domenica 12 ottobre 2008

La politica - La religione - La sostituzione



Riceviamo questo interessante commento che esplicita una  visione "centrale" nei progetti  di retelevante, la riportiamo integralmente, riconoscendone l'intero contenuto:


La secolarizzazione, iniziata a Westfalia e accelerata dalla rivoluzione francese, ha sottratto alla religione il ruolo di legittimazione politica. Quest’ultima – per assolvere alle sue funzioni – deve necessariamente creare un sistema gerarchico (etimologicamente da ieròs, “sacro”, e arché, “comando, dominio, direzione”) che si contradistingue da valenze antidemocratiche. Anche le ideologie secolari del XX secolo – che hanno tentato di eliminare la religione dalla vita politico- sociale, oppure (tramite i concordati, come quello Mussoliniano del 1929) di confinarla in ambiti ben definiti e ottenerne più o meno implicitamente l’appoggio – hanno utilizzato simboli, miti e rituali del tutto simili a quelli religiosi.
Con il crollo delle ideologie, la desacralizzazione si è approfondita, soprattutto in Europa. Si è così creato un vuoto. Si sono indebolite la coesione nazionale e quella sociale; si sono perduti identità e valori. Oggi ci si è accorti che essi non possono essere sostituiti da quelli del “Dio-mercato”, che la politica non può essere ridotta all’economia, così come l’uomo non può essere ridotto alle sole dimensioni di produttore e di consumatore. Il consumismo e il fondamentalismo di mercato erodono coesione, identità e valori senza i quali non vi è alternativa alla “paura” e al declino. Nei rivolgimenti seguiti al collasso del comunismo, all’impetuoso sviluppo delle ICT e alla globalizzazione, gli Stati sono entrati in crisi. Hanno perduto la capacità di proteggere cittadini e imprese dall’azione delle forze globali. Le frontiere si sono rivelate fragili e porose. La polis si è indebolita, senza però che una cosmopolis ne prendesse il posto. Si è così creato un vuoto, che le religioni stanno riempiendo. In varie forme e modi, esse contestano le scelte degli Stati, oppure tendono a rafforzarli, consolidando le identità nazionali per porle in condizioni di fronteggiare le sfide sia dell’ipercompetizione e del turbocapitalismo che delle varie “leghe” e “chiese” localistiche e settarie.
Il ritorno – o meglio, la maggiore importanza del fattore religioso – assume spesso forme radicali, alimentate da una capillare diffusione nelle società, dall’appeal derivante anche dal loro rigorismo morale, dalla capacità di fornire assistenza e servizi sociali (cosa che avviene sia per le ONG cattoliche che per le charities islamiche) e dalla capacità di soddisfare richieste profonde delle società, quali la solidarietà di gruppo e il desiderio di proselitismo, di “ricristianizzare” l’Europa o di unificare l’umma. Spesso è difficile distinguere le rivendicazioni propriamente religiose da quelle politiche. Il “ritorno” delle religioni si verifica ovunque e non è un fatto nuovo nella storia. Lo abbiamo conosciuto anche in Italia: nel 1943, ad esempio, era chiaramente inevitabile che l’Italia occupata sarebbe stata sottoposta all’influenza statunitense “calvinista”,
modernista e consumista. L’allora direttore di Civiltà Cattolica – padre Messineo – scrisse un volume sulla nazione e sull’identità nazionale italiana in cui, con toni quasi mazziniani, ne rivendicava le radici cattoliche, che invitava a rafforzare, per contrastare quello che chiaramente riteneva un pericolo. Voleva irrobustire le difese dell’identità italiana nei confronti dell’influenza anglosassone. E ancora, il Vaticano giocò, nel secondo dopoguerra, un ruolo determinante sulla politica sia interna che estera italiana. Basti pensare all’importanza di Pio XII per l’ingresso dell’Italia nella NATO o all’azione dei comitati civici nelle elezioni del 1948, oppure al peso politico – diretto o indiretto, ha poca importanza – che ha giocato e tuttora gioca la Conferenza episcopale italiana. Anche negli Stati dove è più netta la separazione fra politica e religione, il richiamo a quest’ultima è spesso decisivo. Basti pensare all’importanza elettorale della Christian Right negli Stati Uniti.

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