C. giust., 9 marzo 2010, C-379/08 e 380/08, Raffinerie mediterranee); si attuano numerose direttive in materia di rifiuti che hanno imposto agli Stati membri di porre in essere tutte le misure idonee ad implementare un’efficace gestione dei rifiuti tesa essenzialmente alla protezione della salute umana e dell’ambiente, favorendo il recupero dei rifiuti e l’utilizzazione dei materiali di recupero come materie prime per preservare le risorse naturali nonché provvedendo in modo responsabile allo smaltimento ed al recupero dei rifiuti (dir. 75/442/CEE, come modificata ed integrata dalle dir. 91/156/CEE, dir. 91/692/CEE, dir. 96/350/CEE, poi consolidate nella direttiva 5 aprile 2006, n. 12/2006/CE, la quale ha ribadito nuovamente gli obblighi europei di procedere al “recupero dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo o ogni altra azione intesa a ottenere materie prime secondarie” art. 3, par. 1, lett. b), nonché ad “assicurare che i rifiuti siano recuperati senza pericolo”, art. 4); la Corte di giustizia, pronunciandosi all’esito di una procedura di infrazione (C. giust., sent. 4 marzo 2010, C-297/08, Commissione c. Italia), ha già riconosciuto che l’Italia è venuta meno agli obblighi di diritto comunitario su di essa incombenti, nella parte in cui non ha adottato, “misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente” (così il dispositivo di condanna), inadempimento che è stato determinato anche dal basso livello di raccolta differenziata; come riconosciuto dalla giurisprudenza costituzionale, compete allo Stato, anche all’indomani della riforma del Titolo V della Costituzione, fissare un livello di tutela ambientale uniforme a livello nazionale ed inderogabile da parte delle Autonomie (“La disciplina statale dei rifiuti, collocandosi nell’ambito della “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema” – di competenza esclusiva statale ai sensi dell’art. 117, secondo comma, lettera s), Cost. – costituisce, anche in attuazione degli obblighi comunitari, un livello di tutela uniforme e si impone sull’intero territorio nazionale, come un limite alla disciplina che le Regioni e le Province autonome dettano in altre materie di loro competenza, per evitare che esse deroghino al livello di tutela ambientale stabilito dallo Stato, ovvero lo peggiorino (sentenze n. 62 del 2008 e n. 378 del 2007). Resta, peraltro, ferma la competenza delle Regioni per la cura di interessi funzionalmente collegati con quelli propriamente ambientali: infatti, anche nel settore dei rifiuti, accanto ad interessi inerenti in via primaria alla tutela dell’ambiente, vengono in rilievo altre materie, per cui la competenza statale non esclude la concomitante possibilità per le Regioni di intervenire, ovviamente nel rispetto dei livelli uniformi di tutela apprestati dallo Stato (da ultimo, sentenza n. 249 del 2009)”, C. cost., 4 dicembre 2009, n. 314, punto 2.2.); la normativa interna deve essere interpretata alla luce del diritto comunitario al fine di assicurare il c.d. “effetto utile” (C. giust., 5 febbraio 1963, C-26/62, Van Gend en Loos); in proposito non può omettersi di rilevare che il diritto dell’Unione derivato impone l’obbligo in capo agli Stati di implementare sistemi di raccolta con recupero di quelli riciclabili, senza contemplare né autorizzare sistemi, quale quello nazionale, fondati su quote progressive di avvicinamento alla piena misura dei rifiuti prodotti sul territorio, di tal che, non può non ritenersi che almeno le quote percentuali fissate dal legislatore nazionale abbiano un valore immediatamente precettivo, sia a tutela dell’ambiente e della salute pubblica (sulla strumentalità del sistema di raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti alla salvaguardia di tali interessi C. giust., sent. 4 marzo 2010, C-297/08, Commissione c. Italia), sia a tutela dei cittadini contribuenti (si consideri che il comma 3 dell’art. 205 d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, dopo aver fissato al comma 1 le quote percentuali di raccolta differenziata annuale, introduce un’addizionale a carico delle comunità locali comunali alle quali sia imputabile il discostamento: “Nel caso in cui a livello di ambito territoriale ottimale non siano conseguiti gli obiettivi minimi previsti dal presente articolo, è applicata un'addizionale del venti per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell'Autorità d'ambito, istituito dall'articolo 3, comma 24, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, che ne ripartisce l'onere tra quei comuni del proprio territorio che non abbiano raggiunto le percentuali previste dal comma 1 sulla base delle quote di raccolta differenziata raggiunte nei singoli comuni”); che i poteri di ordinanza del commissario straordinario (eventualmente incaricato) non possono determinare un livello di tutela dei predetti interessi inferiore rispetto alla normativa interna attuativa del diritto comunitario, legittimando livelli percentuali di raccolta differenziata più bassi di quelli sanciti dalla disciplina nazionale (tale interpretazione si profilerebbe in stridente contrasto con gli obiettivi e gli scopi che presiedono all’istituzione, all’esercizio dei poteri ed all’utilizzo delle risorse commissariali e, soprattutto, con il diritto comunitario, di tal che, ogni eventuale previsione che presentasse il descritto contenuto o producesse il richiamato effetto riduttivo dovrebbe essere disapplicata).
Conclusione dell'esposto
Per quanto alla narrazione che precede diviene necessario acquisire
- informazioni e dati ufficiali relative alla raccolta differenziata effettuata nel territorio del comune di Recco dal 1999 al 2009, informazioni che dovranno avere riguardo sia al dato globale della predetta raccolta, sia a quello specifico riferito al segmento della frazione umida rappresentante una quota dominante.
- informazioni e dati ufficiali in merito alla redditività della raccolta delle differenti frazioni, nonché una stima delle ragionevoli e probabili entrate derivanti dalla predetta raccolta utili al calcolo definitivo del danno.
- tutti gli atti istruttori, preliminari e deliberativi della giunta e del consiglio del Comune di Recco, tesi alla organizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti (con specifico riguardo a quella della frazione umida) intervenuto attraverso le diverse imprese delegate al servizio, con specifico riguardo a quelli contemplanti gli obblighi delle medesime di raggiungere le quote percentuali di raccolta differenziata previste dalla legge.
Considerando poi
- che, l’art. 206-bis, d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, istituisce l’Osservatorio nazionale sui rifiuti presso il Ministero dell’ambiente e la tutela del territorio e del mare, munito di funzioni informative, di coordinamento e di vigilanza anche in materia di raccolta differenziate, riciclo e smaltimento dei rifiuti;
- che, essendo venuto meno il c.d. “potere sindacatorio”, spetta alla Procura valutare se estendere l’azione di danno erariale, esperita nei confronti degli organi titolari di competenze di iniziativa, impulso e proposta, anche al Consiglio comunale e quindi ai consiglieri tutti, in ragione dei poteri decisionali finali di quest’organo sull’organizzazione dei pubblici servizi locali ex art. 42 d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (la materia era già stata disciplinata dall’art. 32, lett. a) ed f), legge 8 giugno 1990, n. 142, il quale, per quanto qui interessa, affidava al consiglio la competenza sulla costituzione delle aziende speciali ivi compresa quella di approvare i relativi statuti), ferma restando la libertà di giudizio definitivo della Corte adita sul significato da riconoscere all’attività commissiva o omissiva del Consiglio.
