lunedì 31 maggio 2010

La "Grande Truffa" del ciclo delle acque !!!





E' in distribuzione un volantino che invita a leggere queste pagine di rete dal titolo: "LA GRANDE TRUFFA DEL CICLO DELLE ACQUE".

Il "ciclo delle acque", al di là di ciò che comunemente si crede, altro non è che la somma dei balzelli che le società concessionarie dei servizi di recupero, gestione e fornitura applicano ad ogni passaggio del ciclo tartassando i cittadini con bollette generate da calcoli che derivano da illeciti.

Per meglio intendere bisogna prima di ogni cosa considerare che l'acqua, bene assai diffuso sul pianeta, è stato già da tempo definito "raro e da tutelare" così da generare ansia nel cittadino inconsapevole che crede di poter rimanere, un giorno, senza questo prezioso elemento vitale e pertanto si è psicologicamente preparato a farsi "rapinare" per bene dai gestori di quel "bene prezioso"; si pensi solo alla Sicilia, un' isola ricchissima d'acqua e priva della possibilità di fruirne liberamente perchè è concesso alla mafia di "deciderne i flussi"!
I gestori di quel bene, e di tutti i sistemi che lo comprendono, sono notoriamente società di profitto, che si avvalgono di rilevanti coperture politiche poichè è alla politica che offrono danari, posizioni clientelari e altri interessi assai disdicevoli.

I sindaci dei comuni hanno tutto da guadagnare, in carriera e in danaro, quando assecondano le turpi azioni di rapina che le società mettono in atto nei confronti della popolazione/utente e rivelano tale posizione antisociale negli ATO.



L'acqua è presente in quantità enorme quasi dovunque; è un bene assai diffuso di cui non potrà mai esservi carenza; è presente, sotto diverse forme, in ogni dove; è "vitale" nel senso che non vi è vita senza acqua, ma è anche "mortale" quando la dissennata volontà dell'Uomo di sottovalutarne gli effetti, produce devastazioni e allagamenti (non bisogna lasciarsi ingannare dal fatto che il 20% soltanto è definita "potabile")


Questa doppia veste dell'acqua, prevede che ci si collochi in una posizione di "rispetto" che significhi, prima di ogni altra cosa, non gettarla via!

Gli enti pubblici si affannano a dichiarare che il cittadino "virtuoso" non esagera nel farsi la doccia o nel lavarsi i denti ! Questa è una vera presa in giro se si pensa che 250 miliardi di litri di acqua vengono gettati in mare ogni giorno dai gestori, per mantenere alto il prezzo del servizio a pagamento.


La società cosiddetta "occidentale" distribuisce ed usa acqua in queste percentuali: agricoltura 40%, industria 40%, privato (ai cittadini) 20%; queste tre linee di utilizzo necessitano di infrastrutture per la distribuzione che sono assai carenti, generando costi spaventosi e perdite rilevanti; in particolare, più aumentano i bisogni urbani in infrastrutture e servizi per l’acqua, per la sanità, per l’alloggio, per l’educazione e per le strade, meno fondi sono disponibili per investimenti di base in agricoltura. Ciò obbliga i cittadini a spendere di più per l’importazione di beni alimentari, impoverendosi ulteriormente.

