Voglio introdurre quanto scriverò più avanti con il ricordo di quanto accadde nel 64-63 A.c. con il colpo di stato architettato (male) da Catilina, ricordando anche come oggi - in riferimento a Catilina - si intenda "disordine e trame oscure" e come in riferimento a Cesare si consolidi il "cesarismo", ovvero un regime saldamente ancorato alla figura di un uomo solo, carismatico e potente.
Eppure tra "Catilina" e "Cesare" apparentemente così distanti c'è un collegamento forte e sottile: è difficile diventare Cesare, se prima non si è stati Catilina; ma chi resta Catilina e non và oltre, quasi sempre è un Cesare mancato!
Cos'è "Catilina, così come raccontano le cronache romane del 64 A.c.:
"Catilina interpreta il disagio economico e sociale e a seguirlo ci sono le classi sociali più basse, ma anche aristocratici caduti in disgrazia. Alla base c’è un vero e proprio programma: non si tratta di un moto insurrezionale disordinato. Infatti i tentativi infelici di ottenere il consolato, negli anni immediatamente precedenti la congiura, sono la conferma tanto di un’ambizione politica ‘regolare’ quanto di un piano di riforme ben definito: la promessa di un editto per la remissione dei debiti, fortemente populista, rappresenta con certezza una delle idee più audaci di Catilina, che non a caso attirò su di sé immediatamente l’ostilità dell’oligarchia senatoria."
Dice Cicerone, raffigurando il personaggio, durante un'arringa difensiva:
«Perché c’erano in Catilina tratti cospicui delle più nobili virtù, sia pure non espliciti ma appena adombrati. Se la faceva con parecchi furfanti, è vero; ma fingeva d’essere devoto ai galantuomini. Apparivano in lui molti incentivi al vizio; ma pure stimoli all’operosità e alla fatica. Ardeva in lui il fuoco di passioni perverse; ma forte era anche il suo trasporto per la vita militare. A mio parere, non c’è mai stato al mondo un simile portento, una tale fusione di tendenze e appetiti naturali così contrari, opposti, tra loro divergenti. Chi per un certo periodo fu più gradito ai cittadini eminenti, e più legato ai più abietti?
Chi mai fu allora cittadino più attaccato al partito dell’ordine, e più ributtante nemico del nostro stato? Chi più avvoltolato nei piaceri, e più tetragono alle fatiche? Chi più avido nella rapina, e più prodigo nel donare? Davvero, giudici: quello che c’era di più paradossale in quell’uomo era la sua capacità di stringere numerose amicizie, di conservarle con rispettosa devozione, di mettere a disposizione di tutti quanto possedeva, di porsi al servizio degli amici in difficoltà col suo denaro, la sua influenza, l’impegno fisico e, all’occorrenza, perfino col delitto e la ribellione; era la sua capacità di adattare e controllare la propria natura secondo le circostanze, volgendola e piegandola in ogni direzione, di vivere severamente con le persone austere e allegramente con quelle gioviali, seriamente coi vecchi e con la gioventù festevolemente, coi facinorosi demagogicamente, dissolutamente coi depravati. E così, grazie a tale natura tanto varia e complessa, aveva sì radunato tutti i furfanti e gli avventurieri d’ogni parte del mondo, ma teneva anche legate a sé un gran numero di persone coraggiose e oneste per via d’una parvenza di virtù che egli riusciva a simulare. Del resto, mai sarebbe scaturito da lui l’impulso così criminoso di annientare questo nostro stato, se l’enormità stessa di tanti vizi non si fosse sostenuta, per così dire, su radici tanto duttili e resistenti. Io stesso, sì, proprio io, lo confesso, ci fu un tempo che per poco non mi feci ingannare da lui, perché in lui vedevo un cittadino leale e sollecito dello stato, e poi un amico fidato e fedele»
Dice Sallustio
«Lucio Catilina, fu d’ingegno vivace e di corpo vigoroso, ma d’animo perverso e depravato. Sin da giovane era portato ai disordini, alle violenze, alle rapine, alla discordia civile, in tali esercizi trascorse i suoi giovani anni. Aveva un fisico incredibilmente resistente ai digiuni, al freddo, alle veglie, uno spirito intrepido, subdolo, incostante, abile a simulare e a dissimulare. Avido dell’altrui; ardente nelle passioni, ma di poco giudizio; un animo sfrenato, sempre teso a cose smisurate, incredibili, estreme. Finito il dispotismo di Silla, fu preso dalla smania di impadronirsi del potere; pur di raggiungerlo, non aveva scrupoli; quell’animo impavido era turbato ogni giorno di più dalla penuria di denaro e da cattiva coscienza, rese più gravi dalle male abitudini cui ho accennato. Lo spingeva inoltre su quella china la corruzione della città, nella quale imperavano due vizi diversi ma parimenti funesti, lusso e cupidigia. E poiché son venuto a parlare dei costumi di Roma, si direbbe che l’argomento stesso m’induca a riandare indietro ed esporre in breve le istituzioni civiche e militari degli avi nostri, in che modo abbiano governato la repubblica, quanto grande ce l’abbiano trasmessa e come poco a poco sia diventata, da splendida e insigne che era, corrotta e turbolenta»
Tutti i cittadini che intendono interessarsi della cosa pubblica dovrebbero ormai aver compreso alcuni aspetti fondamentali della materia:
a) la res-publica mostra sempre di più l'inesistenza; le numerose inchieste giudiziarie volte a colpire i corrotti (indifferentemente di dx e di sx) hanno sancito che la res-privata è il vero ed unico interesse degli amministratori pubblici (?).
b) per realizzare pienamente il progetto di corruzione, e quindi l'arricchimento personale, i pubblici amministratori necessitano di "specialisti".
c) questi "specialisti" sono forniti dalle cosche di affari, che divengono "mafiose" quando interviene il sistema di intimidazione e condizionamento fornito dagli amministratori eletti dal popolo.
d) i bisogni primari sono ormai vicini all'impossibilità di essere soddisfatti e quindi la popolazione sente un moto di ribellione verso il sistema.
e) appaiono altri nuovi "Catilina" che tentano di attaccare "Cesare Berlusconi", così come sta facendo Di Pietro da anni, ed i risultati sono a tutto vantaggio esclusivo di Cesare e Catilina che si arricchiscono e si rinforzano.
A questo punto rimane solo la possibilità, unica e irrinunciabile, di esprimere volontà popolare in una forma non più aderente al sistema elettorale fatto di firme false, brogli e raggiri.
I sistemi di induzione del pensiero passano per i canali mediatici in maniera sempre più insistente replicando il "potere spirituale di Roma Vaticana" che è sempre stato fondato sul controllo delle menti.
Nella comunicazione diretta, nel dialogo anche fortemente conflittuale e nel dibattito ampio ma consapevole si trova la via di uscita!!
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