Visto ancora:
- l’art. 14 r.d. 13 agosto 1933, n. 1038, in base al quale la Corte dei conti può richiedere all’amministrazione e ordinare alle parti di produrre gli atti e documenti che crede necessari per la decisione della controversia, fissando il termine entro il quale gli adempimenti istruttori devono essere espletati;
- l’art. 16, comma 3, d.l. 13 maggio 1991, n. 152 , conv. in legge 12 luglio 1991, n. 203, a tenore del quale “La Corte dei Conti nell'esercizio delle sue attribuzioni può disporre, anche a mezzo della Guardia di Finanza, ispezioni ed accertamenti diretti presso le pubbliche amministrazioni ed i terzi contraenti o beneficiari di provvidenze finanziarie a destinazione vincolata”;
- l’art. 2, comma 4, d.l. 15 novembre 1993, n. 453, conv. in legge 14 gennaio 1994, n. 19, recante disposizioni in materia di giurisdizione e controllo della Corte dei conti, secondo il quale “la Corte dei conti, per l'esercizio delle sue attribuzioni, può altresì delegare adempimenti istruttori a funzionari delle pubbliche amministrazioni e avvalersi di consulenti tecnici, nel rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 73 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271”;
L'associazione esponente, richiede alla Procura destinataria del presente esposto l'avvio di una procedura atta a definire il danno erariale che si appalesa essere di consistente valore, (stante un elevatissimo differenziale) e con l'evidente prosecuzione di tale danno, negli anni a seguire, per la già citata mancanza di attività volta a implementare un’efficace gestione dei rifiuti tesa essenzialmente alla protezione della salute umana e dell’ambiente, favorendo il recupero dei rifiuti e l’utilizzazione dei materiali di recupero come materie prime per preservare le risorse naturali, come disposto dalle norme, accertando:
-se negli anni citati l'amministrazione comunale abbia imposto alle diverse società incaricate un obbligo chiaro, specifico e puntuale in ordine al raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata previste dalla legge;
-se alle medesime società sia stato indicato un particolare percorso attuativo specificatamente rivolto alla consistente frazione umida;
-se siano stati redatti i provvedimenti di organizzazione del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti (tra cui gli atti istruttori, preliminari e deliberativi di costituzione ed affidamento alle società incaricate, con specifico riguardo a quelli contemplanti le modalità tecnico-giuridiche (clausole del contratto di servizio, ordini amministrativi o di servizio, altri atti analoghi, etc.) con cui è stato imposto, alla struttura amministrativa comunale l’obbligo di raggiungere le quote percentuali di raccolta differenziata sancite dalla legge.
ORAS
f.to il coordinatore
Il presente esposto, viene presentato alla Procura Regionale della Corte dei conti presso la Sezione giurisdizionale per la Regione Liguria nei confronti dei sigg:
-BUCCILLI Gian Luca Sindaco
-CAPURRO Dario Sindaco
-BERSANETTI Stefano Assessore
-SENAREGA Franco Assessore
-FONTANELLA Paola Dirigente ambito di controllo Provincia di Genova
-GIAMPAOLO Paolo Referente Provincia di Genova, Ufficio Segreteria Tecnica ATO
-BENEDETTI Roberto Presidente ed Amministratore unico MUVITA
-CORRADI Alberto Pres. della Commissione Speciale Rifiuti della Provincia di Genova.
i primi quattro in qualità di sindaci e assessori del Comune di Recco, gli altri appartenenti ad organismi di verifica e controllo sovraordinati, tutti competenti per materia, ritenuti responsabili del danno erariale cagionato al comune medesimo e ad altri enti sovraordinati, per il mancato raggiungimento, in relazione agli anni 2003-2010, delle percentuali di raccolta differenziata fissate dalla legislazione applicabile ratione temporis; ritenuti altresì responsabili per il danno alla reputazione del comune per il ripristino dell’immagine turistica, commerciale, ambientale e sociale della comunità, lesa a livello locale e con risonanza oltrecomunale rilevabile dalla comparsa di elementi di indicazione valutativa/tabellare/comparativa riportati da diversi organi di stampa, oltre che da tutti i siti istituzionali di libero accesso.
Nello specifico emergono:
-”una percentuale di raccolta differenziata estremamente bassa per le specificità territoriali che presentano una “IMPRONTA ECOLOGICA” (vedi al paragrafo successivo) particolarmente dannosa per il sistema ambientale”
-”il danno differenziale conseguente al mancato raggiungimento delle percentuali di legge”
-”l'inesistenza di un qualsivoglia progetto di avvicinamento ai valori stabiliti dalle norme, dimostrato dall'inefficienza del meccanismo di raccolta differenziata che dipenderebbe dalle carenze strategiche, pianificatorie, programmatiche e progettuali emergenti dal modello di raccolta e riciclo dei rifiuti implementato dal Comune di Recco in persona dei vertici politico-amministrativi.”
-“i mancati introiti a titolo di corrispettivo per la vendita di materiale raccolto in maniera differenziata (lucro cessante), comparando il reddito minimo potenzialmente realizzabile in base alla legge, con gli introiti effettivamente incamerati per il conferimento presso i consorzi di filiera (per tramite del consorzio di bacino) del materiale raccolto in maniera differenziata, rispetto frazioni merceologiche da raccogliere”
-“la maggiore spesa per conferimento agli impianti di raccolta definitiva del materiale non differenziato”
-“il maggior onere per abitante conseguente alla azione oggetto del presente esposto”
-”la distruzione del sistema messo in atto da precedente amministrazione (sindaco Diena) che aveva raggiunto percentuali assai elevate di differenziazione e riciclo”
-”la deturpazione del paesaggio derivata da discariche abusive con dispersione in aree boscate e prive di controllo”
-”la deturpazione del paesaggio urbano derivato dalla dispersione diffusa in prossimità di aree destinate alla raccolta del R.U. indifferenziato”
-”la evidente e rilevante presenza sul territorio comunale di esercizi produttori di elevatissima quantità di umido (ristoranti e simili) che grava per oltre il 38% sul dato complessivo comunale, mai indirizzati verso il compostaggio centralizzato”
L'impronta ecologica
Uno degli aspetti più preoccupanti del nostro modo di vita attuale è illustrato dal concetto di impronta ecologica, un indice espresso in ettari di territorio, elaborato da William Rees e Mathis Wackernagel, che cerca di quantificare l’impatto sulla biosfera di una comunità (città, nazione, fino all’intera umanità), espresso in termini di superficie pro capite di area biologicamente produttiva necessaria a fornire tutta l’energia, l’acqua e le materie prime consumate e per assorbire tutti gli scarti prodotti dalle attività umane, intesi sia come rifiuti, sia come anidride carbonica derivante dall’uso di combustibili fossili.