Si consideri ora che le leggi nazionali ed europee in materia di trattamento delle acque sono completamente disattese dai comuni; Milano, la città che si vanta di essere la "prima della classe" è completamente priva di sistema di "vera"v depurazione e scarica i reflui nel fiume Lambro che poi disperde nella pianura Padana tutti i veleni raccolti.
Nel Tigullio, costa ed entroterra, nessun comune ha sistema di depurazione e l'ATO prevederebbe di spendere molte centinaia di miliardi per costruire un certo numero di depuratori costieri millantando di risolvere il problema ma, mancano i fondi e, soprattutto mancano le idee che possano portare ad una soluzione logica ed economica, socialmente fruibile, quando potrebbe realizzare un solo depuratore in Fontanabuona - che serva 39 comuni - e che recuperi tutto il prodotto reso a valle dell'impianto (acque, fanghi, torbe, biomasse, gas ecc.) con un costo equivalente a ZERO!!!!!!!
Uno dei principali problemi rilevati durante l'intera stagione estiva è derivato dalla presenza di coliformi fecali e altri residui chimici nelle acque di balneazione che ha prodotto tentativi ridicoli di difesa della "bontà" delle acque marine, ormai completamente "distrutta" nella conoscenza dei residenti così come nei turisti che hanno da tempo abbandonato l'area levantina ben consci della situazione degenerata a causa delle responsabilità degli amministratori.
Un secondo problema è derivato dall'osservazione dell'inaridimento dei greti dei corsi d'acqua e dalla conseguente impossibilità di prelevare acque per l'irrigazione di fondovalle.
Un terzo problema ha posto in evidenza la crisi indistriale della Fontanabuona e ha paventato scenari di abbandono e ulteriore crisi economica, oltre l'attuale.
La soluzione a questi tre problemi è da tempo sul tavolo della presidenza della Regione, della Provincia e di tutti i sindaci interessati.
Nessuno di questi soggetti è mai riuscito a dare risposte che potessero negare la validità del progetto di depuratore comprensoriale unico in val Fontanabuona unico modo per dare risposta ai tre grandi problemi :
Burlando, da ingegnere qual'è, ha risposto che tecnicamente è assai valida e perseguibile.
Repetto, da "banchiere" qual'è, ha risposto che se prevede risparmio e anzi guadagno, è valida e perseguibile.
I sindaci che hanno risposto, dichiarandosi parzialmente competenti, hanno ritenuto valido il progetto.
Il progetto di cui sopra (DEPURATORE COMPRENSORIALE IN VALLATA) consiste nella esclusione di ogni forma di sversamento in mare, così da poter annunciare al mondo intero che il Tigullio ha "finalmente" le acque di balneazione pulite e incontaminate.
Il progetto prevede anche di recuperare i 250 milioni di litri di liquido quotidianamente sversato in mare recuperando, ai prezzi attuali, molti miliardi.
Il progetto prevede poi di recuperare tutti i derivati della depurazione: fanghi, torbe, biomasse, energie sotto diverse forme ecc. che produrrebbero altri notevoli guadagni, alimentado le asfittiche casse del sistema produttivo agricolo/industriale.
Il progetto prevede che si costruisca un solo depuratore comprensoriale per l'intero Levante (entroterra e costa) nella Fontanabuona, realizzando,in effetti, un grande centro industriale di trattamento e recupero del ciclo delle acque con la sinergica realizzazione di un polo industriale e di uno universitario dedicati ai sistemi innovativi; prevede altresì il recupero della tanto decantata e mai realizzata "filiera corta" in agricoltura e nella manifattura, in generale.
Però, Burlando, Repetto e i sindaci dell'ATO, sono costretti ad assecondare i "diktat" delle concessionarie di gestione, che, com'è assai noto, forniscono "posti" assai ben remunerati a chi tra loro si assoggetta alle scelte disennate che vanno a danno dell'intera popolazione.

Disse Burlando qualche tempo fa': "interessante il progetto comprensoriale in Fontanabuona, ma chi va da IRIDE a dirle che le togliamo il business????"

Ecco quindi le ragioni del progetto: sensatezza, grande risparmio e, rispetto della regola democratica.

L'impegno di ogni cittadino verso la sua realizzazione, che prevede enorme risparmio in tributi e "balzelli vari", deve quindi essere totale e continuo; solo così si vincono le resistenze lobbistiche!


giovedì 6 maggio 2010

La "crisi"............cosa accadrà ?




