mercoledì 15 ottobre 2008

Proviamo a ragionare un poco più del solito!


Il taglio dei tassi di interesse annunciato dalla Federal Reserve americana riuscirà ad allontanare lo spettro della recessione?
Sarà sufficiente a dissolvere la paura per un prossimo crollo dell'economia mondiale? Molti esperti pensano che come rimedio possa bastare. Nel caso peggiore ritengono che il tasso di crescita possa rallentare. Altri osservatori, comunque schierati in ambito capitalista, sono invece molto preoccupati. In Francia Jacques Attali prevede il crollo di Wall Street, sede del New York Stock Exchange e garanzia ultima di tutta la catena dei prestiti. Michel Rochard valuta che la crisi mondiale sia imminente e che il sistema sia sul punto di esplodere.
Ci sono molti segnali d'allarme: il rinnovato interesse per le riserve auree con una conseguente corsa all'acquisto. Il prezzo dell'oro è salito del 32% nel 2007. Tutte le maggiori istituzioni economiche, incluso il fondo monetario internazionale e l'organismo per lo sviluppo e la cooperazione economica, prevedono una minore crescita ovunque.
Tutto è cominciato quando è scoppiata la bolla tecnologica nel 2001. Per salvare gli investitori Alan Greenspan, ai tempi presidente della Federal Reserve, decise di incentivare il mercato immobiliare introducendo una politica basata su bassi tassi di interesse con riduzione sui ricarichi finanziari. Tutto ciò spinse i mediatori finanziari e le agenzie immobiliari a persuadere molti ad investire nel mattone. Da qua giunse il sistema dei sub-prime, mutui ad alto rischio con tasso variabile, per le famiglie con basso reddito o limitate finanze. Ma nel 2005 la Federal Reserve decise di aumentare i tassi nuovamente, esattamente gli stessi tassi che aveva da poco ridotto. Questa scelta ha portato l'intero sistema fuori giri e gli effetti si sono fatti sentire su tutto il sistema bancario nell'Agosto del 2007.
Con tre milioni di famiglie costrette ad affrontare debiti per un totale di 200 miliardi di dollari, alcuni dei maggiori istituti di credito hanno esaurito i fondi. Per coprirsi rispetto a questa contingenza negativa, hanno girato alcuni dei propri debiti ad altre banche. Le banche li hanno gestiti investendoli in fondi di investimento speculativi e i fondi sono passati di banca in banca in tutto il mondo. Quindi la crisi si è allargata coinvolgendo rapidamente l'intero sistema bancario mondiale.
Le maggiori istituzioni finanziare, inclusa la Citygroup e la Merril Lynch negli Stati Uniti, la Northern Rock in Gran Bretagna, la Swiss Re e l'UBS in Svizzera, la Société Générale in Francia, l'Unicredit in Italia, sono incorse in gravi perdite e si pensa che altri istituti debbano ancora essere colpiti. Per limitare le perdite molti sono stati costretti ad accettare fondi da istituzioni nazionali controllate dalle potenze del sud o da regimi ricchi di petrolio.
La reale dimensione del danno non è ancora stimabile con chiarezza. A partire dall'Agosto 2007 le banche centrali in USA, Europa, Inghilterra, Svizzera e Giappone hanno versato milioni di dollari nel sistema economico, senza darne eccessivo rilievo per evitare il panico, ma questo non ha riportato sicurezza. Le crisi si sono diffuse dal settore economico fino ad altri settori. Diversi fattori (il crollo dei prezzi della case negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Spagna e in Irlanda, la caduta del valore del dollaro, la morsa del credito) hanno portato ad una riduzione della crescita. Aggiungiamo a questa situazione l'aumento del prezzo del petrolio, delle materie prime e dei prodotti alimentari. Ci sono tutti gli ingredienti per una crisi che durerà a lungo. La più grande crisi da quando la struttura dell'economia mondiale si è basata sulla globalizzazione.
Sarà necessario vedere come reagiranno le economie asiatiche tradizionalmente abituate a considerare gli Stati Uniti la forza economica trainante. Il centro del mondo economico sta per spostarsi dagli USA alla Cina ed all'Asia in generale e questo forse è un altro segnale del declino occidentale.
Questa crisi potrebbe segnare la fine di un era.
Questa crisi impone che si faccia un nuovo "Progetto FUTURO"
ORAS
L.C.

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