È un indice che si evolve nel tempo a seconda degli stili di consumo delle varie società e delle nazioni.
Gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi all’anno 2003, pubblicati nel “Living Planet Report 2006” curato da WWF Internazionale, Istituto di Zoologia di Londra e Global Footprint Network.
L’Impronta Ecologica va confrontata con la Biocapacità Terrestre, misurata sempre in ettari, che indica la effettiva disponibilità di ecosistemi terrestri produttivi (terreni agricoli, pascoli, foreste, aree di pesca) occorrente a soddisfare le necessità umane.
Il consumo di acqua dolce non è incluso nel calcolo dell’Impronta Ecologica in quanto la richiesta e l’uso di questa risorsa non può essere espresso in termini di ettari globali di impatto.
In realtà è possibile associare agli oggetti anche altri contenuti di energia: quella che è stata utilizzata per l’estrazione delle materie prime, per il trasporto, la lavorazione, ecc.
Si tratta di una quantità di energia superiore al potere calorifico.
Dunque il concetto di uso razionale dell’energia può essere esteso anche al sistema di gestione dei rifiuti, valutando il risparmio energetico conseguente al modello di gestione dei rifiuti scelto.
Appare evidente l’ordine di grandezza del risparmio energetico associato alla non produzione di rifiuto (100%) e al riutilizzo (~85%), da cui sorge la naturale scelta che un'amministrazione deve imporsi ed imporre al fine di dedicare ampio spazio alla Prevenzione e Riduzione dei Rifiuti Urbani, secondo le linee guida indicate nel paragrafo successivo, in accordo con le indicazioni normative richiamate in seguito.
Le prescrizioni di ambito locale
Dal sito della provincia all'indirizzo:
http://www.provincia.genova.it/portal/template/viewTemplate?templateId=tixdmg8zr2_layout_14t3vw8ztc.psml si ricava:
<
Dal medesimo sito, alla pagina:
http://www.provincia.genova.it/portal/template/viewTemplate?templateId=uj4iyx9b41_layout_c5aok89b69.psml si ricava:
<
La Provincia partecipa nell'ambito delle procedure definite dalla D.G.R. n. 1487 del 7 dicembre 2007 al processo di raccolta ed accertamento dei risultati annuali di raccolta differenziata raggiunta nei Comuni della Provincia.
Infine, la Provincia di Genova ha istituito e gestisce, tramite la società controllata Muvita s.r.l., l’Osservatorio Provinciale dei Rifiuti.
Ancora dal medesimo sito, viene rilasciata la tabella che indica i dati riferibili ai fatti:
http://www.provincia.genova.it/portal/page/categoryItem?contentId=107215->fcoj3g9b56_content_muhp6d9b610
Per comodità di verifica viene qui sotto riportata integralmente l'elenco dei comuni che, alla data del 31-12-2007, avrebbero dovuto attestarsi al 40% di raccolta differenziata:....(omissis)...................
....Comune RECCO ab. 10300 t. x ab. 0,593 t.tot 5166,53 t. diff. 942,61 percentuale 15,43%
Per quanto attiene al succitato “Osservatorio Provinciale dei Rifiuti” e alla sua azione positiva sul sistema, questa organizzazione appare destinata a ben altre funzioni anche a ragione della sua trasformazione da s.r.l. in “fondazione”.
Infatti, dalla ricerca su Muvita s.r.l. indicata dal sito della Provincia di Genova, (la Provincia di Genova ha istituito e gestisce, tramite la società controllata Muvita s.r.l., l’Osservatorio Provinciale dei Rifiuti.) emergono dati significativi al seguente indirizzo:
http://www.provincia.genova.it/portal/template/viewTemplate?templateId=pwc4l3dsm7_layout_abfx30euy1.psml
<
La fondazione opera nei settori "Education", realizzando iniziative di edutainment, formazione e divulgazione, tra cui la gestione del "Science Centre" di Arenzano e la promozione di azioni di educazione ambientale; "Business" attraverso attività specifiche verso il "target imprese", "Projects", mediante iniziative relative a singoli temi, tra cui ad esempio la gestione dello "Sportello Provinciale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico" per conto della Provincia di Genova, "Service", svolgendo servizi di supporto all'attività di terzi. Muvita gestisce inoltre il "Museo della Lanterna di Genova" e l'"Auditorium Muvita"; di seguito i dati di riferimento:
Fondo di dotazione: €120.000 Quota Provincia: 100%
Presidente e Amminstratore Unico: Dott. Roberto Benedetti
Sede: Via Marconi, 165 - 16011 Arenzano tel. 010/910001 fax 010 9100119
e-mail segreteria@muvita.it sito: www.muvita.it
L'educazione preventiva
E' ancora la Provincia di Genova. Organo sovraordinato al Comune di Recco che fornisce indicazioni e percorsi all'indirizzo:
http://www.provincia.genova.it/servlets/resources?contentId=125624&resourceName=Allegato-pdf
Nell'indicato “PIANO PER LA PREVENZIONE E LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI SUL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI GENOVA” si legge infatti:
<
La vera strategia preventiva consiste quindi nell’unificare questo percorso lineare in modo tale da limitare al massimo il ricorso al conferimento al circuito di raccolta dei RU e, di conseguenza, all’utilizzo di nuove risorse naturali per ottenere nuovi beni. Si tratta di un complemento essenziale alle strategie che cercano di sviluppare un circolo chiuso con la riutilizzazione dei rifiuti – o la loro trasformazione in materie prime seconde.
Il concetto di prevenzione può essere applicato sia unicamente allo stadio della produzione di rifiuti (prevenzione alla fonte), sia allo stadio finale dello smaltimento in discarica o per incenerimento (il termine minimizzazione viene allora utilizzato). Il settore della valorizzazione dei rifiuti tramite il loro riutilizzo come prodotto integro o come materia prima seconda è certo una soluzione migliore del semplice smaltimento, tuttavia bisogna sempre rammentare che “il migliore rifiuto è quello che non è stato prodotto”. La prevenzione alla fonte è un’operazione che giustifica un’attenzione specifica e prioritaria.