Da questa lunga crisi usciremo con una crescita stentata e senza lavoro. Gli impieghi che si salveranno saranno ancor più precari. Saremo più poveri e ci saranno più poveri. La ricchezza sarà sempre più concentrata in poche e protette mani. In tutto il mondo, Italia compresa, a pagare il prezzo del dissesto finanziario/industriale saranno (sono) i ceti deboli.
Le multinazionali e gli agglomerati bancari, causa prima delle speculazioni e dei danni da esse derivati, dopo un paio d'anni di accennata sobrietà, torneranno (sono già tornati) al loro allegro mestiere di sempre: rubare, col favore di legislazioni distratte e col sostegno degli stati.
Aumenteranno (sono già aumentate) le imposte indirette, quelle che colpiscono tutti e in particolare i redditi più bassi; non sarà varata nessuna misura di sistema per tassare i patrimoni speculativi e i loro detentori.
La parcellizzazione del lavoro produrrà una parcellizzazione delle lotte, col conseguente inasprirsi delle battaglie fraticide fra diseredati: autoctoni contro migranti, lavoratori dipendenti contro cocopro a vita e contro autonomi.
Sarà aumentata l'età della pensione, nonostante i giovani trovino un impiego solo verso i trent'anni e, spesso, ben più tardi.
Le tecnologie di "labour saving" – ovvero la meccanizzazione del lavoro operaio – unite alla dislocazione delle centrali produttive in regioni del mondo con minori o assenti diritti sindacali, sono il naturale compimento dell'espulsione dell'umanità dalla produzione di ricchezza.
La definitiva e più razionale messa a profitto del sapere scientifico. La società sarà più classista, più cattiva di quanto oggi già non sia; solidarietà e uguaglianza e giustizia sociale sono espressioni che leggeremo nei testi di archeologia industriale e di storia della filosofia politica. L'impoverimento complessivo asseconderà il ritorno in grande stile dell'oscurantismo e del fanatismo religioso – ultima speranza e valvola di sfogo di emarginati e oppressi ad ogni latitudine –, capitanato da qualche anno, con intuito degno di nota, dal Vaticano.
Esploderanno nuove e più devastanti guerre.
Che l'Europa della moneta unica e delle direttive liberiste si salvi o affondi è una variabile secondaria.
La sinistra che fu si candida a gestire questo presente e questo futuro come un amministratore di condominio si prepara ad una riunione di piccoli proprietari immobiliari riottosi e rabbiosi: assumendo valium.

mercoledì 5 maggio 2010

Burlando il furbastro di turno......alla faccia dei malati!



L’azienda sanitaria Genova 3 investì 640mila euro in pubblicità durante la campagna elettorale

di
Pino Giglioli

654.000 euro spesi da una Asl per le attività di comunicazione, di cui almeno 359.000 finiti a televisioni e giornali liguri per programmi televisivi e spot. Ancora: pubblicità definita istituzionale che, però, come ammette
Renata Canini, direttore generale della Azienda Sanitaria 3 Genovese, è terminata “alla fine di marzo”, due giorni dopo le elezioni regionali in cui il governatore Claudio Burlando è stato riconfermato. Infine: pubblicità che, secondo l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) interpellata dal Fatto, "è vietata dalla legge sulla par condicio". Dopo le polemiche per il buco da 70 milioni di euro emerso nei conti della Sanità ligure appena passate le elezioni, la giunta ha un’altra gatta da pelare.

"Tutti i liguri hanno visto quegli spot che inondavano televisioni e giornali in campagna elettorale", attacca
Luigi Morgillo (Pdl), "Era una pubblicità che magnificava l’operato della Regione. Spot pagati con soldi pubblici, peggio, con denaro della sanità. In un momento in cui le Asl liguri stanno facendo tagli ai servizi per i malati. Mentre mancano i fondi per apparecchiature essenziali. È uno scandalo che si aggiunge al milione e mezzo di euro in pubblicità cosiddetta istituzionale che la Regione Liguria ha trasmesso fino a poche settimane dalle elezioni e che a molti parevano spot elettorali pagati con soldi pubblici".

Certo, Morgillo sta all’opposizione.
Il Fatto, però, si è procurato le delibere della Asl 3. Impresa non facile, perché, mentre il precedente direttore generale Alessio Parodi aveva messo online le delibere di spesa, l’attuale direttrice, Renata Canini – persona di fiducia di Burlando e dell’assessore alla Sanità, Claudio Montaldo – ha preferito non renderle pubbliche. Alla fine, però, eccole le delibere in questione, a cominciare dalla 1597 del 24 dicembre 2008: "Piano di comunicazione 2009". L’ammontare della spesa prevista è di 654.420 euro. Dalla prima derivano decine di delibere "figlie", anch’esse introvabili sul sito.