Sul concetto stesso di “prevenzione alla fonte” si possono operare alcune distinzioni per ordine di importanza: si può preferire una “non produzione” del rifiuto, oppure optare per la sua “diminuzione o riduzione parziale”. Pensiamo all’acquisto di frutta a peso rispetto a quella preconfezionata (seppure con imballaggio ecologico), agli orologi meccanici rispetto
a quelli con pile a bottoni; la prevenzione nei rifiuti urbani tende quindi ad avvicinarsi alla politica degli “eco prodotti” tenendo anche conto della crescita economica nei confronti del consumo di risorse naturale.
Possiamo evidenziare questi aspetti mettendo l’eco-consumo al centro delle priorità per sviluppare il consumo di servizi e di prodotti in grado di soddisfare i bisogni essenziali e di
migliorare la qualità della vita, mentre contemporaneamente limitiamo l’utilizzo di risorse naturali, di sostanze pericolose e prodotti inquinanti per non mettere in pericolo la soddisfazione dei bisogni anche delle generazione future.
La “dematerializazione“ o l’utilizzo di minori risorse, avendo comunque come obiettivo quello di arrivare allo stesso livello di benessere, si inserisce in questa logica di ecoconsumo.>>
Il riferimento normativo generale
La Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 22-11-2008 ribadisce al suo art. 4 “La gerarchia dei rifiuti” e definisce che tale “gerarchia si applichi quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti:
la Direttiva prevede che la commissione europea presenti al parlamento europeo delle relazioni corredate da misure a sostegno della prevenzione ed in particolare:
a) “entro la fine del 2011, una relazione intermedia sull’evoluzione della produzione rifiuti e l’ambito di applicazione della prevenzione dei rifiuti che comprenda la definizione di una politica per una progettazione ecologica dei prodotti che riduca al contempo la produzione di rifiuti e la presenza di sostanze nocive in essi (…).
b) entro la fine del 2011, la formulazione di un piano d’azione per ulteriori misure di sostegno a livello europeo volte in particolare, a modificare gli attuali modelli di consumo;
c) entro la fine del 2014 la definizione di obiettivi in materia di prevenzione dei rifiuti e di dissociazione per il 2020, basati sulle migliori prassi disponibili (…)”
L’articolo 29 ha per titolo “Programmi di prevenzione dei rifiuti” e prescrive che gli stati membri adottino dei programmi di prevenzione dei rifiuti entro il 12 dicembre 2013 e che tali piani identifichino chiaramente le misure di prevenzione dei rifiuti. Tali piani devono infatti fissare gli obiettivi e a tal fine la direttiva fornisce in allegato uno schema che possa essere di esempio. Nella direttiva viene chiarito che “Lo scopo di tali obiettivi e misure è di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti.”
Nell’articolo 29 al comma 5 la Direttiva stabilisce che “La commissione crea un sistema per lo scambio di informazioni sulle migliori pratiche in materia di prevenzione dei rifiuti ed elabora orientamenti per assistere gli Stati membri nella preparazione dei programmi.”
Le precedenti direttive.
Nelle precedenti direttive gli orientamenti erano analoghi, però la definizione di “prevenzione” non era molto precisa, se non per quanto riguarda gli imballaggi (ai sensi della Direttiva europea 1994/62 recepita prima dal Dlgs 22/97 e poi dal Dlgs 152/061).
Nelle direttive precedenti venivano definite le priorità e gli obiettivi della politica ambientale europea fino al 2050 descrivendo in modo particolareggiato i provvedimenti da adottare per contribuire alla realizzazione della strategia europea in materia di sviluppo sostenibile.
Il ruolo della Unione Europea è quindi quello di contribuire alla prevenzione dei rifiuti e di promuovere il riciclaggio informando i consumatori, sostenendo la ricerca e lo sviluppo tecnologico di nuovi materiali a tutela dell'ambiente e di promuovere i mezzi per fornire prodotti usando meno risorse.>>
Rilevato quindi:
-che il diritto comunitario (a seguito del Trattato di Lisbona, diritto dell’Unione o europeo) impone agli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie “per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente” e “per vietare l’abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti” (art. 4 della direttiva del Consiglio del 18 marzo 1991, n. 91/156/CEE);
-che il servizio di gestione dei rifiuti implica “la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni” (art. 1 dir. 91/156/CEE, citata);
-che “gli Stati membri stabiliscono o designano l’autorità o le autorità competenti incaricate di porre in atto le disposizioni della presente direttiva” (art. 6 dir. 91/156/CEE, citata);
-che le “autorità competenti di cui all’art. 6 devono elaborare […] uno o più piani di gestione dei rifiuti, che contemplino […] tipo, quantità e origine dei rifiuti da recuperare o da smaltire” (art. 7, dir. 91/156/CEE, citata);
-che l’allegato II della direttiva 91/156/CEE, citata, indica le operazioni di recupero che, conformemente all’art. 4, devono svolgersi “senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio all’ambiente”;
Inoltre:
-che il termine di recepimento della direttiva 91/156/CEE, citata, è scaduto il 10 aprile 1993 (art. 2, 91/156/CEE, citata);
-che nella gestione amministrativa in capo alla giunta Diena (precedentemente citata), dunque anteriore alle due aventi sindaco Buccilli ed alla attuale avente sindaco Capurro, il valore di differenziata raggiunto era estremamente alto e di molto superiore all'attuale;
-che l’art. 24 del d.lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 (c.d. “decreto Ronchi”), ha imposto ai Comuni (enti titolari dei poteri in materia di raccolta differenziata ai sensi dei precedenti art. 21, comma 2, lett. c), e 23, comma 3, del predetto decreto) di conseguire percentuali minime di raccolta differenziata fissate in percentuali progressivamente crescenti fino a raggiungere quella del 35% a partire dal 2003 (il menzionato art. 24 statuisce che “In ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti: 15% entro due anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto; 25% entro quattro anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto; 35% a partire dal sesto anno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto”);
-che l’art. 205 del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, ha determinato un incremento delle quote percentuali da realizzarsi negli anni successivi (il primo comma prevede che “In ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:
-almeno il trentacinque per cento entro il 31 dicembre 2006;
-almeno il quarantacinque per cento entro il 31 dicembre 2008;
-almeno il sessantacinque per cento entro il 31 dicembre 2012”), percentuali ulteriormente rivisitate dall’art. 1, comma 1108, della legge 27 dicembre 2009, n. 296 (“Al fine di realizzare rilevanti risparmi di spesa ed una più efficace utilizzazione delle risorse finanziarie destinate alla gestione dei rifiuti solidi urbani, la regione, previa diffida, può provvedere tramite un commissario ad acta a garantire il governo della gestione dei rifiuti a livello di ambito territoriale ottimale con riferimento a quegli ambiti territoriali ottimali all'interno dei quali non sia assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime:
-almeno il 40 per cento entro il 31 dicembre 2007;
-almeno il 50 per cento entro il 31 dicembre 2009;
-almeno il 60 per cento entro il 31 dicembre 2011”);
- che alle predette disposizioni va riconosciuta un’efficacia precettiva vincolante atteso che:
esse assicurano il principio di prevenzione, precauzione ed azione preventiva, ampiamente riconosciuto in materia ambientale dalla Corte di giustizia pronunciatasi sulla disciplina comunitaria dei rifiuti (inter plures C. giust., 11 novembre 2004, C-457/02, Niselli, secondo la quale “la finalità della direttiva 75/442 […] è la tutela della salute umana e dell’ambiente contro gli effetti nocivi della raccolta, del trasporto, del trattamento, dell’ammasso e del deposito dei rifiuti” da attuarsi “anche alla luce dell’art. 174, n. 2, CE, secondo il quale la politica della Comunità in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed è fondata in particolare sui principi della precauzione e dell’azione preventiva (v., in particolare, sentenza 18 aprile 2002, causa C-9/00, Palin Granit e Vehmassalon kansanterveystyön kuntayhtymän hallitus, Racc. pag. I-3533; in prosieguo: la «sentenza Palin Granit», punti 22 e 23)”; sui principi di precauzione e prevenzione in materia ambientale, più di recente, C. giust., 9 marzo 2010, C-379/08 e 380/08, Raffinerie mediterranee); si attuano numerose direttive in materia di rifiuti che hanno imposto agli Stati membri di porre in essere tutte le misure idonee ad implementare un’efficace gestione dei rifiuti tesa essenzialmente alla protezione della salute umana e dell’ambiente, favorendo il recupero dei rifiuti e l’utilizzazione dei materiali di recupero come materie prime per preservare le risorse naturali nonché provvedendo in modo responsabile allo smaltimento ed al recupero dei rifiuti (dir. 75/442/CEE, come modificata ed integrata dalle dir. 91/156/CEE, dir. 91/692/CEE, dir. 96/350/CEE, poi consolidate nella direttiva 5 aprile 2006, n. 12/2006/CE, la quale ha ribadito nuovamente gli obblighi europei di procedere al “recupero dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo o ogni altra azione intesa a ottenere materie prime secondarie” art. 3, par. 1, lett. b), nonché ad “assicurare che i rifiuti siano recuperati senza pericolo”, art. 4); la Corte di giustizia, pronunciandosi all’esito di una procedura di infrazione (C. giust., sent. 4 marzo 2010, C-297/08, Commissione c. Italia), ha già riconosciuto che l’Italia è venuta meno agli obblighi di diritto comunitario su di essa incombenti, nella parte in cui non ha adottato, “misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente” (così il dispositivo di condanna), inadempimento che è stato determinato anche dal basso livello di raccolta differenziata; come riconosciuto dalla giurisprudenza costituzionale, compete allo Stato, anche all’indomani della riforma del Titolo V della Costituzione, fissare un livello di tutela ambientale uniforme a livello nazionale ed inderogabile da parte delle Autonomie (“La disciplina statale dei rifiuti, collocandosi nell’ambito della “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema” – di competenza esclusiva statale ai sensi dell’art. 117, secondo comma, lettera s), Cost. – costituisce, anche in attuazione degli obblighi comunitari, un livello di tutela uniforme e si impone sull’intero territorio nazionale, come un limite alla disciplina che le Regioni e le Province autonome dettano in altre materie di loro competenza, per evitare che esse deroghino al livello di tutela ambientale stabilito dallo Stato, ovvero lo peggiorino (sentenze n. 62 del 2008 e n. 378 del 2007). Resta, peraltro, ferma la competenza delle Regioni per la cura di interessi funzionalmente collegati con quelli propriamente ambientali: infatti, anche nel settore dei rifiuti, accanto ad interessi inerenti in via primaria alla tutela dell’ambiente, vengono in rilievo altre materie, per cui la competenza statale non esclude la concomitante possibilità per le Regioni di intervenire, ovviamente nel rispetto dei livelli uniformi di tutela apprestati dallo Stato (da ultimo, sentenza n. 249 del 2009)”, C. cost., 4 dicembre 2009, n. 314, punto 2.2.); la normativa interna deve essere interpretata alla luce del diritto comunitario al fine di assicurare il c.d. “effetto utile” (C. giust., 5 febbraio 1963, C-26/62, Van Gend en Loos); in proposito non può omettersi di rilevare che il diritto dell’Unione derivato impone l’obbligo in capo agli Stati di implementare sistemi di raccolta con recupero di quelli riciclabili, senza contemplare né autorizzare sistemi, quale quello nazionale, fondati su quote progressive di avvicinamento alla piena misura dei rifiuti prodotti sul territorio, di tal che, non può non ritenersi che almeno le quote percentuali fissate dal legislatore nazionale abbiano un valore immediatamente precettivo, sia a tutela dell’ambiente e della salute pubblica (sulla strumentalità del sistema di raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti alla salvaguardia di tali interessi C. giust., sent. 4 marzo 2010, C-297/08, Commissione c. Italia), sia a tutela dei cittadini contribuenti (si consideri che il comma 3 dell’art. 205 d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, dopo aver fissato al comma 1 le quote percentuali di raccolta differenziata annuale, introduce un’addizionale a carico delle comunità locali comunali alle quali sia imputabile il discostamento: “Nel caso in cui a livello di ambito territoriale ottimale non siano conseguiti gli obiettivi minimi previsti dal presente articolo, è applicata un'addizionale del venti per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell'Autorità d'ambito, istituito dall'articolo 3, comma 24, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, che ne ripartisce l'onere tra quei comuni del proprio territorio che non abbiano raggiunto le percentuali previste dal comma 1 sulla base delle quote di raccolta differenziata raggiunte nei singoli comuni”); che i poteri di ordinanza del commissario straordinario (eventualmente incaricato) non possono determinare un livello di tutela dei predetti interessi inferiore rispetto alla normativa interna attuativa del diritto comunitario, legittimando livelli percentuali di raccolta differenziata più bassi di quelli sanciti dalla disciplina nazionale (tale interpretazione si profilerebbe in stridente contrasto con gli obiettivi e gli scopi che presiedono all’istituzione, all’esercizio dei poteri ed all’utilizzo delle risorse commissariali e, soprattutto, con il diritto comunitario, di tal che, ogni eventuale previsione che presentasse il descritto contenuto o producesse il richiamato effetto riduttivo dovrebbe essere disapplicata).
Conclusione dell'esposto
Per quanto alla narrazione che precede diviene necessario acquisire
- informazioni e dati ufficiali relative alla raccolta differenziata effettuata nel territorio del comune di Recco dal 1999 al 2009, informazioni che dovranno avere riguardo sia al dato globale della predetta raccolta, sia a quello specifico riferito al segmento della frazione umida rappresentante una quota dominante.
- informazioni e dati ufficiali in merito alla redditività della raccolta delle differenti frazioni, nonché una stima delle ragionevoli e probabili entrate derivanti dalla predetta raccolta utili al calcolo definitivo del danno.