È un’alluvione di contratti con tutti i giornali, le tv e le radio locali. Emerge così, dagli atti che
il Fatto ha consultato, che una televisione genovese ha percepito 138.000 euro. Certo, ci sono programmi sulla salute, ma anche tanti spot. Così ancora 36.000 euro per altre emittenti che si impegnano a mandare in onda 1.090 passaggi televisivi. I giornali percepiscono da 68.000 a 1.800 euro. Ci sono tutti, dal Giornale della famiglia Berlusconi alle pubblicazioni di quartiere.

Ma per non trarre conclusioni affrettate, servono dei confronti. Il precedente direttore della Asl 3 aveva dedicato alla comunicazione su giornali e televisioni meno di 15.000 euro. Un caso? Meglio fare un confronto anche con le Asl delle altre regioni: in Emilia un’azienda di dimensioni analoghe dichiara di aver speso per spot circa 50.000 euro in dieci anni e di produrre in proprio i documenti da fornire – a costo zero – ai mezzi di comunicazione. In Toscana le Asl più grandi dichiarano una spesa pari a "zero". Tutta la comunicazione è affidata alla Regione che in un anno – per una popolazione più che doppia rispetto alla Liguria – spende cifre simili alla sola Asl genovese.

In Piemonte le
Asl spendono "al massimo poche decine di migliaia di euro". Qualcuno fa notare un’ulteriore anomalia. L’Autorità Garante (Agcom) afferma: "La legge del 2000 dice che le amministrazioni non possono fare comunicazioni nei 45 giorni che precedono le elezioni". Di più: negli spot parla e compare la Canini, mentre la legge vieta le comunicazioni in "forma personale". C’è un ultimo punto: gli spot hanno avuto talvolta un peso non indifferente sui bilanci dell’editoria locale.Attilio Lugli, presidente dell’Ordine dei giornalisti ligure, annuncia: "Verificheremo caso per caso se le pubblicità rispondevano alla legge".

Ma che cosa dice la Regione Liguria? Burlando e Montaldo, interpellati dal
Fatto, preferiscono lasciare la parola alla direttrice della Asl, Renata Canini. Che risponde: "È una spesa permessa dalla legge Frattini del 2002. Ci è sembrato giusto dare pubblicità alle nostre attività per aiutare i cittadini". Ma perché farlo a pagamento, visto che nelle altre regioni le Asl lo fanno gratuitamente con comunicati stampa? "Volevamo essere più efficaci e abbiamo fatto contratti con tutti i giornali". Ma il divieto previsto all’articolo 9 della legge per le elezioni? "Non sono d’accordo", taglia corto Canini. Infine la domanda più scottante: ma perché gli spot sono andati in onda solo fino ai giorni delle elezioni regionali? "È un caso, i contratti sono terminati a fine marzo".

Da
il Fatto Quotidiano del 4 maggio

domenica 2 maggio 2010

Il referendum sull'acqua.....una vera stronzata!!



Grazie a Pertini e al D.P.R. 350 del 1985

Nel 1985 s'è consumato ai danni del popolo italiano un vero e proprio golpe istituzionale che nessuno tra i pretesi guardiani della democrazia s'é mai sognato di denunciare. Il 12 dicembre 1977 nelle stanze sorde e grigie dei commissari della Comunitá Europea veniva emanata una direttiva (la n. 77/780) che, al fine di favorire condizioni di concorrenza degl'istituti di credito nel territorio comunitario, stabiliva una sorta di liberalizzazione dell'attivitá bancaria. In Italia si diede attuazione a questa direttiva attraverso successivi provvedimenti legislativi, l'ultimo dei quali (il d.p.r. 350 del 1985 Firmato: PERTINI) così stabiliva:
L'ATTIVITÀ DI RACCOLTA DEL RISPARMIO FRA IL PUBBLICO SOTTO OGNI FORMA E DI ESERCIZIO DEL CREDITO HA CARATTERE D'IMPRESA, INDIPENDENTEMENTE DALLA NATURA PUBBLICA O PRIVATA DEGLI ENTI CHE LA ESERCITANO.
L'AUTORIZZAZIONE ALL'ESERCIZIO DI TALE ATTIVITÀ È RILASCIATA DALLA BANCA D'ITALIA .
Poche parole ma sufficienti a creare i presupposti d'una vera e propria sovversione istituzionale. Infatti la natura dell'attivitá bancaria era stata fino a quel momento regolamentata dalle riforme del 1936 e dalla legge 141 del 1938 che così stabiliva:
LA RACCOLTA DEL RISPARMIO FRA IL PUBBLICO SOTTO OGNI FORMA E L'ESERCIZIO DEL CREDITO SONO FUNZIONI DI INTERESSE PUBBLICO REGOLATE DALLE NORME DELLA PRESENTE LEGGE. TALI FUNZIONI SONO ESERCITATE DA ISTITUTI DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO, DA BANCHE DI INTERESSE NAZIONALE; DA CASSE DI RISPARMIO E DA ISTITUTI, BANCHE, ENTI ED IMPRESE PRIVATE A TALE FINE AUTORIZZATI. TUTTE LE AZIENDE CHE RACCOLGONO IL RISPARMIO TRA IL PUBBLICO ED ESERCITANO IL CREDITO, SIANO DI DIRITTO PUBBLICO CHE DI DIRITTO PRIVATO, SONO SOTTOPOSTE AL CONTROLLO DI UN ORGANO DELLO STATO CHE VIENE A TAL FINE COSTITUITO E CHE È DENOMINATO "ISPETTORATO PER LA DIFESA DEL RISPARMIO E PER L'ESERCIZIO DEL CREDITO".
La legge del 1985 cessava di qualificare come attività di "INTERESSE PUBBLICO" la raccolta del risparmio e l'erogazione del credito che così assumevano semplicemente "CARATTERE D'IMPRESA"; inoltre, dal controllo dello Stato si passava al controllo della Banca d'Italia, le cui quote, come pochi sanno, sono detenute dalle stesse banche private le cui quote azionarie sono a loro volta possedute da SPA.
E tutto ció in palese violazione dell'articolo 47 della carta costituzionale che impone il controllo dello Stato sul credito e sul risparmio.
Negli anni immediatamente successivi è scattata la competizione a comprare tutto quanto di pubblico era presente in Italia. BANCHE, ASSICURAZIONI, ENEL, ENI, ecc. con il risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti.
PERTINI sapeva ciò che faceva quando firmava quel decreto ?
Bella domanda che trova la risposta negli atti del "Britannia".
Si, lo sapeva eccome e il silenzio dell' MI6 gli consentiva di conservare il terribile segreto della sua vita!!
Da allora la giurisprudenza dei tribunali penali inizió a statuire che il precedente quadro normativo che stabiliva la natura pubblica dell'attivitá bancaria e, conseguentemente, qualificava come incaricato di pubblico servizio il banchiere, (anche di banca privata) quando operava come collettore del risparmio e come erogatore del credito e, dunque, puniva come malversazione o corruzione o concussione od abuso d'ufficio i comportamenti illegali che venivano tenuti in quell'ambito, NON poteva più avere vigore.
Insomma, se chi erogava credito fuori dalle condizioni previste dalla legge o dai regolamenti interni o commetteva abusi nella gestione del risparmio era passibile di pesanti sanzioni penali, da allora in poi sarebbe ricaduto nella disciplina dei reati comuni ; assai difficilmente comportamenti abusivi dei banchieri - tranne casi limite di volgari sottrazioni di danaro - avrebbero potuto essere penalmente puniti. Pensiamo al caso Parmalat e ai fidi stratosferici concessi all'azienda, giá ampiamente decotta, di Tanzi e ai tanti crediti allegri concessi dai banchieri agli amici degli amici. Pensiamo alla gestione dei risparmi di tanti italiani, andata in fumo per la criminale propensione delle banche a contrabbandare come rendite sicure titoli ad alto rischio e destinati al macero.Pensiamo a Fiorani........
Da una situazione di tutela dell'aspetto sociale del credito e del risparmio si passava così ad una situazione di totale deregolamentazione. Non solo dal punto di vista del controllo penale sulle condotte ma, soprattutto, dal punto di vista sociale ed economico. L'attivitá bancaria, giá considerata MEZZO per l'ordinata crescita dell'economia diviene SCOPO ossia l'arricchimento di caste di speculatori al di fuori d'ogni controllo da parte dello Stato.
Per quanto sopra e con il supporto di una pur modesta intelligenza è facile comprendere come sia una emerita stronzata il referendum sull'acqua pubblica, così come rappresenta una stronzata ogni inziativa di ripubblicizzazione di merci e servizi – un tempo pubblici - che stia a valle di un sistema monetario privato!
O lo Stato si riprende la Banca (ex) D'Italia o è tutto tempo perduto !
QUESTO E' IL VERO PROBLEMA REFERENDARIO!!!!