- tutti gli atti istruttori, preliminari e deliberativi della giunta e del consiglio del Comune di Recco, tesi alla organizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti (con specifico riguardo a quella della frazione umida) intervenuto attraverso le diverse imprese delegate al servizio, con specifico riguardo a quelli contemplanti gli obblighi delle medesime di raggiungere le quote percentuali di raccolta differenziata previste dalla legge.
Considerando poi
- che, l’art. 206-bis, d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, istituisce l’Osservatorio nazionale sui rifiuti presso il Ministero dell’ambiente e la tutela del territorio e del mare, munito di funzioni informative, di coordinamento e di vigilanza anche in materia di raccolta differenziate, riciclo e smaltimento dei rifiuti;
- che, essendo venuto meno il c.d. “potere sindacatorio”, spetta alla Procura valutare se estendere l’azione di danno erariale, esperita nei confronti degli organi titolari di competenze di iniziativa, impulso e proposta, anche al Consiglio comunale e quindi ai consiglieri tutti, in ragione dei poteri decisionali finali di quest’organo sull’organizzazione dei pubblici servizi locali ex art. 42 d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (la materia era già stata disciplinata dall’art. 32, lett. a) ed f), legge 8 giugno 1990, n. 142, il quale, per quanto qui interessa, affidava al consiglio la competenza sulla costituzione delle aziende speciali ivi compresa quella di approvare i relativi statuti), ferma restando la libertà di giudizio definitivo della Corte adita sul significato da riconoscere all’attività commissiva o omissiva del Consiglio.
Visto ancora:
- l’art. 14 r.d. 13 agosto 1933, n. 1038, in base al quale la Corte dei conti può richiedere all’amministrazione e ordinare alle parti di produrre gli atti e documenti che crede necessari per la decisione della controversia, fissando il termine entro il quale gli adempimenti istruttori devono essere espletati;
- l’art. 16, comma 3, d.l. 13 maggio 1991, n. 152 , conv. in legge 12 luglio 1991, n. 203, a tenore del quale “La Corte dei Conti nell'esercizio delle sue attribuzioni può disporre, anche a mezzo della Guardia di Finanza, ispezioni ed accertamenti diretti presso le pubbliche amministrazioni ed i terzi contraenti o beneficiari di provvidenze finanziarie a destinazione vincolata”;
- l’art. 2, comma 4, d.l. 15 novembre 1993, n. 453, conv. in legge 14 gennaio 1994, n. 19, recante disposizioni in materia di giurisdizione e controllo della Corte dei conti, secondo il quale “la Corte dei conti, per l'esercizio delle sue attribuzioni, può altresì delegare adempimenti istruttori a funzionari delle pubbliche amministrazioni e avvalersi di consulenti tecnici, nel rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 73 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271”;
L'associazione esponente, richiede alla Procura destinataria del presente esposto l'avvio di una procedura atta a definire il danno erariale che si appalesa essere di consistente valore, (stante un elevatissimo differenziale) e con l'evidente prosecuzione di tale danno, negli anni a seguire, per la già citata mancanza di attività volta a implementare un’efficace gestione dei rifiuti tesa essenzialmente alla protezione della salute umana e dell’ambiente, favorendo il recupero dei rifiuti e l’utilizzazione dei materiali di recupero come materie prime per preservare le risorse naturali, come disposto dalle norme, accertando:
-se negli anni citati l'amministrazione comunale abbia imposto alle diverse società incaricate un obbligo chiaro, specifico e puntuale in ordine al raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata previste dalla legge;
-se alle medesime società sia stato indicato un particolare percorso attuativo specificatamente rivolto alla consistente frazione umida;
-se siano stati redatti i provvedimenti di organizzazione del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti (tra cui gli atti istruttori, preliminari e deliberativi di costituzione ed affidamento alle società incaricate, con specifico riguardo a quelli contemplanti le modalità tecnico-giuridiche (clausole del contratto di servizio, ordini amministrativi o di servizio, altri atti analoghi, etc.) con cui è stato imposto, alla struttura amministrativa comunale l’obbligo di raggiungere le quote percentuali di raccolta differenziata sancite dalla legge.
ORAS
f.to il coordinatore
domenica 24 ottobre 2010
Ciò che si usa chiamare........"una notizia che si commenta da sola"!!!!!
Dal secolo xix di oggi 24/10 pag 11
DOPO I TAGLI DECISI DAL GOVERNO: «Niente fondi alle imprese i soldi andranno ai poveri»
La scelta di Burlando:
<<20milioni dirottati sui servizi sociali>>
ALESSANDRA COSTANTE
GENOVA. Via i fondi per le imprese. È questa la prima tessera a cadere, nel domino ligure dei risparmi e dei tagli innescato dal governo con la manovra Tremonti che taglia in Liguria circa 150milioni e a livello nazionale 4 miliardi di euro. «Mettiamo il sociale in cima alla nostra scala, poi il sostegno per la casa e quindi il Trasporto pubblico locale» ha avvertito ieri il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. Fondamentalmente significa due cose: la prima è che dal bilancio per il 2011 spariranno i 20milioni di euro (in parte trasferiti attraverso i meccanismi della legge Bassanini), che rappresentano un settimo dei tagli alla Liguria, destinati al fondo per l’industria, all’artigianato, al commercio, ai progetti speciali e ai Civ; la seconda è che alla voce investimenti per il prossimo anno la posta a bilancio sarà pari a zero.a meno che il governo non sblocchi i Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate), 340 milioni di euro che dal 2009 sono alla firma del governo e che per la Liguria rappresentano ancora un’incognita:
«Mi basterebbe la competenza di 100 milioni di euro per far decollare i progetti che sono già pronti» ha detto ieri Burlando. «Non bisogna essere leghisti per vedere che il Sud ha 100 miliardi di euro di investimenti, tra Fas e fondi europei vecchi, che non sono stati spesi per incapacità, mentre il Nord che li ha spesi è bloccato dal governo» ha aggiunto. Da lunedì Burlando e gli assessori esamineranno ogni capitolo di bilancio per cancellare tutte le spese inutili o che in tempi di austerity la Liguria non si può più permettere. Come il finanziamento di 170mila euro (erano 220, ma già nel 2010 la cifra era stata decurtata) per il Festival di Sanremo; i due terzi dei contributi regionali alle iniziative (da 300mila a100milaeuro), l’azzeramento delle spese per convegni, il contingentamento delle trasferte, la cancellazione del fondo per la sicurezza. Previsti anche un blocco ancora più forte delle assunzioni, la riduzione dei fondi per l’ambiente e per il turismo. «Dobbiamo ridisegnare l’ente. La manovra del governo avrà un effetto sociale molto violento, ma anche economico molto violento» prosegue il presidente che spera di riuscire a sostenere i fondi per il sociale e per per la non autosufficienza (quest’ultimo, che per la Liguria prevedeva 14,5 milioni, è stato cancellato), per la casa (aiuto agli affitti) e la spesa per il Trasporto pubblico locale. Le incertezze sui tagli e quindi sul bilancio (che comincia il suo iter in consiglio intorno al 22 novembre) sono ancora molte. La prima riguarda i tagli della spesa sociale: non è ancora chiaro se rientrano nei 4 miliardi già annunciati oppure se sono ulteriori; la seconda è sul Tpl. Tremonti si era spinto a dire che al trasporto ferroviario ci avrebbe pensato il governo, ma per il momento l’unica apertura si trova nell’articolo della finanziaria che dice che i fondi Fas si potranno usare per ripianare i debiti della sanità (retromarcia rispetto alle polemiche estive con le regioni del Sud), per gli investimenti nella sanità e per il Tpl. Le aziende di trasporto liguri ci sperano,ma la Regione non sembra orientata su questa linea.