Catilina/Di Pietro e Cesare/Berlusconi, il dramma italiano!



Voglio introdurre quanto scriverò più avanti con il ricordo di quanto accadde nel 64-63 A.c. con il colpo di stato architettato (male) da Catilina, ricordando anche come oggi - in riferimento a Catilina - si intenda "disordine e trame oscure" e come in riferimento a Cesare si consolidi il "cesarismo", ovvero un regime saldamente ancorato alla figura di un uomo solo, carismatico e potente.
Eppure tra "Catilina" e "Cesare" apparentemente così distanti c'è un collegamento forte e sottile: è difficile diventare Cesare, se prima non si è stati Catilina; ma chi resta Catilina e non và oltre, quasi sempre è un Cesare mancato!

Cos'è "Catilina, così come raccontano le cronache romane del 64 A.c.:
"Catilina interpreta il disagio economico e sociale e a seguirlo ci sono le classi sociali più basse, ma anche aristocratici caduti in disgrazia. Alla base c’è un vero e proprio programma: non si tratta di un moto insurrezionale disordinato. Infatti i tentativi infelici di ottenere il consolato, negli anni immediatamente precedenti la congiura, sono la conferma tanto di un’ambizione politica ‘regolare’ quanto di un piano di riforme ben definito: la promessa di un editto per la remissione dei debiti, fortemente populista, rappresenta con certezza una delle idee più audaci di Catilina, che non a caso attirò su di sé immediatamente l’ostilità dell’oligarchia senatoria."