costante@ilsecoloxix.it
se questo è un "governatore"....................................................
Dal secolo xix di oggi 24/10 pag 11
DOPO I TAGLI DECISI DAL GOVERNO: «Niente fondi alle imprese i soldi andranno ai poveri»
La scelta di Burlando:
<<20milioni dirottati sui servizi sociali>>
ALESSANDRA COSTANTE
GENOVA. Via i fondi per le imprese. È questa la prima tessera a cadere, nel domino ligure dei risparmi e dei tagli innescato dal governo con la manovra Tremonti che taglia in Liguria circa 150milioni e a livello nazionale 4 miliardi di euro. «Mettiamo il sociale in cima alla nostra scala, poi il sostegno per la casa e quindi il Trasporto pubblico locale» ha avvertito ieri il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. Fondamentalmente significa due cose: la prima è che dal bilancio per il 2011 spariranno i 20milioni di euro (in parte trasferiti attraverso i meccanismi della legge Bassanini), che rappresentano un settimo dei tagli alla Liguria, destinati al fondo per l’industria, all’artigianato, al commercio, ai progetti speciali e ai Civ; la seconda è che alla voce investimenti per il prossimo anno la posta a bilancio sarà pari a zero.a meno che il governo non sblocchi i Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate), 340 milioni di euro che dal 2009 sono alla firma del governo e che per la Liguria rappresentano ancora un’incognita:
«Mi basterebbe la competenza di 100 milioni di euro per far decollare i progetti che sono già pronti» ha detto ieri Burlando. «Non bisogna essere leghisti per vedere che il Sud ha 100 miliardi di euro di investimenti, tra Fas e fondi europei vecchi, che non sono stati spesi per incapacità, mentre il Nord che li ha spesi è bloccato dal governo» ha aggiunto. Da lunedì Burlando e gli assessori esamineranno ogni capitolo di bilancio per cancellare tutte le spese inutili o che in tempi di austerity la Liguria non si può più permettere. Come il finanziamento di 170mila euro (erano 220, ma già nel 2010 la cifra era stata decurtata) per il Festival di Sanremo; i due terzi dei contributi regionali alle iniziative (da 300mila a100milaeuro), l’azzeramento delle spese per convegni, il contingentamento delle trasferte, la cancellazione del fondo per la sicurezza. Previsti anche un blocco ancora più forte delle assunzioni, la riduzione dei fondi per l’ambiente e per il turismo. «Dobbiamo ridisegnare l’ente. La manovra del governo avrà un effetto sociale molto violento, ma anche economico molto violento» prosegue il presidente che spera di riuscire a sostenere i fondi per il sociale e per per la non autosufficienza (quest’ultimo, che per la Liguria prevedeva 14,5 milioni, è stato cancellato), per la casa (aiuto agli affitti) e la spesa per il Trasporto pubblico locale. Le incertezze sui tagli e quindi sul bilancio (che comincia il suo iter in consiglio intorno al 22 novembre) sono ancora molte. La prima riguarda i tagli della spesa sociale: non è ancora chiaro se rientrano nei 4 miliardi già annunciati oppure se sono ulteriori; la seconda è sul Tpl. Tremonti si era spinto a dire che al trasporto ferroviario ci avrebbe pensato il governo, ma per il momento l’unica apertura si trova nell’articolo della finanziaria che dice che i fondi Fas si potranno usare per ripianare i debiti della sanità (retromarcia rispetto alle polemiche estive con le regioni del Sud), per gli investimenti nella sanità e per il Tpl. Le aziende di trasporto liguri ci sperano,ma la Regione non sembra orientata su questa linea.
costante@ilsecoloxix.it
se questo è un "governatore"....................................................
domenica 3 ottobre 2010
Ritorna la grande truffa sul ciclo delle acque.......
Una truffa di dimensioni epocali !!
E partita la "grande guerra" del ciclo delle acque !
Genova e Torino, ma anche alcune altre città dell'Emilia, e non solo, stanno costituendo il grande progetto di fusione per dare vita ad una megaimpresa che garantisca le seguenti due cose:
1) Migliaia di poltrone per parassiti politici: esseri inutili riciclati dai vecchi partiti in decozione !
2) Migliaia di disoccupati pronti a scannarsi l'un l'altro per qualche contratto "precario" !
Abbiamo già qualche nome "rinnovato e riciclato" che andrà a prendersi centinaia di migliaia di euro all'anno rapinati letteralmente dalle tasche dei cittadini con false tariffazioni che sono prive del sostegno della logica imprenditoriale e sono figlie della speculazione finanziaria divenuta la "dottrina" imperante" dei politici di mestiere !
Parleremo dunque di "truffa del ciclo delle acque" e inizieremo dalla pagina del SECOLO XIX di oggi che titola: "TUNNEL, SPUNTANO GLI INVESTITORI"....................
Letto l'articolo del Secolo qualcuno si chiederà: che c'entra il ciclo delle acque e la "grande truffa" ?
La spiegazione, logica e puntuale, seguirà subito dopo................

Il testo del quotidiano è disarmante !
Bacigalupo parla di cose che fatica a comprendere perchè ragiona sul dettato "scandrogliano" (dal nome del deputato PDL Scandroglio Michele, puparo di Bacigalupo).
Quindi una breve introduzione su chi sia Scandroglio e su quale sia il suo "pensiero" (??) è necessario e per fare ciò è necessario ricorrere a quanto già pubblicato all'indirizzo:
Compreso chi sia Scandroglio e quale sia la sua "funzione politica" possiamo ora analizzare il progetto "Tunnel" e le sue vere ragioni uscendo dalle logiche dei "comitati d'affari" e entrando nel contesto di economia d'area.
Bucare una montagna discutendo dell'utilità del "buco" fine a se stesso è fuorviante.