Dice Cicerone, raffigurando il personaggio, durante un'arringa difensiva:
«Perché c’erano in Catilina tratti cospicui delle più nobili virtù, sia pure non espliciti ma appena adombrati. Se la faceva con parecchi furfanti, è vero; ma fingeva d’essere devoto ai galantuomini. Apparivano in lui molti incentivi al vizio; ma pure stimoli all’operosità e alla fatica. Ardeva in lui il fuoco di passioni perverse; ma forte era anche il suo trasporto per la vita militare. A mio parere, non c’è mai stato al mondo un simile portento, una tale fusione di tendenze e appetiti naturali così contrari, opposti, tra loro divergenti. Chi per un certo periodo fu più gradito ai cittadini eminenti, e più legato ai più abietti?
Chi mai fu allora cittadino più attaccato al partito dell’ordine, e più ributtante nemico del nostro stato? Chi più avvoltolato nei piaceri, e più tetragono alle fatiche? Chi più avido nella rapina, e più prodigo nel donare? Davvero, giudici: quello che c’era di più paradossale in quell’uomo era la sua capacità di stringere numerose amicizie, di conservarle con rispettosa devozione, di mettere a disposizione di tutti quanto possedeva, di porsi al servizio degli amici in difficoltà col suo denaro, la sua influenza, l’impegno fisico e, all’occorrenza, perfino col delitto e la ribellione; era la sua capacità di adattare e controllare la propria natura secondo le circostanze, volgendola e piegandola in ogni direzione, di vivere severamente con le persone austere e allegramente con quelle gioviali, seriamente coi vecchi e con la gioventù festevolemente, coi facinorosi demagogicamente, dissolutamente coi depravati. E così, grazie a tale natura tanto varia e complessa, aveva sì radunato tutti i furfanti e gli avventurieri d’ogni parte del mondo, ma teneva anche legate a sé un gran numero di persone coraggiose e oneste per via d’una parvenza di virtù che egli riusciva a simulare. Del resto, mai sarebbe scaturito da lui l’impulso così criminoso di annientare questo nostro stato, se l’enormità stessa di tanti vizi non si fosse sostenuta, per così dire, su radici tanto duttili e resistenti. Io stesso, sì, proprio io, lo confesso, ci fu un tempo che per poco non mi feci ingannare da lui, perché in lui vedevo un cittadino leale e sollecito dello stato, e poi un amico fidato e fedele»
Dice Sallustio
«Lucio Catilina, fu d’ingegno vivace e di corpo vigoroso, ma d’animo perverso e depravato. Sin da giovane era portato ai disordini, alle violenze, alle rapine, alla discordia civile, in tali esercizi trascorse i suoi giovani anni. Aveva un fisico incredibilmente resistente ai digiuni, al freddo, alle veglie, uno spirito intrepido, subdolo, incostante, abile a simulare e a dissimulare. Avido dell’altrui; ardente nelle passioni, ma di poco giudizio; un animo sfrenato, sempre teso a cose smisurate, incredibili, estreme. Finito il dispotismo di Silla, fu preso dalla smania di impadronirsi del potere; pur di raggiungerlo, non aveva scrupoli; quell’animo impavido era turbato ogni giorno di più dalla penuria di denaro e da cattiva coscienza, rese più gravi dalle male abitudini cui ho accennato. Lo spingeva inoltre su quella china la corruzione della città, nella quale imperavano due vizi diversi ma parimenti funesti, lusso e cupidigia. E poiché son venuto a parlare dei costumi di Roma, si direbbe che l’argomento stesso m’induca a riandare indietro ed esporre in breve le istituzioni civiche e militari degli avi nostri, in che modo abbiano governato la repubblica, quanto grande ce l’abbiano trasmessa e come poco a poco sia diventata, da splendida e insigne che era, corrotta e turbolenta»

Tutti i cittadini che intendono interessarsi della cosa pubblica dovrebbero ormai aver compreso alcuni aspetti fondamentali della materia:
a) la res-publica mostra sempre di più l'inesistenza; le numerose inchieste giudiziarie volte a colpire i corrotti (indifferentemente di dx e di sx) hanno sancito che la res-privata è il vero ed unico interesse degli amministratori pubblici (?).
b) per realizzare pienamente il progetto di corruzione, e quindi l'arricchimento personale, i pubblici amministratori necessitano di "specialisti".
c) questi "specialisti" sono forniti dalle cosche di affari, che divengono "mafiose" quando interviene il sistema di intimidazione e condizionamento fornito dagli amministratori eletti dal popolo.
d) i bisogni primari sono ormai vicini all'impossibilità di essere soddisfatti e quindi la popolazione sente un moto di ribellione verso il sistema.
e) appaiono altri nuovi "Catilina" che tentano di attaccare "Cesare Berlusconi", così come sta facendo Di Pietro da anni, ed i risultati sono a tutto vantaggio esclusivo di Cesare e Catilina che si arricchiscono e si rinforzano.

A questo punto rimane solo la possibilità, unica e irrinunciabile, di esprimere volontà popolare in una forma non più aderente al sistema elettorale fatto di firme false, brogli e raggiri.
I sistemi di induzione del pensiero passano per i canali mediatici in maniera sempre più insistente replicando il "potere spirituale di Roma Vaticana" che è sempre stato fondato sul controllo delle menti.
Nella comunicazione diretta, nel dialogo anche fortemente conflittuale e nel dibattito ampio ma consapevole si trova la via di uscita!!