Il tunnel ha utilità ben diversa da quella indicata e rappresentata da molti fattori.
Il tunnel serve a rendere fruibile il territorio montano che detiene una enorme capacità di ricchezza inespressa perchè sin dall'inizio della "proposta turistica" del territorio della riviera si era data importanza solo all'area costiera maggiormente interessante per la speculazione immobiliare e la vendita di seconde case...............
Questo modello, derivato dal boom economico del 1960, aveva fatto progettare una linea di utilizzo del territorio fortemente speculativo.
I lombardi, i piemontesi e gli emiliani delle provincie occidentali, possedevano ricchezze derivate dal boom industriale di quegli anni e rivelavano il bisogno di "riposarsi e rilassarsi" seguendo il concetto della fruizione della balneabilità delle acque marine.
Le loro "palanche" dovevano finire nelle tasche dei soggetti dediti alla speculazione e, in piccolissima parte sul territorio.
La costruzione di migliaia di appartamenti veniva descritta come un sistema di arricchimento del territorio invaso dal cemento.
In realtà molte piccole imprese locali (artigiani e bottegai) ne hanno beneficiato per anni e oggi, però, ne rilevano l'inconsistenza del progetto se lo si esamina sotto una luce logica di imprenditoria dedita all'arricchimento dell'economia d'area.
Infatti si osserva, ovunque sia stata accetta l'impostazione speculativa, che non appena i gestori della movimentazione dei flussi monetari decidono di spostare il loro interesse su aree differenti, emerge quel crollo repentino dell'economia locale che è oggi ben visibile e verificabile con una analisi assai semplice.
Torniamo ora al tunnel esaminando l'importanza di tale opera solo se è strettamente connessa con gli altri elementi della programmazione economica che sia legata all'arricchimento del territorio.
Quando Burlando ed altri dicono che il tunnel "ci vuole" stanno pensando all'immenso volume di smarino derivante dallo scavo della galleria e stanno "pensando" di sversarlo in mare all'interno delle numerose colmate che il progetto truffaldino del ciclo delle acque ha previsto.
Trascurano le ragioni "importanti" di quel tunnel e i risultati enormi in termini di creazione di ricchezza intrinseca e stabile che ricadrebbero sul territorio.
Queste ragioni sono talmente numerose che richiedono la capacità di esprimere progetti di natura organica e territorialmente aggreganti, difficilmente comprensibili dalla maggior parte dei "politici professionali".
In questo contesto eviteremo di analizzarle perchè interessa invece ciò che ha a che fare con la "grande truffa del ciclo delle acque", vediamone i profili:
"Nel Tigullio, costa ed entroterra, nessun comune ha sistema di depurazione e il progetto speculativo prevederebbe di spendere molte centinaia di miliardi per costruire un certo numero di depuratori costieri (con le rispettive "colmate" risultanti da sversamento di smarino)millantando di risolvere il problema ma, mancano i fondi e, soprattutto mancano le idee che possano portare ad una soluzione logica ed economica, socialmente fruibile, quando potrebbe realizzare un solo depuratore in Fontanabuona - che serva 39 comuni - e che recuperi tutto il prodotto reso a valle dell'impianto (acque, fanghi, torbe, biomasse, gas ecc.) con un costo equivalente a ZERO!!!!!!!
Tale progetto - totalmente gratuito - consentirebbe di restituire alla collettività milioni di metri cubi di acque normalmente gettate in mare, consetirebbe di ricavare utilità dal recupero e utilizzo dei derivati ed altre numerose posizioni di "vantaggio"
Ma è proprio la totale gratuità della costruzione dell'opera che trova le maggiori resistenze da aprte delle pubbliche amministrazioni che, come è ben noto a tutti, sopravvivono dalla regola "tangentizia" così come è ben evidenziato da tutte le vicende giudiziarie che vengono quotidianamente alla luce ( Terzo valico, Acquassola, Cinque Terre, Inceneritori ecc..)
Alla questione detta del "DEPURATORE COMPRENSORIALE" in Fontanabuona sono stati interessati direttamente tutti i soggetti politici in carica.
Nessuno di questi soggetti è mai riuscito a dare risposte che potessero negare la validità del progetto di depuratore comprensoriale unico in val Fontanabuona !
Burlando, da ingegnere qual'è, ha risposto che tecnicamente è assai valida e perseguibile, anzi da "suggerire".
Repetto, da "banchiere" qual'è, ha risposto che se prevede risparmio e anzi guadagno, è valida e perseguibile.
I sindaci che hanno risposto al quesito, dichiarandosi parzialmente competenti, hanno ritenuto valido il progetto.
L'idea di DEPURATORE COMPRENSORIALE IN VALLATA consiste primariamente nella esclusione di ogni forma di sversamento in mare, così da poter annunciare al mondo intero che il Tigullio ha "finalmente" le acque di balneazione pulite e incontaminate.(problema che annualmente viene evidenziato dalla stampa, con evidente "marchetta" propagandistica a favore delle aree turistiche utilizzate dai Tour Operator e dalle compagnie di navi da crocera !).
Il progetto prevede anche di recuperare i 250 milioni di litri di liquido quotidianamente sversato in mare recuperando, ai prezzi attuali, molti miliardi.
Il progetto prevede poi di recuperare tutti i derivati della depurazione: fanghi, torbe, biomasse, energie sotto diverse forme ecc. che produrrebbero altri notevoli guadagni, alimentado le asfittiche casse del sistema produttivo agricolo/industriale.
Il progetto prevede che si costruisca un solo depuratore comprensoriale per l'intero Levante (entroterra e costa) nella Fontanabuona, realizzando,in effetti, un grande centro industriale di trattamento e recupero del ciclo delle acque con la sinergica realizzazione di un polo industriale e di uno universitario dedicati ai sistemi innovativi; prevede altresì il recupero della tanto decantata e mai realizzata "filiera corta" in agricoltura e nella manifattura di trasformazione del prelevato agricolo e marino, in generale.
Però, Burlando e Repetto, sono costretti (??) ad assecondare i "diktat" delle concessionarie di gestione, che, com'è assai noto, forniscono "posti" assai ben remunerati a chi tra loro si assoggetta alle scelte disennate che vanno a danno dell'intera popolazione ed a unico vantaggio della classe politica "professionale".
Disse Burlando qualche tempo fa': "interessante il progetto comprensoriale in Fontanabuona, ma chi va da IRIDE a dirle che le togliamo il business????"
Ecco quindi le ragioni del progetto: sensatezza, grande risparmio e, rispetto della regola che prevede ricchezza territoriale svincolata dalle decisioni dei grandi flussi monetari.
L'impegno di ogni cittadino verso la sua realizzazione, che prevede enorme risparmio in tributi e "balzelli vari", deve quindi essere totale e continuo; solo così si vincono le resistenze lobbistiche!
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